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Open Access, per una libera e democratica circolazione del sapere

di | in: Primo Piano

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Settimana Internazionale dell’Open Access 


di Nicoletta Amadio


Si è appena conclusa la V^ settimana internazionale dell’Open Access. Dal 24 al 30 ottobre studiosi, ricercatori ma anche semplici cittadini interessati al tema della conoscenza come bene comune si sono riuniti in tutto il mondo per sostenere il libero accesso al sapere. Oltre 100 i paesi che hanno ospitato eventi incontri, tavole rotonde e seminari dedicati alla promozione dell’Open Access. Questa.edizione dal titolo “Learn. Share. Advance” ha annoverato numerose iniziative anche in Italia: a Torino, Bologna, Roma, Firenze, Varese, Vercelli, Como, Università e enti di ricerca, hanno organizzato incontri volti ad individuare le opportunità, la sostenibilità ed anche le criticità di un modello che se attuato su scala globale apporterà sostanziali cambiamenti al tradizionale processo di disseminazione del sapere scientifico e, come sostiene la Budapest Open Access Initiative “rimuovere le barriere all’accesso di questa letteratura stimolerà la ricerca, arricchirà l’istruzione, renderà possibile condividere il sapere del ricco con il povero e del povero con il ricco, massimizzerà l’utilità di questa letteratura e getterà le fondamenta per unire l’umanità in una conversazione intellettuale e in una comune ricerca della conoscenza”.………………… Per Open Access si intende l’accesso aperto alle produzioni originali della ricerca con particolare riferimento a quelle finanziate con fondi pubblici ma in senso lato esso intende la conoscenza come bene pubblico globale e dimostra come un sistema sociale libero e democratico se vuole crescere e svilupparsi debba favorire la condivisione del sapere e non recintarlo nelle rigide trame dei diritti di proprietà intellettuale o dietro barriere di natura economica o tecnologica. Se poi si restringe il campo alla ricerca scientifica e allo sviluppo tecnologico si scopre che i danni provocati dal monopolio della proprietà intellettuale e dai limiti al libero accesso, appaiono maggiori dei benefici. Il principio basilare dell’attività scientifica è la condivisione. Se si impedisce la libertà di riprodurre, confermando o invalidando, una scoperta altrui, il progresso scientifico si arresta. Lo stesso Newton citava spesso una frase di Bernardo di Chartres che così recita “Siamo come nani sulle spalle dei giganti, sì che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non per l’acutezza della nostra vista, ma perché sostenuti e portati in alto dalla statura dei giganti”, che metaforicamente fornisce la conferma di quanto le scoperte pregresse costituiscano le fondamenta su cui erigere nuova conoscenza. Il settore informatico ha già dimostrato come il software libero abbia prodotto innovazione tecnologica senza le restrizioni della proprietà intellettuale e sperimentazioni di ricerca condivisa stanno guadagnando sempre più terreno. Il movimento OA è difatti un movimento internazionale che incoraggia scienziati, ricercatori e studiosi a disseminare i propri lavori di ricerca rendendoli liberamente accessibili in rete alle comunità di ricerca di tutto il mondo. La letteratura OA non è solo gratuita per chiunque abbia una connessione a Internet, ma è anche libera da quasi tutte le restrizioni di licenza e copyright.. …….

Nella società odierna, definita dagli esperti “società dell’informazione” accade infatti che beni immateriali, quali l’informazione, il sapere e la conoscenza, rischiano di divenire sempre più merce che genera profitti anziché costituire patrimonio dell’intera umanità. Così, nel tentativo di limitarne la diffusione e la riproducibilità al fine di aumentarne il valore di mercato, tali beni finiscono per essere “intrappolati” da tutta una serie di “barriere” che, limitando il libero accesso a informazioni pubbliche, scientifiche e culturali, arrestano, di fatto, il progresso e l’innovazione. ……… Il movimento dell’OA partendo proprio dal principio della conoscenza come bene pubblico globale, vuole dimostrare come essa oggi (molto più di ieri, grazie alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione), possa realizzare pienamente il suo status. Con lo sviluppo di Internet e del web, infatti, il patrimonio culturale è aumentato in maniera esponenziale, ma non tutta la conoscenza è liberamente accessibile in rete. Nell’ambito della ricerca scientifica, ad esempio, ostacoli di varia natura non permettono ancora la reale conversione della scienza in bene di pubblico dominio. Alcuni di essi sono di natura economica, come i costi elevati per l’accesso a banche dati e alla letteratura scientifica che non consentono a livello internazionale la condivisione di conoscenze tra studiosi. Se si considera che l’abbonamento alle riviste scientifiche più accreditate si aggira intorno ai 20.000 dollari, si comprende perché aumenti sempre più l’information divide tra paesi ricchi e paesi poveri. Da un articolo di qualche anno fa dal titolo “Scientific Colonialism and Safari Research” pubblicato dal Clinical Medicine & Health Research,, emergono dati che dimostrano quanto sia discriminate per la produzione scientifica non poter avere accesso all’informazione. I sette autori appartenenti a Paesi in via di sviluppo (Massico, Ghana, Zimbawe, Brasile e Cina) dimostrano come sia impossibile, per alcune nazioni acquistare periodici a stampa. Dallo studio viene fuori che un abbonamento annuo a Science costa 250 dollari laddove il reddito medio pro-capite non supera i 300 dollari. Quasi il 25% degli scienziati del mondo vive in Paesi in via di sviluppo ma di questi scienziati, coloro che pubblicano sulle riviste internazionali sono meno del 3%. Vi sono poi ostacoli di natura legale. Vi rientrano tutte le forme di protezione della proprietà intellettuale che impediscono ai ricercatori di accedere a banche dati di proprietà di editori privati i cui contenuti sono stati prodotti dagli stessi ricercatori grazie a fondi pubblici. Infine sono presenti ostacoli di natura tecnica e informativa legati alle difficoltà di connessione alla Rete e di consultazione e organizzazione dell’inesauribile massa di dati messi a disposizione dalle nuove tecnologie digitali.…… ……………………….Un ta Un tale contesto ha prodotto, nel tempo, un’insoddisfazione crescente nel mondo scientifico che non ha tardato a reagire. Negli Usa prima e poi anche in Europa e in altri Paesi sono sorte dalla fine degli anni Novanta tutta una serie di iniziative, tra cui appunto l’Open Access, atte a modificare il tradizionale processo di disseminazione del sapere scientifico e a rimuovere i suddetti ostacoli al fine di garantire l’uso libero e democratico della conoscenza scientifica.……………… … C’è comunque ancora molta strada da fare nel cammino verso una letteratura scientifica totalmente libera nell’accesso ma l’importante è che il flusso dello sviluppo non si interrompa. Peter Suber scrive: “da quando i testi hanno iniziato a essere immagazzinati sotto forma di bit (il che rende possibile produrre copie perfette in modo praticamente gratuito) e da quando l’emergere di una rete globale di macchine che si scambiano bit rende possibile condividere queste copie con un pubblico globale in modo anche qui praticamente gratuito, la traiettoria è sempre stata verso l’alto. Non si torna indietro.”…… …………………… La scommessa è che, a breve, sia la società stessa ad esigere ed a premiare con maggiore partecipazione e sostegno un modo più aperto e anche meno discriminante di fare e comunicare scienza così da avvicinarla sempre più allo status di bene di pubblico dominio.


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31 Ottobre 2011 alle 19:53 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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