Da Julia Holter a Liz Phair, un percorso di autrici al Primavera Sound 2019

Da Julia Holter a Liz Phair, un percorso di autrici al Primavera Sound 2019

Se il nuovo Primavera Sound si definisce New Normal anche per la parità di genere – metà artisti uomini, metà artiste donne – per noi è normale soffermarci sulle cantautrici presenti nel cartellone per individuare un possibile percorso.

Che siano più o meno ambigue e più o meno rock, le nostre eroine presenti al Primavera 2019 illuminano una nuova scena autorale al femminile assolutamente splendida. Erano anni che non si verificava una tale abbondanza di ragazze piene di talento ed energia e dolore. Le etichette, sia indie che major, stanno giustamente puntando su di loro come mai era successo nel recente passato. Joni Mitchell e Vashti Bunyan sono miti da riaggiornare. La nuova ragazza copertina potrebbe essere paffuta e con gli occhiali, attitudine slacker, chitarra elettrica a tracolla: una come Lucy Dacus, per esempio.

E allora perché non percorrere il Parc del Forum alla ricerca di queste nuove stelle?
Si potrebbe iniziare giovedì 30 maggio con Julien Baker e Courtney Barnett e poi continuare nella super giornata di venerdì 31 maggio con Aldous Harding, Snail Mail, Lucy Dacus, Julia Holter e l’unica vera indie mother Liz Phair.

 

Julien Baker
Con quell’aria da girl next door, Julien arriva dal Tennessee e ha portato nei suoi dischi chili di insicurezza e splendore, dosati in quantità equimolari. In poco tempo ha saputo crearsi uno zoccolo duro di fan, mettere insieme il plauso unanime della critica e fondare il supergruppo boygenius con altre due stelle della sua generazione, Lucy Dacus e Phoebe Bridgers. Ascolta: Appointments

 

Courtney Barnett

Volendo usare uno stereotipo sanremese, Courtney è già una big. Perché ha un talento fuori dal comune e in un batter d’occhio se ne sono accorti tutti. Anche un’icona dell’indie americano come Kurt Vile, che nel 2017 ha registrato un album a quattro mani con lei. Viene da Melbourne ma ha conquistato il mondo con due dischi superbi, Sometimes I Sit And Think e Tell Me How You Really Feel. Ascolta: Need A Little Time

 

Aldous Harding
Eclettica, oscura, aliena, Aldous è neozelandese ed ha pronto un terzo disco destinato a lanciarla definitivamente nell’olimpo delle divine. I passi di avvicinamento li ha compiuti con Aldous Harding e Party (quest’ultimo eletto miglior album del 2017 dal negozio Rough Trade), due capitoli che ne hanno mostrato l’anima in modo spietato e sincero. Ascolta: The Barrell

 

Snail Mail

Appena diciannovenne, Lindsey Jordan è il prodigio che si nasconde dietro il nome Snail Mail, autrice di piccoli racconti chitarristici che risentono dell’influenza degli anni Novanta di Pavement e Sonic Youth. Viene da Baltimora e l’impressione è che abbia finora mostrato soltanto parzialmente la sua composita personalità musicale. Ovunque la porterà la sua maturazione artistica, sarà un luogo che avrà a che fare con la magia. Ascolta: Heat Wave

 

Lucy Dacus

Talento purissimo, grande forza interiore a dispetto dell’apparente fragilità, Lucy Dacus è il nome su cui puntare un dollaro, se ce ne rimanesse solo uno da giocare. Nel suo secondo album, uscito lo scorso anno e votato un po’ ovunque come uno dei migliori del 2018, c’è una traccia, Night Shift, che parla di amore, perdita, orgoglio in un modo così fresco e piacevolmente malinconico che è impossibile resistere dall’ascoltarla e riascoltarla all’infinito. Ascolta: Night Shift

 

Julia Holter
Autrice sorprendente, capace di conquistare l’universo indie con Have You In My Wilderness e poi di cambiare direzione con il successivo Aviary. Cresciuta ascoltando Bryan Ferry e Steely Dan, appassionata lettrice di tragedie greche, folgorata dai silenzi di John Cage, Julia è un’autrice abile nel variare forma ad una visione musicale esoterica e ambigua. Ascolta: Words I Heard 

 

Liz Phair
E’ stata una delle riot più iconiche degli anni Novanta, che esordisce in piena era grunge, nel 1993, con Exile In Guyville, un doppio album modellato sul celebre capolavoro dei Rolling Stones. Autrice senza peli sulla lingua, figlia di un’epoca in cui il punk-rock era la religione più praticata del pianeta, è pronta per farsi conoscere anche dalle giovani generazioni. Ascolta: Never Said

 

Lucy Dacus (foto di Josh Wehle)
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