La dipendenza da internet e dai social media: i rischi

La dipendenza da internet e dai social media: i rischi

Il gioco d’azzardo e il cyberbullismo.

 

Intervista a Maria Aureli

 

Maria come si riconosce un familiare o un amico che inizia ad abusare di internet e dei social?

Vista la mia formazione da Assistente Sociale e Professional Counselor ad indirizzo gestaltico, il mio approccio alle problematiche è più di tipo sociale. Mi interesso di ciò che accade alle famiglie, ai gruppi e alla società, e a come l’individuo si muove in questi contesti. Credo che i campanelli d’allarme più importanti possono essere i seguenti: se la persona che abbiamo accanto si isola utilizzando smartphone, pc e o tablet allontanandosi da noi o da situazioni familiari; se la persona si innervosisce o si irrita se non può essere connessa; se diminuisce l’ interesse per altre attività, anche quelle preferite normalmente.

quali sono le psicopatologie che si innescano più facilmente ?

Questa domanda è molto complessa. Nella mia esperienza insieme ad altri colleghi spesso mi sono trovata a sostenere persone che, una volta liberate dalla dipendenza, evidenziavano depressioni. Sarebbe interessante capire se la depressione fosse presente già prima, e la dipendenza avesse nascosto la problematica temporaneamente; oppure se questa sia emersa nel momento in cui si è lavorato sulla dipendenza. Questo tipo di problematica, nella mia esperienza sul campo, si è evidenziata nei casi più gravi e in quei casi possiamo parlare anche di psicopatologie o di collegamento con altre dipendenze, da sostanza o senza sostanza.

qual è il primo passo per aiutare una persona in difficoltà?

Il primo passo per aiutare una persona in difficoltà è chiedere aiuto ad un professionista. Bisogna iniziare un percorso per poter capire in che modo possiamo essere d’aiuto; se abbiamo un familiare che collabora con noi professionisti, possiamo trasformare l’atteggiamento, e cambiare qualcosa anche nella persona che ha bisogno d’aiuto. Se abbiamo un amico, possiamo comprendere in che modo poter dialogare con la persona che si trova in difficoltà e non lasciarla sola.

parlaci della tua esperienza allo sportello di ascolto sulla dipendenza dai giochi online e d’azzardo. Ci sono molti casi limite?

Si ci sono molti casi limite che ho incontrato sopratutto agli inizi del mio lavoro, quando ancora questa problematica veniva sottovalutata e veniva vista come un vizio e non come una malattia. Ho collaborato insieme a delle associazioni di Milano per l’apertura di uno sportello d’ascolto a Milano e Brescia. Attualmente lavoro come libera professionista tra San Benedetto del Tronto e Milano. Nei primi anni di lavoro ho incontrato molte famiglie disperate che avevano perso tutto o quasi tutto a livello economico. Spesso non ci si rende conto della problematica finché non si è arrivati alla distruzione economica, questa è la prima cosa che si nota, le persone arrivano da me quando un familiare ha dissipato tutti gli averi. Il primo a chiedere aiuto solitamente non è il giocatore ma un familiare, poi solo successivamente e non sempre arriva il giocatore d’azzardo problematico o patologico.

come funziona il cyberbullismo e come può spingere, specialmente i più giovani, al suicidio?

Il cyberbullismo coinvolge i giovani ragazzi e i giovanissimi, attualmente abbiamo in mano degli strumenti potentissimi : smartphone, tablet e pc, che ci permettono in maniera molto veloce di essere connessi con molte persone e interagire con loro. Manca una educazione all’utilizzo a partire da noi adulti, che siamo incapaci di educare all’utilizzo di questi mezzi che invece possono essere un importante risorsa. L’età adolescenziale è un età che porta ad esplorare i propri limiti e confini: i ragazzi si sentono onnipotenti e esplorare queste sensazioni avendo lo strumento della rete e dei social network può essere difficile da gestire. Quando un bullo a scuola aggredisce un altro ragazzo, l’offesa rimane tra chi ascolta e quanti possono venire a conoscenza della cosa “per sentito dire”. Le offese e le aggressioni su Fb, YouTube o altri social network hanno una risonanza maggiore sulla persona che lo riceve e la diffusione è maggiore. Più di chiederci come i ragazzi arrivano a questo, come possano arrivare al suicidio credo che dovremo chiederci che tipo di cultura vogliamo che i giovani abbiano. Cosa facciamo noi adulti per promuovere il benessere e per educarli ad un giusto uso? Cosa possiamo fare per difendere le vittime dai bulli? E ancora, cosa possiamo fare per i bulli? Qual’è la loro richiesta di aiuto?

condividere i propri momenti di vita online: quanta solitudine! quali attività suggeriresti per combatterla?

Condividere on line ci permette di avere immediatamente un riscontro, possibilmente un like e magari un commento. È un modo facile e sicuro dalla “nostra stanza” di avere attenzioni, condividiamo senza che gli altri ci vedano davvero; è solo un immagine selezionata che rimanda un aspetto di noi, di quel momento che viene condiviso. Stare in compagnia di amici e familiari è più complicato. L’altro di fronte a noi non ci mette il like quando parliamo con la relativa Emoticon, magari non dice nulla e le espressioni del suo viso non ci sono chiare; stiamo diventando incapaci di stare con l’altro, non riconosciamo più le nostre emozioni e le altrui quindi stare in compagnia richiede impegno e spesso fatica. Le persone che incontro si sono dimenticate di quanta gioia ci può dare l’incontro con l’altro, il contatto visivo e fisico e di quanto possa essere di conforto la sola presenza dell’altro che ci ha voluto incontrare per stare con noi. Cosa fare? Ogni qualvolta ci connettiamo sui social possiamo chiederci cosa stiamo evitando, possiamo fare altro in quel momento? Come mai non chiamiamo un amico per prenderci un caffè insieme?

 

Maria Aureli è Assistente Sociale e Professional Counselor libera professionista, con pluriennale esperienza nell’area dei servizi psichiatrici e dipendenza da gioco d’azzardo, progettazione dei servizi, formazione, supervisione operatori e nello sviluppo della crescita personale. Assistente Sociale Laureata presso l’Università di Urbino, “Carlo Bo”, iscritta al’Ordine degli Assistenti Sociali delle Marche n.1517/B diplomata presso il Cstg Centro studi di Terapia della Gestalt sede di Milano, Counselor ad indirizzo Gestaltico, iscritta ad Assocounseling iscrizione n. A0551

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