Te la do io la raccolta fondi… “per terremotati”

Te la do io la raccolta fondi… “per terremotati”

 

di Raffaella Milandri

 

 

 

“Per terremotati”: il popolo italiano, generoso come sempre, si è mobilitato in raccolte fondi per quei nostri connazionali che sono stati vittime del sisma del Centro Italia 2016. Anche io sono tuttora impegnata in prima persona in una raccolta fondi “per terremotati”, come si usa dire. Ce ne sono state centinaia, migliaia. Alcune chiare, dirette, trasparenti. “I soldi raccolti in questo modo verranno utilizzati per questo preciso scopo, con rendicontazione finale”. Ma una buona parte delle raccolte fondi sono state fumose, spesso autoreferenziali, con dichiarazioni vaghe e scopi non dichiarati. Come il famoso 45500, il numero per donare soldi “ai terremotati”. Ci facevano vedere in continuazione, l’anno scorso, le immagini di gente che aveva perso tutto, gente smarrita e addolorata, -ma fiera- e noi pensavamo che i soldi del 45500 andassero alle persone, agli uomini, donne e bambini che vedevamo dappertutto, sullo schermo, sui giornali, su internet. Certo, se avessimo saputo che poi enti pubblici ed istituzioni avrebbero disposto di quei soldi di noi privati cittadini, mettendo ai voti delle Regioni proposte che trasformavano quelle somme in denaro pubblico per lavori pubblici di ristrutturazione o similari, probabilmente non avremmo digitato quel numero sul cellulare. Ma le raccolte fondi, organizzate da associazioni, enti, circoli, club e privati? Ho scoperto che in parecchi casi i fondi raccolti durante un evento venivano decurtati delle spese dell’evento stesso. Talvolta addirittura, non è rimasto nulla: le persone hanno donato denaro che si è fermato lì ed è servito a pagare un cantante, un service musicale, un ospite famoso, le spese di manifesti, pubblicità, etc etc. In altri casi, come la famosa “cena di beneficenza”, la percentuale donata –non specificata-si limitava al 10 o al 15% dell’incasso totale. I soldi di un panino. Un insulto alle tasche degli italiani; anzi direi, un ennesimo insulto. Poi, si è scatenato lo sciacallaggio mediatico: non sono bastate visite illustri di personaggi e politici italiani e stranieri, che hanno promesso ad alta voce ma mantenuto in un sospetto silenzio, ma molti hanno speculato sul terremoto – e sui terremotati- per ottenere visibilità, popolarità, esibendo immagini e riprese, interviste, e poi anche spacciandosi per “eroi” nella impresa immaginaria di aiutare sempre loro: “i terremotati”. C’è anche chi è finito indagato, per essersi bellamente appropriato di fondi e beni raccolti per “i terremotati”. Inoltre, tante volte i fondi raccolti – sia pubblici che privati- sono stati distribuiti, ma attraverso una serie di favoritismi e clientelismi. Occorrerebbe un vero e proprio coordinamento, una sorta di autorizzazione a raccogliere fondi solo a certe condizioni: trasparenza e rendicontazione. Dichiarando quanti soldi sono stati raccolti, e come vengono usati. Sappiamo già, e ne ho scritto anche su un articolo precedente, che ci sono ONG che, come vere multinazionali, devono detrarre una buona parte delle donazioni per finanziare il proprio personale e le proprie strutture, e in taluni casi le spese arrivano fino al 60%. Ma vorremmo avere la garanzia che quei 50 euro di cui magari abbiamo deciso di privarci per Natale, pensando ad aiutare proprio una famiglia di “terremotati”, vadano ad una tipologia di persone ben preciso, magari di “quel” paese, o magari agli studenti, o magari indigenti. Con tutti i fondi raccolti, certe situazioni dovrebbero essere risolte o perlomeno alleviate. Ma vi giuro, ogni giorno sento storie terribili, di gente che dopo più di un anno dal sisma, vive in container, o al freddo in casette dove la stufa non funziona e il tetto non è pronto alle nevicate degli Appennini. E i soldi non ci sono. E tante persone hanno una casa integra in zona rossa e non vi possono accedere, e non hanno diritto alla famosa casetta in legno, e non hanno i soldi per una sistemazione. E ci si prepara a un inverno di broncopolmoniti e disagi. E solitudine, e sconforto. Che rasenta la disperazione. Di questo passo, saranno proprio le vittime di una catastrofe ad averne danno: quando il generoso popolo italiano, di fronte alla ennesima beffa, non avrà più fiducia, se ne laverà le mani e dirà : “te la do io la raccolta fondi!”. Chiediamo sempre la ricevuta di una donazione, e accertiamoci che essa vada a buon fine: è per l’interesse stesso delle persone che vogliamo aiutare. Arrabbiamoci.

 

 

 

 

Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com