al Cinema Margherita

al Cinema Margherita

Cupra Marittima, 2016-03-30

 

Il caso Spotlight di Tom McCarthy
Suffragette di Sarah Gavron
Come saltano i pesci di Alessandro Valori

FINE SETTIMANA

Il caso Spotlight di Tom McCarthy
giovedi 31 marzo ore 21,30
sabato 9 aprile ore 21,30
domenica 3 aprile ore18,30 -21,30

Suffragette di Sarah Gavron
venerdì 1 aprile ore 21,30
sabato 2 aprile ore 18,30
domenica 3 aprile ore 16,30
lunedì 4 aprile ore 21,30

Frammenti di festival – Martedì d’Essai
Come saltano i pesci di Alessandro Valori
martedì 5 aprile ore 18,00-21,15
mercoledì 6 aprile ore 18,00-21,15
Alle proiezioni saranno presenti Simone Riccioni e Giorgio Colangeli

Prossimamente: Condominio dei cuori infranti di Samuel Benchetrit, Kung Fu Panda 3 di Alessandro Carloni e Jennifer Yuh, God’s Not Dead di Harold Cronk

 
Il Cinema Margherita di Cupra Marittima da giovedì 31 marzo a lunedì 4 aprile propone:

  • Il caso Spotlight di Tom McCarthy, con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery. Il film, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2015, ha vinto il premio Oscar 2016 come miglior film e miglior sceneggiatura originale
  • Suffragette di Sarah Gavron, con Carey Mulligan, Helena Bonham Carter, Brendan Gleeson, Anne-Marie Duff, Ben Whishaw.

Frammenti di festival – Martedì d’Essai
Come saltano i pesci di Alessandro Valori
martedì 5 aprile ore 18,00-21,15
mercoledì 6 aprile ore 18,00-21,15
Alle proiezioni saranno presenti Simone Riccioni e Giorgio Colangeli
In collaborazione con l’Azione Cattolica

Il caso Spotlight: La storia del team di giornalisti investigativi del Boston Globe, soprannominato Spotlight, che nel 2002 ha sconvolto la città con le sue rivelazioni sulla copertura sistematica da parte della Chiesa cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti locali, in un’inchiesta premiata col premio Pulitzer. Quando il neodirettore Marty Baron arriva da Miami per dirigere il Globe nell’estate del 2001, per prima cosa incarica il team Spotlight di indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di trent’anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro un’istituzione com la Chiesa cattolica a Boston, il caporedattore del team Spotlight, Walter “Robby” Robinson, i cronisti Sacha Pfeiffer e Michael Rezendes e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll cominciano a indagare sul caso. (www.trovacinema.it)

“Lo scandalo che, a cavallo tra il 2001 e il 2002, travolse la diocesi di Boston diede il via a una indispensabile, anche se comunque sempre troppo tardiva, presa di coscienza in ambito cattolico della piaga degli abusi di minori ad opera di sacerdoti. Il film di Thomas McCarthy, rispettando in pieno le regole del filone che ricostruisce attività di indagine giornalistiche che hanno segnato la storia della professione, ha anche però il pregio di rivelarsi efficace nel distaccarsene almeno in parte. Perché i giornalisti del team non sono eroi senza macchia che combattono impavidi il Male ovunque si annidi. Qualcuno tra loro aveva avuto tra le mani materiale che avrebbe potuto far scoppiare il caso anni prima (evitando così le sofferenze di tanti piccoli) ma non lo ha fatto. Così come le alte sfere hanno taciuto e le vittime, in molti casi, hanno (anche se comprensibilmente) preferito non esibire con denunce le ferite impresse nel loro animo.
Un film come Spotlight non è solo cinematograficamente efficace anche perché sorretto da un cast di attori tutti aderenti al ruolo (con in prima fila un Michael Keaton che sembra aver trovato una nuova giovinezza interpretativa) ma anche perché finisce con l’affermare un dato di fatto incontrovertibile. La Chiesa Cattolica, grazie ad alcuni suoi esponenti collocati ai livelli più alti della gerarchia, ha creduto di ‘salvare la fede dei molti’ nascondendo la perversione di pochi. Ha invece ottenuto l’effetto contrario finendo con il far accomunare nel sospetto di un’opinione pubblica, spesso pronta alla semplificazione, un clero che nella sua stragrande maggioranza ha tutt’altra linea di condotta. La forza con cui Papa Francesco ha condannato, anche con la detenzione entro le mura vaticane, i colpevoli di questo tipo di reati è prova di un’acquisita nuova consapevolezza in materia. Quell’inchiesta di poco più di dieci anni fa ne è all’origine e quei giornalisti, anche se non ne erano del tutto consapevoli, finivano con il ricordare a chi regalava loro copie del Catechismo di andare a rileggere e fare proprie le parole di Gesù: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18, 6).” (Giancarlo Zappoli– mymovies.it)

Ave, Cesare!: Suffragette è un film drammatico che ripercorre la storia delle militanti del primissimo movimento femminista, donne costrette ad agire clandestinamente in uno Stato sempre più brutale. In lotta per il riconoscimento del diritto di voto, sono donne che appartengono alle classi colte e benestanti e tra loro alcune lavorano, ma sono tutte costrette a constatare che la protesta pacifica non porta ad alcun risultato. Radicalizzando i loro metodi e facendo ricorso alla violenza come unica via verso il cambiamento, queste donne sono disposte a perdere tutto nella loro battaglia per l’eguaglianza: il lavoro, la famiglia, i figli e la vita. Un tempo anche Maud è stata una di queste militanti. (www.trovacinema.it)

“A lungo e ingenuamente le abbiamo immaginate come nel film Mary Poppins, un pugno di borghesi gentili che bevono tè e sfilano gioiose dentro le loro camicette bianche impreziosite con fiori freschi e fasce di seta sul petto. Sarah Gavron le rivela invece per quello che le suffragette furono davvero, un piccolo esercito armato di operaie pronte a sabotare le loro città, a infrangere vetrine a colpi di pietra e a collocare bombe. Questa secondo la regista inglese è la vera storia delle suffragette, quella che la stampa dell’epoca si guardò bene dal raccontare, quella che ancora ci si guarda bene dal raccontare nelle scuole.
Suffragette non brilla per la sua forma, il film è più scritto che messo in scena, nondimeno Sarah Gravon e Abi Morgan hanno il merito di far conoscere questa versione dei fatti, celebrando la lotta per l’uguaglianza, contro le molestie sessuali e la disparità salariale che scosse l’opinione pubblica all’inizio del secolo. Sceneggiatrice di Suffragette e penna dietro The Iron Lady e The Hour (la serie televisiva), Abi Morgan sfoglia negli archivi, nelle lettere, nei diari intimi e mai pubblicati di numerose donne che come la protagonista presero parte alla causa sacrificando la loro vita privata o perdendo la propria vita come Emily Davison sotto il cavallo di re Giorgio V per guadagnare l’attenzione dei media. Donne spiate, picchiate, imprigionate perché volevano essere pienamente, per loro e per le generazioni a venire. Vitale e verace, Suffragette elude la rigidezza del film in costume e trova in Carey Mulligan una protagonista sensibile e ardente.
Mélange di tutte le suffragette britanniche, Maud Watts è interpretata da un’attrice capace di esprimere le sue evoluzione sottili, le emozioni di un’eroina dentro primi piani instabili in cui emerge la presa di coscienza e da cui sembra pronta a fuggire verso un impegno che le farà perdere impiego e famiglia. L’epifania toccante di Carey Mulligan si accompagna alla solidarietà militante dell’operaia tribolata e magnifica di Anne-Marie Duff e alla determinazione della farmacista di Helena Bonham Carter, che rende omaggio, non solo nel nome, a Edith Garrud e alle sue jiu-jitsuffragettes. Professionista delle arti marziali, Edith Garrud organizzò dal 1913 dei corsi riservati esclusivamente alle donne incoraggiandole a difendersi dai poliziotti durante le manifestazioni duramente represse. Icona, fuori e dentro lo schermo, è Meryl Streep a incarnare Emmeline Pankhurst in una breve ma vigorosa apparizione perché Sarah Gravon al biopic su una donna straordinaria dentro una causa straordinaria, preferisce la vicenda di donne ordinarie, operaie che hanno incarnato l’avanguardia del cambiamento in grembiule o gonne lunghe. Morte sotto i colpi della polizia, arrestate, alimentate con forza a causa dello sciopero della fame, dopo quarant’anni di campagne pacifiche, che ottengono soltanto promesse infrante, le suffragette abbandonano la compostezza indulgente e decidono per la disubbidienza civile, senza esitare a ricorrere ad azioni radicali e violente. Ma sono donne e non lo fanno con leggerezza, diversamente dai terroristi che uccidono innocenti, colpiranno soltanto sedi vuote ma distinte per attirare l’attenzione sul movimento e la causa.
Quanto a sapere se questa violenza valesse la pena o se tanta violenza abbia infine permesso di ottenere il diritto al voto, a riguardo gli storici hanno discordi opinioni. Quello che è certo per la Gravon è il prezzo pagato dalle donne che l’hanno perpetrata dentro una società reazionaria e che il suo melodramma sociale mette in scena in maniera forte e dolente, chiudendo sul funerale di Emily Davison e sull’idea di farci dono di un modello da seguire. Perché la strada da fare è ancora lunga e scorre sui titoli di coda indicanti le date di conseguimento del voto, raggiunto dalle donne britanniche nel 1918 (in maniera incompiuta). Le italiane ventisei anni dopo. In Arabia Saudita il diritto al voto è stato concesso a partire dal 2015” (Marzia Gandolfi– mymovies.it)

Come saltano i pesci: Matteo è un ragazzo di 26 anni con una vita perfetta: un sogno nel cassetto, due genitori, Italo e Mariella, che lo amano profondamente e una sorellina, Giulia, che vede in lui il suo eroe. Tutto si sgretola quando riceve una telefonata. Il suo mondo era costruito attorno ad una terribile bugia. Matteo per far luce sull’accaduto parte alla ricerca della verità. La realtà che troverà è molto diversa da quello che immaginava. In un susseguirsi di avvenimenti incontrerà persone che faranno parte della sua nuova vita e scoprirà quale sarà il suo futuro. (www.trovacinema.it)

“Alessandro Valori, già regista di Radio West e di un delizioso piccolo film poco visto dal pubblico, Chi nasce tondo, sviluppa qui un suo soggetto sceneggiandolo con Serena De Angelis, Paula Boschi e la collaborazione dell’attore protagonista di Come saltano i pesci, Simone Riccioni: insieme costruiscono un racconto congegnato in modo da disvelarsi gradualmente e consentire allo spettatore di creare a poco a poco i collegamenti fra i personaggi. E se Come saltano i pesci contiene alcune lungaggini e ingenuità, Valori si mette adeguatamente a servizio di una storia che funziona come un puzzle destinato a ricomporsi del tutto solo in prossimità della conclusione.
Nel colonnino dei pregi ci sono la scorrevolezza del racconto, i dialoghi in generale ben scritti e divertenti, i personaggi accattivanti e le buone interpretazioni di tutto il cast su cui svettano i veterani Giorgio Colangeli e Biagio Izzo in un inedito ruolo drammatico e le giovani Marianna Di Martino e Maria Paola Rosini, che interpreta il ruolo di Giulia con delicata ironia e senza patetismi. […] Come saltano i pesci è una parabola sul peccato e la redenzione, sull’esigenza divina del perdono e la volontà umana di punirsi in maniera caparbia e ottusa sacrificando alla penitenza la propria umanità. Il film entra anche di diritto nel dibattito contemporaneo sulla genitorialità, ponendo la domanda se i figli siano di chi li mette al mondo o di chi li ama e li alleva. E ha una sua dolcezza, un suo modo gentile di raccontare il desiderio di fuga di tutti e il bisogno, speculare e contrario, di essere fratelli, nel senso più ampio del termine, ma anche in quello più letterale.” (Paola Casella – mymovies.it)

Anche per la stagione 2015-2016 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.

Ingressi: € 6,50 interi, € 5,00 ridotti
Ingresso universitari: € 4,00
Ingresso Frammenti di festival € 5,00 ingresso unico

Cinema Margherita
Via Cavour, 23
63064 Cupra Marittima (AP)

Telefono: 0735 778983 / 340 7322062
Fax: 0735 777118
Email: info@cinemamargherita.com

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