Oltre ai soci del sodalizio erano presenti alcuni dei personaggi che hanno orbitato proprio intorno alla Samb di quegli anni contribuendo, ciascuno a proprio modo, a rendere il vecchio stadio uno degli emblemi di quel mondo del pallone che non c’è più. Delle vecchie glorie rossoblu c’erano il capitano Beni, il portiere Pozzani, il bomber Chimenti, la foca-sciupaterzini-cibalgina Ripa, la faina Simonato e Catto insigniti soci onorari di Genius Loci. “Il Ballarin non è stato soltanto la Fossa dei Leoni per i tifosi della Samb – hanno spiegato i presidenti dell’associazione, Albino Scarpanotni e Marina Brancaccio – ma uno dei simboli nazionali di quel calcio di provincia intorno al quale alcune piccole realtà, come era la città di San Benedetto, sono cresciute”. Per questi motivi tutti hanno proposto di fare la cosa più semplice: lasciarlo “campo di calcio”, una struttura di cui la città ha bisogno per lo sport giovanile e per avvenimenti estivi, concerti, ecc. Inoltre manterrebbe viva la memoria di un fenomeno sportivo e sociale che può e deve continuare.
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