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Prada canta Ferré *

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

   * 16°  FESTIVAL FERRE’     26. 6. ’10   h 21.15      Teatro Concordia   San Benedetto del Tronto

     Dovrei cambiarlo, il titolo. In tempi di “Pitti Uomo” a Firenze, qualche giornalista – intontito più del solito dai mondiali – potrebbe equivocare.  No, niente marchi, firme, sfilate, stili, pubblicità, nautica… Amancio Prada e Leo Ferré per fortuna non vanno di moda.
Si incontrano, ogni tanto, negli Elisi impalpabili della poesia e della musica, quando Prada canta Ferré, e purtroppo mai il contrario.
 
     Dalle nostre parti Prada capitò, neanche lui ricorda come, nell’ ’86 e basta. Ferré è più metodico: da 16 anni “torna” faticato e puntuale due giorni l’anno, quasi sempre a giugno. E ogni volta ci accorgiamo di conoscerlo di meno e di più, giacchè gli artisti che Giuseppe Gennari sceglie lo interpretano esplorandolo come nessun altro, forse.  Ma Prada canta Ferré anche quando ne parla. Come la mattina in conferenza stampa, assistito dai fidi musicisti che lo guardano muti e senza strumenti. “Saranno stasera 11 pezzi”, e li elenca come se cantasse una preghiera…
 
Prima, al solito, s’era disquisito sul rapporto tra Poesia e Musica ma, con semplicità, era venuto fuori quello che altre volte mai vien fuori. Un’ovvietà forse, eppure… La Poesia e la Musica ci sono sempre e da sempre, ma in alta quota, non alla nostra portata. Gli Artisti, solo certi artisti, ne prendono un po’ come possono e come sanno, forse con una vela, forse con un aquilone (mai con reboanti mezzi meccanici). Poesia e Musica, allora, separatamente o insieme, scendono a raggiungere “i piani alti dell’anima” (*) di chi le vuole e le aspetta, lungo le cime delle vele o i fili degli aquiloni. C’è chi dice come frecce. Ma può darsi, come sul poetico manifesto di Nespolo, che diritto al cuore c’arrivino attraverso un saxofono…
     A patto d’esserci silenzio, e concentrazione, intimità, speranza.  Allora, la voce e il canto di Amancio Prada splendono potenti e lievi, lui attorniato dai quattro giovani musicisti che suonano meravigliosamente a basso volume, non perdendolo mai di vista nella penombra. Sul palcoscenico non vola mosca. Fiato sospeso, sguardi paralleli, antenne alzate in platea. Non servirebbero microfoni.
     Eccolo che si sente, il respiro vivo di Leo Ferré. Lo spagnolo che era in lui, lo canta oggi l’astrale (*) Prada.
 
*copyright  Pino Gennari
 
     28. 6. ’10                         PGC




28 Giugno 2010 alle 16:00 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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