UniMc come una grande impresa per una città universitaria

UniMc come una grande impresa per una città universitaria

 

L’ateneo, oltre ad essere un fattore di sviluppo culturale, presenta una dimensione economica importante. Carenti i servizi a livello di trasporti.

 

Macerata – Trasporti, infrastrutture, servizi culturali sono alcuni degli elementi da ripensare per rendere Macerata una vera e propria città universitaria. Lo ha ribadito il rettore Francesco Adornato in apertura del convegno “Università e città”, un’iniziativa organizzata insieme all’Ordine degli architetti della provincia proprio per creare un momento di riflessione sul rapporto tra il territorio e un ateneo “giovane per definizione e vitale -, ha ribadito Adornato – che vive nella città e ne è parte integrante”.

L’Università di Macerata ha attraversato sette secoli di alterne vicende, ripercorse dal professor Luigi Lacchè per raccontare la storia e lo sviluppo di un ateneo da sempre strettamente intrecciato con la comunità e la società civile, tanto che nel 1981, come ha ricordato Adornato, fu organizzato un importante convegno sul tema sotto il rettorato di Attilio Moroni.

L’Università, come ha rilevato Rosita Pretaroli, docente di economia politica, presenta anche una dimensione economica importante, come una grande impresa, che genera un livello di spesa e di occupazione davvero rilevanti per il territorio. Alla domanda diretta di beni e servizi, legata alle attività didattiche e di ricerca, si aggiunge quella derivata dai molti attori che si muovono intorno all’università: gli studenti innanzi tutto, ma anche i docenti e tutti gli altri portatori di interesse. Ad esempio, i cinque milioni di euro che il Ministero si è impegnato a dare a Unimc per recuperare i danni del terremoto possono creare circa 14 milioni di euro di nuova produzione e nuovo reddito. La presenza dell’Ateneo, è stato detto, può rispondere alle criticità legate alla perdita di attrattività del territorio, dovuta anche ai recenti eventi sismici.

Ma per farlo, uno dei punti nodali da sciogliere è quello dei trasporti, che, come ha spiegato Erik Longo, docente di diritto costituzionale e delegato del rettore ai rapporti con le imprese, viene percepito come poco rispondente alle esigenze reali, mostrando un quadro di investimenti basso, carenza di servizi e mancanza di un piano integrato. Manca ad esempio la possibilità di usufruire di una tariffa unica da poter utilizzare su più mezzi, come un biglietto studenti. Non ci sono investimenti, che non siano di mero mantenimento, per la tratta ferroviaria Civitanova – Albacina, che potrebbe essere liberalizzata, e i trasporti su gomma, a fronte di una rete viaria molto sviluppata, non sono abbastanza sfruttati.

Importante è anche la riqualificazione urbana della città, come ha puntualizzato Antonio Pagnanelli di Italia Nostra Macerata. Tra gli assi da recuperare, secondo l’architetto, ci sono via Don Minzoni, che unisce la parte civile e quella religiosa del centro storico, corso Cavour, che presenta il maggior problema di traffico veicolare, e l’asse che da piazza della Vittoria va verso il Sasso d’Italia, dove si vanno concentrando i maggiori edifici di sostegno all’attività didattica dell’Ateneo, come i collegi dell’ex Cras e l’Istituto Confucio.

Al convegno, che ha rappresentato la prima di una serie di lezioni sull’urbanistica coordinati dall’architetto Federica Ciavattini, sono intervenuti anche il vescovo Nazzareno Marconi, il sindaco Romano Carancini, il direttore generale dell’Ateneo Mauro Giustozzi, la presidente del consiglio degli studenti Rebecca Marconi, il presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Macerata Enzo Fusari, Manuel Orazi dell’Università di Ferrara e il presidente dell’Istao Pietro Marcolini. Il tavolo di lavoro è stato presieduto da Giorgio Piccinato, professore emerito di Urbanistica nell’Università Roma Tre.

 

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