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Musicultura, un grande avvio. Premio Sisme ai Duettialkilo

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

Duettilakilo – © 2011 Il Mascalzone – foto E. Sabbatini

MACERATA, 2011-01-29 – Ieri sera la macchina di Musicultura ha dato il via alla prima tranche di audizioni live. Anche quest’anno, come i precedenti, le selezioni vengono effettuate presso il Teatro della Filarmonica di Macerata, a porte aperte e anzi, l’importante novità di quest’anno è affidata al web. In streaming infatti si è potuta seguire la serata di ieri e si potranno  accompagnare le successive; una dimensione interessante poiché abbinata alla visione è una chat tra gli utenti che consente di misurare gli indici di gradimento di ciascuna esibizione. Un sistema dunque che in questa prima struttura ha decisamente ben funzionato, con una buona percentuale di pubblico connesso da tutta Italia per ascoltare i gruppi e i cantanti delle proprie regioni. 

La serata di ieri, prima delle cinque esibizioni del forbito gruppo dei 43 selezionati, si è aperta con importanti precisazioni che danno lustro all’evento. Primo fra tutti il rinnovo della convenzione tra Università e Musicultura che, come ha illustrato il Prorettore dell’Università di Macerata Maria Rosa Borraccini, consente agli studenti di trasformare le proprie conoscenze teoriche acquisite nel corso degli studi in un progetto concreto come la produzione di un foglio informativo quale è Sciuscià che segue con puntualità l’intero festival. Ma non è l’unica convenzione rinnovata; infatti per altri 4 anni, la città di Macerata nella splendida cornice dello Sferisterio si è aggiudicata la presenza e l’organizzazione delle serate finali di quello che era il Premio Recanati. Per i saluti iniziali, l’assessore alla Cultura del Comune di Macerata Irene Manzi, il professor Giancarlo Gioialobbia in rappresentanza dell’Università di Camerino, il Prorettore Maria Rosa Borraccini e il Sindaco di Macerata Romano Carancini.

La sigla di apertura di quest’anno è in chiave ironica, affidandosi alle parole della canzone “Ci vuole orecchio” di Enzo Jannacci, decisamente azzeccatissima. 

Dietro il tavolo dei giurati i soliti Piero Cesanelli e Ezio Nannipieri ormai certificato di autenticità del Musicultura festival, il compositore Marco Maestri, il critico Stefano Bonagura e i docenti Marcello La Matina (Unimc) e Giancarlo Gioialobbia (Unicam). Due tavoli a sé sono affidati invece alle rappresentanze degli studenti del polo maceratese e di quello camerinate.

I primi a salire sul palco sono i Babalù, formazione numerosa, già presente lo scorso anno, di ben sei elementi, voce femminile e maschile, chitarra, basso, batteria e due percussionisti, il cui sound nasce da una commistione di generi e influenze tutte dell’area del Mediterraneo e del sud del mondo. Ritmi che dal raggae vanno al tribale per una contaminazione che però ricerca e trova sempre una buona base armonica. Dell’Africa non c’è solo l’atmosfera ritmica ma anche la lingua attraverso l’introduzione di pezzi cantati nei dialetti del Continente nero. Il dialetto italiano in uso è il napoletano e a farne sfoggio una voce non sconosciuta ad un orecchio attento. Si tratta infatti di Mariano Caiano, altra voce di “Ripetutamente” pezzo dei 99 Posse e Bisca. Il rapper con non trascurabili doti canore, irrompe sulla scena a metà del primo pezzo e consente di completare con ruvidezza la limpida interpretazione della voce femminile Viviana Fatigante.  I temi sono quelli dell’ingiustizia sociale e dell’immigrazione, cari ad una certa tradizione musicale. Rispetto allo scorso anno il sound appare migliorato e più completo con un uso più consapevole dei synth e l’introduzione di punte più aspre e grezze. Sicuramente i più immediati nell’ascolto. 

A rimpiazzare l’energia e i colori caldi dei Babalù, ci sono gli interessanti Duettialkilo. Il suono si asciuga di molto dovendo ricorrere solo a due chitarre classiche e alla voce. Siamo nell’ambito del teatro-canzone, genere in realtà già indagato ( si pensi ai Quintorigo o alla Piccola Orchestra Avion Travel per esempio) sebbene ancora oggi si presenti come innovativo. Si va dalla stornellata romana ad accenni alla tradizione dei canti popolari partigiani o antifascisti; i pezzi sono costruiti come collage nei quali all’impegno dei contenuti testuali, si contrappone una semplicità sonora, che tuttavia non va considerata elementarità, e il cui legante lo fa la presenza scenica che sfrutta molto la teatralità degli interpreti. È una musica da contemplazione, come un vino strutturato che per assaporarne il gusto occorre assaggiarlo in solitudine e in purezza. Ai Duettialkilo va il premio Sisme, un riconoscimento per la migliore interpretazione, un microfono storico, il 55 SHII.

A seguire l’eleganza stilistica di Marialuisa De Prisco, irpinate con una voce molto complessa piena di sfumature interessanti. Non è improprio riconoscere in lei una certa vicinanza alle voci femminili del jazz italiano contemporaneo e non a caso il gusto della melodia rientra in atmosfere jazzate e retrò. L’utilizzo di un contrabbasso e un violino, un pianoforte e una batteria che nel drumming si affida alle spazzole. Bello il dialogo finale voce-violino. Ottima presenza scenica.

Mimì De Maio è il terzo ad esibirsi chitarra e voce e l’aiuto di un pianoforte. Manca una certa originalità e i testi si prefigurano un po’ retorici e poco incisivi. Interessante l’arrangiamento bossanova che ricorda un certo Pino Daniele dei tempi d’oro. Dei tre pezzi presentati spicca l’ultimo, Assetto Antisommossa se non altro per il testo toccante ed attuale.

A chiudere Porto Flamingo, raggae prepotente e basi ska, accenno e anche più alla Bandabardò. Buona la tenuta di palco e ottima l’energia sprigionata dai sei elementi, basso, due chitarre, batteria, tastiere e voce. Peccano un po’ in originalità ma di sicuro la forza non manca e in contesti un po’ meno rigidi rispetto a quelli teatrali sicuramente sono capaci di esprimersi meglio. 

Qualche critica nelle chat online. Si lamenta una certa piattezza e arretratezza stilistica ma credo personalmente, totalmente fuori luogo. È il festival della canzone popolare e d’autore e dunque l’innovazione va cercata nell’uso interessante degli strumenti tradizionali e nella capacità degli artisti di costruire un suono che dalla tradizione arrivi ad una lettura organica e originale del presente e in questo Musicultura c’è. E questa sera tra i giurati anche Simone Cristicchi.




29 Gennaio 2011 alle 16:17 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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