dalla Regione Marche

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2018-10-31

20 MILIONI DI EURO PER L’ESTENSIONE DELLA SUPERFICIE IRRIGUA DEL FIUME MUSONE: COINVOLTE 140 AZIENDE AGRICOLE

Ceriscioli: ”Opera a servizio dell’agricoltura e opportunità economica”

Netti: ”Vantaggi ambientali e rilancio di un’economia sostenibile”

 

Il progetto per l’estensione dell’impianto irriguo del Fiume Musone è ai nastri di partenza con una dote di 20 milioni di euro. I vantaggi economici e ambientali, oltre ai dettagli dell’iniziativa,  sono stati presentati oggi durante una conferenza stampa nella sede della Regione ad Ancona.

 

Hanno preso parte all’incontro il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il presidente del Consorzio di Bonifica delle Marche Claudio Netti, il presidente Anbi Marche, Michele Maiani e il delegato nazionale Anbi Marco Bottino. Gli elementi tecnici del progetto sono stati approfonditi dal progettista del Consorzio di Bonifica delle Marche Cristiano Aliberti.

 

“La scelta  – ha detto il presidente della Regione Ceriscioli – di un unico Consorzio Bonifica delle Marche e il fatto che la Regione ci abbia creduto, soprattutto come braccio operativo delle iniziative per  la difesa del suolo  e il rilancio di agricoltura,  sta dando frutti straordinari. Una grande capacità operativa di trasformare quelle che sono risorse, in realizzazioni. Il progetto che si presenta oggi coinvolge 140 aziende lungo la valle del Musone e sono convinto che in un tempo ragionevole diventerà un’opera a servizio dell’agricoltura e un’ opportunità di crescita economica. E’ l’ennesima dimostrazione di un territorio sempre più gestito e penso che questo sia l’obiettivo di tutti. Le cronache nazionali questi giorni mostrano  i danni che fa il maltempo, ma spesso la vera causa è la mancata manutenzione del territorio. Questo braccio operativo è quindi una grande risorsa che vogliamo mettere in campo sempre più e i 20 milioni impiegati per questo progetto si affiancano a tante altre risorse che grazie al connubio Regione Consorzio si tradurranno in più sicurezza per i marchigiani e opportunità di crescita economica per l’agricoltura”.

 

Si tratta di un’opera importante che sarà conclusa nel biennio 2019 2020 – ha proseguito il presidente del Consorzio di bonifica Netti – . Non è un semplice progetto di irrigazione. Si passerà dal prelievo in falda a quello di acqua “perduta”, che se non fosse trattenuta dalla diga di Cingoli si perderebbe in mare. Questo già definisce il vantaggio enorme in termini ambientali del progetto. Sarà usata acqua a scorrimento (a caduta dalla diga di Cingoli) e questo diventerà il sistema di irrigazione di maggiore interesse nelle Marche, perché avviene senza il consumo di un chilowatt, in quanto è a caduta. Il lago di Cingoli, già grande oasi naturalistica, diventa sempre più strategico. E’ un cambiamento epocale per 140 aziende agricole. Noi con questo progetto riusciremo a contenere i costi ambientali e faremo salire in modo esponenziale il reddito agricolo lordo, in quanto un terreno è assistito da irrigazione diventa molto più produttivo. Molte aziende di giovani agricoltori troveranno con questo sistema un incentivo e un’opportunità. Quindi c’è il rilancio di un’economia sostenibile. Sono molto grato come Consorzio di Bonifica al presidente Ceriscioli che ha risolto molti ritardi”.

 

Il Consorzio ha programmato fino ad ora 102 milioni di investimenti: 20 milioni di interventi sul Foglia, 35 sul Musone, 12 sul Tronto, altri 15 sul Tenna e 7 sull’Aso. Di questi, 82 milioni sono già finanziati e gli altri 20 in corso di approvazione.

 

Per quanto riguarda invece il progetto presentato oggi, il Ministero delle Politiche agricole dopo oltre un anno di verifiche e selezioni, ha riconosciuto l’importanza e il valore dell’opera che porta la nuova superficie irrigua lorda a 1.900 ettari, compresi nei Comuni di Cingoli e Montefano in provincia di Macerata e Filottrano, in provincia di Ancona. L’importo complessivo del finanziamento è pari a 20 milioni di euro e la durata dei lavori è stimata in due anni. Opere che partiranno a maggio 2019 e prevedono la realizzazione di un serbatoio di compenso, cioè un laghetto, in località San Faustino di Cingoli e una rete di distribuzione con condotte in pressione per oltre 45 Km, con 15 Km in acciaio di grande diametro e 30 Km in pvc di piccolo e medio diametro. Saranno servite oltre 140 ditte.  L’opera risponde ai moderni standard richiesti e consente di ottenere molti vantaggi. Tra questi l’ottimizzazione della risorsa idrica con condotte in pressione, sistemi di telecontrollo per il monitoraggio delle portate, salvaguardia ambientale per la ricarica idrogeologica degli acquiferi e un’elevata qualità delle acque invasate ed utilizzate per l’irrigazione. In conclusione i benefici che si otterranno dalla realizzazione del progetto, oltre che per gli agricoltori in termini di produzione, ricadranno anche sull’ambiente, in quanto consentiranno la tutela della risorsa idrica.

Le prime versioni del progetto esecutivo risalgono agli anni 2007 e 2008 ma sono state accantonate per mancanza di finanziamenti. Successivamente è stato redatto un aggiornamento del progetto nel 2016 e nel 2017 per intercettare i fondi del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 sulle infrastrutture irrigue. Il progetto è stato trasmesso ai Comuni interessati ed alla Regione Marche che ha effettuato la procedura di screening con esclusione dalla VIA (valutazione di impatto ambientale). Il progetto è stato quindi trasmesso al Provveditorato OO.PP. (Ministero delle Infrastrutture) per l’approvazione in linea tecnica ed al Ministero delle Politiche Agricole per il finanziamento che lo ha ritenuto meritevole di approvazione.

CRISI ASTALDI: ISTITUITO IL TAVOLO ISTITUZIONALE

Bravi: ”Assicurare la continuità delle opere necessarie al territorio”

La situazione che si è venuta a creare con la crisi dell’impresa Astaldi, coinvolta nella realizzazione della strada statale 76 Perugia-Ancona sarà costantemente monitorata dalle due Regioni Umbria e Marche coinvolte e dalle organizzazioni di categoria. Un incontro dedicato a queste problematiche si è svolto questa mattina, a Palazzo Donini a Perugia ed ha visto la partecipazione della presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, dell’assessore regionale al lavoro della Regione Marche Loretta Bravi, dell’assessore alle infrastrutture della Regione Umbria Giuseppe Chianella, dell’amministratore unico della società Quadrilatero Guido Perosino e dei rappresentanti di Confindustria e di Ance di Umbria e Marche. In questa occasione l’amministratore di Quadrilatero Perosino ha illustrato ai presenti lo stato attuale della situazione che vede le imprese locali in gravi difficoltà per il mancato pagamento dei lavori effettuati.  Si è deciso pertanto di istituire un tavolo istituzionale del quale faranno parte le due Regioni, le associazioni di categoria e la società Quadrilatero per verificare costantemente lo stato di avanzamento delle procedure.  “L’impegno delle istituzioni – hanno assicurato la presidente Marini e gli assessori Bravi e Chianella – è volto ad individuare un percorso che garantisca anche il soddisfacimento dei crediti vantati da tutte le imprese impegnate nella realizzazione della strada, per assicurare la continuità delle opere che sono fondamentali per il territorio e per la salvaguardia delle imprese e dei lavoratori coinvolti.  Ed a questo proposito dovranno essere coinvolti anche tutti i soci della Quadrilatero e cioè Anas ed il Ministero delle infrastrutture”.

La prima riunione operativa del tavolo istituzionale è stata fissata pe la prossima settimana.

 

 

Campagna 2018, rafforzati i controlli sugli organismi geneticamente modificati nel mais. L’attività del Nucleo operativo per la prevenzione della Regione Marche in collaborazione con i Carabinieri Forestali

I controlli rafforzati sul territorio regionale, per la campagna 2018, non hanno rilevato la presenza di mais OGM nelle Marche. Sono stati campionati 79 siti, risultati tutti nella norma. È quanto emerge dal rapporto delle attività condotte dal Nucleo operativo per la prevenzione e l’intervento in materia di organismi geneticamente modificati, con la collaborazione dei Carabinieri Forestali che effettuano le verifiche in campo. La ricerca riguarda lotti di sementi significativi sotto l’aspetto commerciale, non campionati a livello nazionale. L’analisi incrociata dei dati permette di valutare, preventivamente, la tipologia dei lotti, la loro conformità, la corrispondenza della documentazione alla normativa vigente. Le ispezioni sui campi utilizzano, invece, il Kit “QickStix” (rivelatore di proteina) per rafforzare il contrasto all’illecita coltivazione di mais geneticamente modificato. L’attività ispettiva ha riguardato, in particolare, coltivatori che avevano acquistato numerosi lotti di mais, siti che presentavano ampie estensione di coltivazioni (dove potevano coesistere mais non OGM e OGM) e quelle particolarmente rigogliose rispetto alla zona. I Carabinieri Forestali hanno poi proceduto al campionamento delle foglie di mais individuate, mediante l’utilizzo del kit. In caso di esito positivo si sarebbe proceduto a un secondo campionamento e al successivo invio al laboratorio dell’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche di Perugia. L’obiettivo del Nucleo, viene evidenziato, “è quello di far convivere la prevenzione con la repressione per salvaguardare il valore aggiunto del paesaggio agroalimentare marchigiano, ricco di produzioni agricole tradizionali di elevata qualità, importanti sia dal punto di vista ambientale che economico e che rappresentano il Made in Italy a livello internazionale”.

In Italia nessun pianta geneticamente modificata (mais, soia, colza e cotone) viene coltivata, anche se è consentita la commercializzazione dei loro prodotti nel rispetto delle regole di etichettatura. La Direttiva UE 412/2015 ha permesso agli Stati membri dell’Unione europea di vietare la coltivazione dell’unico OGM attualmente autorizzato per la coltivazione in Europa, il mais Mon 810 . L’Italia si è subito avvalsa di questa Direttiva per vietarne la coltivazione sull’intero territorio nazionale. Dal 2014 la “Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni e delle province autonome” ha indicato le Marche quale Regione capofila in materia di OGM. A livello europeo la Regione Marche fa parte, fin dal 2003 della Rete delle regioni europee Ogm Free, cui oggi aderiscono 64 Regioni della UE. Attualmente il ruolo di presidenza è ricoperto dalla Regione tedesca dell’Assia (Hesse), supportata dalla doppia vicepresidenza di Alta Austria e Regione Marche, che ha detenuto la presidenza della Rete da novembre 2011 a settembre 2014. La Regione Marche dal 2003 svolge le attività necessarie per la prevenzione e l’intervento di contrasto in materia di OGM; con delibera della Giunta regionale 1265 del 22 settembre 2003 è stato istituito il “Nucleo operativo per la prevenzione e l’intervento in materia di OGM”. Dal 2004 sono attuati, annualmente, dei Piani complessivi delle attività necessarie per la prevenzione e l’intervento di contrasto in materia di OGM, che prevedono, in modo preventivo, il controllo delle sementi di mais e soia per la presenza di OGM, il controllo annuale sugli alimenti animali, nonché attività di informazione e comunicazione verso gli agricoltori e i consumatori.

 

 

 

PallaVolo, Ceriscioli ha incontrato Davide Mazzanti e Fabrizio Pasquali: “Orgoglio delle Marche”

 

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