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Sex & the City sugli schermi di Popsophia

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

Carola Barbero

Carola Barbero indaga il mondo di Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte


CIVITANOVA MARCHE – Siamo abituate a vederle alle prese con le più strampalate storie d’amore, nei negozi più “in” a fare shopping, ad interrogarsi sui temi che attanagliano la vita di tutti. Stiamo parlando di Carrie, Miranda, Samantha e Charlotte, le protagoniste di Sex & the city. La seconda serata del Chiostro continua la sua indagine filosofica del mondo della fiction e lo fa con Carola Barbero, filosofa analitica alle prese con la serie più glamour del genere chick lit.

Ma cosa ha a che vedere Sex & the city con la filosofia? Apparentemente nulla ci spiega la Barbero. Il lavoro che la filosofa ha condotto sulla serie non è un estrapolare la filosofia di Sex & the city ma un esercizio d’applicazione della filosofia ad atteggiamenti, eventi, episodi della fiction. Se avesse lavorato alla definizione della filosofia di Sex & the city infatti, avrebbe dovuto strutturare un discorso antropologico e sociale sulla donna, la sua evoluzione nella società, il cambiamento dei ruoli nella coppia, fino a partorire un concept base, una morale della serie. Il suo compito invece è stato quello di utilizzare la filosofia come strumento applicativo utile alla lettura di eventi ed episodi.

Qualche parola va agli uomini e alle reazioni alla serie: “Sono state quasi commoventi”. Il riferimento è al fatto che il sesso forte ha rivelato una certa difficoltà nel trattare con un universo femminile così potente e disinibito.

La Barbero indaga i temi della serie trovando una corrispondenza con quelli che sono i temi cari alla filosofia: verità e apparenza, relazioni amorose e l’utopico nelle vesti qui del principe azzurro.

A ben vedere ogni puntata parte con un interrogativo che verrà destrutturato nel corso dell’episodio e si conclude con altre domande che sono di per se retoriche in quanto sottendono già la risposta. È questo, fa notare la Barbero, un fare connaturato all’indagine filosofica. Facciamo un esempio. La protagonista, Carrie, si chiede se gli uomini possano avere rapporti sessuali senza un vero coinvolgimento emotivo-sentimentale. L’indagine di Carrie parte da questa domanda che cela già la risposta affermativa al quesito. Nel confronto con Mister Big però Carrie corregge il proprio pensiero, esperisce un altro mondo oltre il suo, negozia con un’altra verità e apprende. In questo iter si delinea già un fare indagine di tipo filosofico.

La Barbero si contrappone a Regazzoni per quanto concerne la propria visione della realtà di fiction. La filosofa sottolinea infatti come essa sia comunque una finzione. La realtà tratteggiata nella serie è una realtà patinata dove la bellezza resiste ad ogni stress emotivo ed emozionale causato dagli eventi e la stanchezza è inesistente. Eppure la finzione rimane indagabile e preziosa perché esemplificazione di situazioni reali. Che cos’è la verità? È una proprietà delle cose, dice la Barbero, ma che non è esperibile empiricamente. È sempre importante rivelarla? A seconda della teoria che si applica alla verità essa può far male o no. Un esempio?

Samantha nel rivelare al proprio uomo di reputarlo sottodotato può ferirlo. A seconda della teoria della verità (corrispondentista, del costruttivismo sociale, del consenso) che l’uomo applicherà avremo reazioni emotive diverse. Se applicasse quella corrispondentista ad esempio dovrebbe riconoscere una corrispondenza con la realtà delle cose e ovviamente la sua reazione sarebbe negativa. Se utilizzasse quella del consenso invece, accetterebbe questo suo deficit e ne farebbe tesoro per puntare su altre sue caratteristiche più attrattive per far colpo sulle donne. Il tema più interessante è forse quello di Mister Right, quello giusto, il Principe Azzurro. Egli è, alla stregua del quadrato rotondo o l’unicorno alato, l’oggetto inesistente di Frege eppure nella sua inesistenza assume un ruolo centrale. La sua ricerca sviluppa un tempo dell’attesa che non è quello di Vladimiro ed Estragone che aspettano Godot e consumano nell’immobilismo la propria esistenza; essa è una tempo di infinitudine nel quale vivere, divertirsi, interrogarsi, conoscersi.




1 Agosto 2011 alle 20:17 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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