Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 20:02 di Mar 23 Apr 2024

Rimanenze di Capodanno

di | in: Primo Piano

capodanno 2011

di Franco De Anna

2011-01-01 – Mia moglie ha preparato la carne , uno spezzatino di manzo – tenerissimo, dice lei – con patate.  Adesso è in bagno a truccarsi e siamo in ritardo, come sempre, come ogni  anno.

Non ha molta importanza, sicuramente lo sono  anche gli altri e ci ritroveremo tutti all’appuntamento precisamente un’ora dopo il convenuto.   Ognuno di loro porterà, come noi, una pietanza diversa sulla base di un menu assodato da un replay ormai ultratrentennale che, partendo dagli stuzzichini d’apertura  si dipanerà fra  antipasti,  primi, secondi ( oh, con  più contorni),  frutta  (anche esotica, certo), dolci,  caffè… . Le signore, sentendosi telefonicamente, si sono coordinate per evitare sprechi: lo fanno ogni anno ed effettivamente ad ogni nuovo appuntamento c’è un’ottimazzazione fra il preparato e l’ingerito. Per esempio, beviamo sempre meno alcol e abbiamo quasi eliminato  i superalcolici. Penso che quest’anno saranno sufficienti solo tre bottiglie di vino per tutte  sei le coppie di convitati  (e, dell’immancabile magnum di spumante per mezzanotte,  ne resterà ben più della metà).

Non rinunceremo assolutamente, però,  all’assunzione di  cibi che hanno cementato la nostra tradizione, la nostra amicizia: si tratta di alcuni tipi di pizza-focaccia dall’impasto mai rivelato (“ma come fai, come fai?” chiederanno le altre signore all’amica che le cucina), di salame artigianale di origine segreta (“ dacci l’indirizzo del contadino una buona volta!”), di cime di rapa dal gusto sublime (“ cosa si sente oltre quel tocco di peperoncino, forse un ‘la’ di mentuccia?”), di una sachertorte eccelsa (“ neanche a Vienna, neanche!”).

Entro nell’altro bagno per un ultimo sguardo allo specchio: io non credo di notarne ma gli altri sì, noteranno  nuovi segni d’invecchiamento. Velocemente, mi spalmo in faccia un po’ di ‘Cera di Cupra – effetto antietà’ che ho sottratto a mia moglie ma appaio peggiorato così, ancor più velocemente, mi insapono e mi lavo via tutto quel lucido dalla pelle. Peggioro vieppiù. Affanculo.

Lei, mia moglie, nel suo bagno da oltre un’ora, adesso grida forte chiedendomi dove io sia mentre lei è già sull’uscio di casa con tutto il peso della pentola della carne fra le mani, senza alcun aiuto. Rispondo, anch’io gridando, che mi sto pulendo: a questa verità pare calmarsi , sicuramente  ritiene che non mi stia pulendo la faccia.

Adesso che siamo in macchina e guido io, lei mi invita ad accellerare (lo fa anche con la mano) ma, dopo trecento metri, chiede allarmata se abbia visto o no lo stop; dopo cinquecento, domanda perché corra tanto; dopo seicento, afferma che la sto tutta sballottando…fortunatamente dobbiamo percorrere solo quei quattro chilometri che da Santomartire conducono a Perla e non mi è gravosa la sopportazione: questo ed altro quando si ama, mi dico.

Mentre parcheggio sotto la villa del nostro ospite, arrivano anche gli altri, ci lanciamo saluti e baci senza contatti perché tutti abbiamo qualcosa in mano. Dentro, appena posiamo i qualcosa sul tavolo della cucina, ci sfreniamo in un primo giro di abbracci e di complimenti ,“stai bene, veramente!”, “sei ringiovanito-a!”, “dimagrito-a, perfetto-a!”, “sempre bella!”. All’amica che entusiasticamente afferma di non vedermi ancora una ruga in faccia, confesso sottovoce che uso Cera di Cupra e quella si scompiscia dalle risate e comincia a raccontarlo a tutti gli altri: grazieaddio, altri tre amici confermano di farne uso anch’essi. Insomma, alla fine ci ritroviamo più uniti da questa valenza cosmetico-regionale.

Mangiamo. Cominciamo a. Beviamo. Tanta acqua minerale, non tralasciando di ricordare quella (stupenda)  dei Sibillini. Poco, pochissimo vino: sbarrando gli occhi, facciamo gesti di stop con le mani al mescitore. Mastichiamo perfettamente con le nostre nuove protesi dentarie a perno osseo. Ridiamo divertiti e fra noi non fingiamo alcuno dei nostri comportamenti esteriori. Ci vogliamo bene. Andiamo d’accordo. Da oltre trent’anni: o sono quaranta? Tanto d’accordo che la televisione resta spenta, lo schermo tutto nero e, mentre facciamo fuori tutto quello che c’è, ci accordiamo di controllare il capodanno sull’orologio che ha la probabilità di essere più indietro.


Ora che ci si sono fermate le bocche, che abbiamo stappato lo spumante sulla nostra mezzanotte, stiamo perpetrando la nostra tradizione:  cantando. Sono comparse  come d’incanto (è sempre stato così) la chitarra il flauto le nacchere i tamburelli. Dieci minuti e l’assonanza vocale è ripristinata. Le canzoni sono quelle di decine d’anni fa ma sono, ce lo diciamo con convinzione, le più belle…

Così si fanno le due del mattino ma vale la nostra regola di sincerità reciproca: ce ne andiamo tutti a casa propria, ci riteniamo tutti soddisfatti dalla festa partecipata, non ci interessa stressare un’ulteriore permanenza dopo i primi sbadigli educatamente repressi. Va bene così, no? Siamo sempre noi, no? Che importa se l’anno scorso ci eravamo intrattenuti fino alle tre e adesso sono solo le due: nessuno intende dimostrare la non creduta correlazione fra un maggior divertimento e il tirar tardi.

Il tempo di un ulteriore abbraccio, di un ringraziamento all’ospite designato quest’anno, della designazione di quello del prossimo e ci apprestiamo a rientrare.

Mentre mia moglie mi fa notare come la programmazione dei cibi sia stata quasi perfetta (dice che non è rimasto quasi niente in cucina, nessuna rimanenza) non riesco a fermare il pensiero di come si stia velocemente assottigliando anche la mia di rimanenza, purtroppo.

In vita, intendo.




1 Gennaio 2011 alle 15:39 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata