Razzismo e antirazzismo ai tempi dei nuovi media

Razzismo e antirazzismo ai tempi dei nuovi media

di Raffaella Milandri

 

Attraversiamo un periodo in cui tutto sembra propendere verso un bianco o un nero, con la esclusione di una vasta gamma di grigi. I moderati, i liberali, gli indecisi e soprattutto coloro che cercano di analizzare e comprendere la politica nazionale, europea e mondiale, spesso tacciono per evitare di essere sbattuti e catalogati in fazioni a cui non appartengono. L’Italia sembra divisa in razzisti e antirazzisti, con la demonizzazione degli uni e degli altri a seconda della opportunità che un partito o l’altro preferisce utilizzare. Da qualunque parte stiamo, siamo strumentalizzati e subiamo un costante lavaggio del cervello, sia dai media spesso di parte, sia da chi è decisamente schierato. Il dubbio non è permesso, pena essere ricoperti da lectio magistralis, insulti o altro ancora. Su facebook fioccano ovunque discussioni dove il cosiddetto “razzista” o il cosiddetto “antirazzista” inveiscono a spada tratta l’uno contro l’altro. No, non va bene, è IMMORALE. Questo è un voluto divisionismo (nulla a che vedere con l’arte pittorica). L’Unione Europea stessa viene frantumata dall’approccio all’immigrazione, con polemiche infinite e subendo la spinta ad abbandonare ogni posizione intermedia. Ormai sono numeri, da spartire tra Stati e non, di persone che soffrono, che affrontano un percorso di vita verso un altro Paese: niente a che vedere con la accettazione di una umanità sofferente e con la ricerca di una soluzione civile e umanitaria. Anche perché dietro al discorso immigrazione si scatenano accuse e critiche feroci a chi sfrutta gli sbarchi clandestini: non solo i mercanti di uomini, ma anche le ONG che organizzano soccorsi sono nell’occhio del ciclone. Tutto sembra fatto in nome del denaro. Viene il dubbio che il mondo sia ormai un gigantesco barcone pronto a naufragare. C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo. Come è profondamente sbagliato vedere persone da altri Paesi arrivare in Italia a mendicare alle uscite del supermercato, o vendere mercanzie senza licenza: questo dovrebbe essere evitato a priori, per dare una dignità umana a chiunque abbia le carte in regola per stare nel nostro Paese. Inclusi ovviamente i “nostri” poveri, i compatrioti in difficoltà. Personalmente, come attivista per i diritti umani, mi sono vista attribuire automaticamente consensi o dissensi, indipendentemente dalla mia posizione che, tra l’altro, si muove specificatamente a favore dei Popoli Indigeni e che vuole evitare ogni possibile schieramento. Eppure mi sono vista strumentalizzata, da una parte o dall’altra. Ma di me poco importa: sono stati strumentalizzati i Popoli Indigeni stessi, che sono oltre 300 milioni di persone nel mondo, vittime di genocidi, deportazioni e discriminazioni, in tanti casi tuttora trattati come animali e non esseri umani. Insomma, attenzione: le problematiche umanitarie non hanno un colore politico. Non vanno strumentalizzate. Per una questione di rispetto della vita umana. Basta, basta, basta parlare di immigrazione come se fosse solo una questione di appartenenza politica. E non provate a strumentalizzare anche i Nativi Americani, per favore. Si salvi chi può… ragionare con la propria testa.

 

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