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I Trabucchi del Molo Sud

di | in: Editoriali

Trabucco

di Renzo Vitellozzi


SAN BENEDETTO DEL TRONTO , 13 agosto 2011 – La Strada di Jonathan, quella del molo sud tanto per intenderci, è uno dei luoghi più suggestivi della città. E’ la passeggiata panoramica per eccellenza, quella dei tramonti, del vento, dei gabbiani, del commovente monumento al gabbiano Jonathan, delle magnifiche, bistrattate e sofferenti sculture di travertino e delle furiose, rumorose mareggiate invernali. Per molti cittadini e turisti è oramai divenuto quasi un luogo del cuore, un punto di ritrovo e di ristoro alternativo, di conversazione e di meditazione, da percorrere a piedi o con le bici, lontano dal traffico e dai frastuoni estivi. Un’appendice quasi inviolata della città (urbanisticamente parlando), se non fosse per l’invasivo monumento a Mons. Sciocchetti che disturba non poco gli occhi dei visitatori più attenti nonché per le recenti strutture a servizio esclusivo del Circolo Nautico, piuttosto discutibili.

Il molo sud sembra davvero un’oasi, un mondo a parte rimasto silenziosamente lì come a compensare le malefatte inferte a un territorio circostante pesantemente compromesso da un dissennato processo di cementificazione durato lunghi anni.

 

Purtroppo ora anche l’area portuale, ed in particolare quella del molo sud, appunto, è a rischio. Lo abbiamo appreso da diversi quotidiani locali. Il Piano per il nuovo assetto tecnico funzionale della zona sud del porto, approvato di recente, prevede la realizzazione di due strutture sul mare denominate “Trabucco”, la prima posizionata a trecento metri dalla radice del molo sud e l’altra distanziata dalla prima di circa cento metri. Secondo le indicazioni del Piano la struttura dovrebbe avere uno scopo turistico-ricreativo-culturale, autorizzata alla somministrazione di alimenti e bevande (nulla a che vedere con le vecchie reti a bilancia e con il mondo della pesca) e si parla già anche di ristorante. Un investimento importante e rischioso su un’area (è bene ricordarlo) del demanio marittimo e quindi con concessione a tempo determinato e sempre più soggetta agli elementi imprevedibili del mare. Il costo stimato per la realizzazione di un trabucco ammonterebbe a circa 500 mila euro. I progetti saranno presentati alla Capitaneria che studierà gli elaborati per poi scegliere i più idonei.

La notizia ci ha fatto sobbalzare. Ad essere sinceri, tempo fa intuimmo già qualcosa in occasione della presentazione del progetto inerente gli interventi di riqualificazione del tratto urbano dell’alveo dell’Albula che prevedeva “l’abbellimento e una migliore e suggestiva fruibilità” della zona compresa tra il monumento di Nespolo e quello del pescatore di Capponi. Una sorta di viatico, di trampolino di lancio per tutto ciò che riguarda in maniera più specifica la zona sud dell’area portuale.

Continua così la politica dell’uso indiscriminato del territorio, dello sfruttamento poco accorto del suolo. Si sta mettendo mano sull’intera area portuale compresa quella ex cantieristica. Politici ed imprenditori cercano di rassicurare con le solite belle parole ambigue e di sempre: rilancio, riqualificazione, riconversione, ripristino, funzionalità e creatività (addirittura!).  Si sta invece abbandonando l’idea del rilancio dell’attività tradizionale della pesca per non parlare dell’assenza totale di investimenti seri e concreti per la definitiva realizzazione del Parco Marino del Piceno. Più conveniente e redditizio certamente spostare gli interessi direttamente sul turismo, settore, come sappiamo bene, con maglie più larghe. Idea molto discutibile. A farne le spese sarà nuovamente l’ambiente, come sempre. Stiamo per perdere l’intera area portuale della città, il segmento più importante di congiunzione tra due tratti di litorale adriatico quanto mai urbanisticamente compromessi. Non muore e neanche si spegne l’idea delirante e deleteria che ogni vuoto, anche il più bello naturalisticamente e storicamente interessante debba essere riempito. Con qualcosa, sempre e comunque sia. Sul mare, nel mare e nello spazio. Puntuale ed alquanto incisivo l’intervento (con lettera-diffida) di Nazzareno Torquati, ex assessore e portavoce di Assimpesca, che definisce il trabucco come «una struttura anacronistica ed invasiva che sembra portare indietro la comune coscienza ambientale di almeno vent’anni. Un vero e proprio sfregio di uno degli angoli più suggestivi del porto».

Il ferragosto è alle porte e potrebbe essere l’ultimo per il molo sud che amiamo di più. Godiamocelo profondamente.




13 Agosto 2011 alle 14:18 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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