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Pergolesi Spontini Festival prosegue con “La serva padrona” e “Atto senza parole I”

di | in: Cultura e Spettacoli

La serva Padrona_Alessandra Marianelli e Carlo Lepore-Foto Binci

Jesi, 1 settembre 2011 – Ardito accostamento tra La serva padrona di Pergolesi e Atto senza Parole I di Beckett. Henning Brockhaus regista del nuovo allestimento al Teatro Pergolesi di Jesi, sabato 3 settembre ore 21, per il Pergolesi Spontini Festival. L’Accademia Barocca de I Virtuosi Italiani è diretta da Corrado Rovaris. Le voci di Alessandra Marianelli e Carlo Lepore si alternano con la vibrante presenza del mimo Jean Méningue.


Sabato 3 settembre ore 21 al Teatro Pergolesi il Pergolesi Spontini Festival prosegue con La serva padrona, che Henning Brockhaus, artista poliedrico e visionario, alterna con Atto senza parole I di Samuel Beckett, interpretato in chiave di clownerie da Jan Mening, lo stesso artista che veste i panni di Vespone, il personaggio muto degli intermezzi pergolesiani. Il nuovo allestimento si avvale delle scene di Benito Leonori e dei costumi di Giancarlo Colis. Corrado Rovaris dirige l’Accademia Barocca de I Virtuosi Italiani. Interpreti pergolesiani Alessandra Marianelli (Serpina) e Carlo Lepore (Uberto). L’edizione critica dell’intermezzo è a cura di Francesco Degrada.

Il capolavoro di Pergolesi, nella sua dimensione di storia borghese di un padrone e di una serva, raccoglie nel servo muto Vespone l’eredità della commedia dell’arte, a sua volta erede dell’antichissima farsa atellana. La dimensione dell’assurdo, presente nei moduli della commedia del’arte, permette l’inedito accostamento con il capolavoro del teatro dell’assurdo del Novecento, in cui la presenza muta del protagonista tocca il dramma dell’uomo spinto dal destino in ogni suo atto, e condannato ad una infinita sudditanza agli “ordini” esterni.

La serva padrona fu composta nel 1733, su testo di Gennarantonio Federico, come intermezzi per il dramma per musica Il prigionier superbo. È nota l’importanza de La serva padrona nella storia d’opera: da essa nascono le origini dell’opera buffa, che avrà grande sviluppo nella seconda metà del Settecento e culminerà in Rossini. La serva padrona divenne un vero “manifesto” polemico quando nel 1752 fu portata a Parigi dalla compagnia Bambini e ne nacque la famosa “querelles des bouffons” che coinvolse in accese dispute i sostenitori della musica francese (di Lully e di Rameau) e quelli della musica italiana. La vicenda narra della serva Serpina che è determinata a diventare padrona e conoscendo la debolezza erotica del suo anziano padrone Uberto architetta un inganno per convincerlo malgrado tutto a sposarla.

Atto senza parole I fu concepito da Beckett nel 1956 in risposta alla proposta di Deryk Mendel di scrivere uno spettacolo di mimo. L’opera, interpretata e diretta da Mendel, andò in scena per la prima volta, insieme a Finale di partita, al Royal Court Theatre di Londra il 3 aprile 1957 e, a distanza di un mese, fu rappresentata a Parigi allo Studio des Champs-Elysées. La scena è costituita da una landa deserta, illuminata da una luce abbagliante. Al centro un unico personaggio: un uomo che piega e dispiega un fazzoletto. All’inizio l’uomo è gettato sul palcoscenico, come l’uomo nel mondo, ed è sollecitato dai colpi di un fischietto per richiamare la sua attenzione su oggetti che vengono calati dal proscenio, ma che scompaiono nel momento stesso in cui cerca di raggiungerli. Alla fine dell’atto, l’uomo prende coscienza della doppia condanna: non può soddisfare il suo desiderio, ma non può nemmeno sottrarsi al supplizio.

Spiega il regista Henning Brockhaus: “Nel rapporto tra Serpina e Uberto non c’è nessun vero sentimento d’amore; Serpina finge un interesse sessuale per arrivare alla sua meta, Uberto invece accetta tutto, anche umiliazioni, per poterla avere. Questa storiella ha molti riferimenti contemporanei – pensiamo a tutte le ragazze di oggi che scelgono una scorciatoia attraverso compromessi sentimentali – e così ho pensato di trovare un’ambientazione non storica nel senso filologico, ma piuttosto surreale. C’è poi il muto Vespone;  attraverso la presenza di questo terzo personaggio, quasi astratto ed assurdo, gli altri due possono dirsi sempre quelle cose che altrimenti dovrebbero tacere per convenzioni storico-sociali. Tutto ciò dà una dimensione di “teatro dell’assurdo” alla Serva Padrona. Tra gli intermezzi de La serva padrona ho aggiunto un pezzo per clown muto dei nostri giorni: Atto senza parole 1 di Samuel Beckett. Mi pare che questa pantomima abbia molto in comune con la nostra Serva padrona: è assurda, è comica in parte e alla fine “aperta” come la nostra partitura, per la quali il finale convenzionale non esclude infinite variabili”.


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Biglietti: da 15 a 35 euro.

 

 

Info: Fondazione Pergolesi Spontini. Via Mazzini 14, 60035 Jesi (AN)

www.fondazionepergolesispontini.com tel. +39 0731 202944 –  fax +39 0731 226460




1 Settembre 2011 alle 15:08 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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