Roberto Palpacelli ha presentato il libro “Il Palpa. Il più forte di tutti” all’Auditorium Tebaldini

Roberto Palpacelli ha presentato il libro “Il Palpa. Il più forte di tutti” all’Auditorium Tebaldini

SAN BENEDETTO TR. (AP), Sabato 23 febbraio 2019 – Questo pomeriggio l’ex tennista Roberto Palpacelli ha presentato il libro edito da Rizzoli a lui dedicato che, nonostante sia uscito soltanto da quindici giorni, ha già superato le settemila copie vendute. 

 

Roberto a San Benedetto si sente a casa. Lo ripete all’infinito durante la presentazione de “Il Palpa. Il più forte di tutti”, il libro sulla sua vita scritto con il giornalista Federico Ferrero. Lui, nato a Pescara nel 1970, per anni ha vissuto in Riviera, giocando per il Circolo Tennis Maggioni, e ancora oggi, nonostante sia tornato a vivere nella sua città natale, quasi tutti i giorni prende il treno alle cinque di mattina per raggiungere i campi del Dopolavoro Ferroviario dove insegna tennis (e non solo) a chi ha la fortuna di trovare un’ora di lezione libera.
Non poteva che essere San Benedetto, dunque, ad inaugurare la serie di presentazioni del libro che si terranno in giro per l’Italia (prossime tappe Forlì e Rimini).
Roberto inizia il racconto dalla sua famiglia, da suo padre Giovanni calciatore del Pescara e del Cosenza in serie C, e passa poi all’incontro con il tennis, al suo formidabile servizio e all’altrettanto splendido dritto, ai suoi problemi, ai tentativi di rialzarsi e alle numerose ricadute, le birre a colazione e le sigarette ai cambi campo. Ad ascoltarlo si sorride e ci si commuove allo stesso tempo. Quella che emerge è una personalità molto più sfaccettata di quella che si percepisce leggendo gli articoli a lui dedicati in queste settimane su molti giornali nazionali. Dotato di una sottile ironia e di una struggente dolcezza, Roberto non rinnega nulla, non è divorato dai rimpianti, racconta di aver vissuto a modo suo, forse senza l’ambizione necessaria per salire quel gradino in più che gli avrebbe permesso di giocare tra i grandi. “Quando ho iniziato a giocare a tennis sognavo di diventare B1, che mi sembrava un livello di tutto rispetto“, ricorda, “solo che ci sono arrivato subito, in un attimo, e poi non ho avuto la forza e l’ambizione di fare di più, in pratica mi sono accontentato“.

Anche perché, nel frattempo, aveva già conosciuto la dipendenza da sostanze, che se da un lato non gli ha impedito di esprimersi a buoni livelli (“non so come facevo, io giocavo e basta“), dall’altro era incompatibile con lo sport professionistico.
E così sono sfumate le opportunità, alcune davvero rare. Come quella di uno sponsor che voleva metterlo sotto contratto per la durata di undici anni (!), dal 1990 al 2001. O come quella, ancora più incredibile, offerta da Panatta e Bertolucci di trasferirsi a Roma e di entrare nel giro della Nazionale quando non era che un ragazzino. A quella proposta Roberto ha risposto senza nemmeno pensarci: “io qui non ci voglio proprio stare“. Al Centro Federale si sarebbe allenato con Furlan, Caratti e Nargiso, tennisti suoi coetanei che poi hanno fatto una buona carriera pur non avendo lo stesso immenso talento di Roberto. Lui ha preferito le amicizie sbagliate, le donne, e a diciassette anni il suo nome era già stato depennato dalle liste della Federazione.
Non gli piace che si parli di lui come di una rockstar, anche se adora la musica e in particolare i Pink Floyd (“nel 1989 sono stato al famoso concerto di Venezia“), non gli piacciono le luci della ribalta, ama stare con gli amici di sempre, con chi lo apprezza per ciò che è al di fuori del campo di terra rossa.
Forse non è giusto parlare di lui come di un talento mancato, come dice lo strillo sulla copertina del libro (“Vita, match e miracoli del più grande talento mancato del tennis italiano“); magari si potrebbe parlare di campione mancato. Perché il talento quello no, non è mai venuto meno, come sanno bene tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistere, almeno una volta, ad un suo incontro.

 

SAN BENEDETTO TR. – Roberto Palpacelli stringe mani e firma dediche al termine della presentazione.
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