Presente e futuro dell’Antropocene nello sviluppo della tecnosfera: la proposta di Jurgen Renn

Presente e futuro dell’Antropocene nello sviluppo della tecnosfera: la proposta di Jurgen Renn

La conferenza di Jurgen Renn all’Università di Urbino: una riflessione

Urbino – L’Università di Urbino ha conferito il 25 maggio scorso la Medaglia Commandiniana al filosofo della scienza Jurgen Renn, che nella sua lectio magistralis “The Evolution of Knowledge” ha toccato temi importanti e attuali sul rapporto tra uomo e natura. Qui di seguito una riflessione di Flavia Marcacci, docente di Storia del Pensiero Scientifico alla Pontificia Università Lateranense, in quel giorno ospite di Uniurb.

Presente e futuro dell’Antropocene nello sviluppo della tecnosfera: la proposta di Jurgen Renn

di Flavia Marcacci

Quando Antonio Stoppani parlava di Antropozoico intendeva sottolineare l’impatto dell’attività umana nell’ambiente, tale da rendere inseparabile nell’ecosistema la componente antropica e quella naturale. Il concetto è evoluto in quello di Antropocene, che esalta in maniera ancora più insistente l’incidenza dell’uomo sulla vita geologica del pianeta. Questo riguarda il presente e l’immediato futuro, e sollecita a investire energie per comprendere in che senso siamo e dobbiamo essere protagonisti della nostra epoca. Si tratta di un’urgenza che non può lasciare indifferente chi svolge lavoro intellettuale: da una parte occorre capire quali sono le matrici culturali e le componenti pratiche e teoriche che hanno portato il pianeta Terra ad assumere le sembianze che ha oggi; dall’altra occorre riflettere su tali elementi per decidere in che direzione orientare gli imminenti sviluppi della tecnologia.

L’indagine delle matrici culturali che hanno operato negli ultimi secoli, producendo sistemi di sapere che hanno sempre più interagito con la natura, è l’oggetto dell’epistemologia storica, capace di mostrare come la cultura, e in particolare la cultura scientifica, sia cambiata di epoca in epoca e alle diverse latitudini. Lo stesso concetto di conoscenza è cambiato nel corso del tempo, adattandosi alle diverse esigenze sociali che di volta in volta hanno prodotto di sistemi di pensiero filosofici e scientifici. La Rivoluzione industriale è l’esempio più eclatante, la Rivoluzione informatica è l’esempio più recente.

Occorre dunque fornirsi di categorie di analisi, prodotte comprendendo il passato ma aperte a nuove interpretazioni, per approfondire la natura della conoscenza scientifica attuale e futura. L’ecosistema Terra è oggi sovrapponibile alla tecnosfera, che congiunge i poli del pianeta mediante un fitto reticolo di informazione architettata dall’uomo.

Ha brillantemente illustrato la complessità di questo processo Jürgen Renn, studioso di chiara fama, esperto riconosciuto di storia e filosofia della scienza nonché direttore del Dipartimento I del prestigioso Max Planck Institute for the History of Science di Berlino. L’occasione è stata fornita dalla Lectio Commandiniana pronunciata in occasione del conferimento della Medaglia Commandiniana dell’Università di Urbino, lo scorso 25 maggio. Renn ha ricordato con grande rigore e precisione che la conoscenza non soltanto cambia, ma evolve. Seguendo le tracce di questa evoluzione, che è una vera e propria rivoluzione epistemica, si possono cogliere con maggiore chiarezza non solo i cambiamenti di cui è protagonista la stessa storia dell’umanità, ma anche quelli che coinvolgono l’ambiente. Congiungendo lo sguardo attento dello storico e quello sintetico del filosofo, Renn ha sottolineato come la pervasività dell’interazione uomo-ambiente non riguarda solo gli ultimi decenni, quando la presenza del diossido di carbonio nell’atmosfera è incrementata e la scienza ha iniziato a studiare a fondo i problemi del climate change. Sin dalla comparsa dell’uomo sul globo terrestre, l’interazione uomo-ambiente ha indicato come la natura non sia immutabile, ma variabile e alterabile. Dal Quaternario in poi l’attività umana ha avuto un impatto determinante sulla natura, e non è possibile sottovalutare il ruolo della tecnica e della scienza in questo. Al Max Planck di Berlino, l’Antropocene è diventato una matrice concettuale all’interno della quale individuare e approfondire il ruolo della conoscenza, soprattutto in relazione all’attività scientifica.

La scienza è un tipo specifico di cultura, che da Galileo in poi ha così permesso di elaborare un’idea di natura non ingenua. La comprensione scientifica dei fenomeni naturali produce una tecnologia, la stessa che fabbrica la tecnosfera. È dunque impossibile sottovalutare il ruolo della scienza e degli strumenti nel processo evolutivo della conoscenza, non essendo quest’ultima solo una produzione concettuale. Dalle tavolette di pietra per registrare conti e misurazioni, ai più moderni e sofisticati supporti in silicio, comprendere la dimensione materiale della scienza permette di focalizzarne anche la natura di pratica sociale. Tale pratica, però, si avvale di apparati categoriali che nascono dall’interno delle culture. A fianco dell’evoluzione degli strumenti, evolve anche lo statuto epistemologico dei suoi frameworks. È impossibile comprendere come avviene il progresso da una teoria scientifica all’altra se prima non si determina a fondo la varietà e complessità degli elementi che intervengono nelle rivoluzioni scientifiche.

Il quadro che ne fuoriesce è avvincente e intrigante, la scienza diventa qualcosa che necessita dell’interazione e del supporto di tanti tipi di conoscenze diverse. Se c’è una possibilità di elaborare criteri per orientarsi nella complessità dell’era dell’informazione, tale possibilità deriva solo dall’intelligente, accurato, appassionato esame dei cambiamenti che si sono avuti nel passato: la storia diventa così un laboratorio dove non si producono materiali per mostrare mere giustapposizioni, ma al contrario, materiali utili a definire nuove categorie, comprensive ed eloquenti, per analizzare fruttuosamente il presente e guardare al futuro. La sfida posta oggi dal mondo digitale è grande e ha serie ricadute economiche e politiche: è un dovere accettarla per scienziati, storici e filosofici, intraprendendo un lavoro intellettuale che sappia mettere in relazione competenze diverse.

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