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Chris Cornell “Songbook Tour” @ Firenze, 29.06.12

di | in: in Vetrina, Recensioni

Chris Cornell “Songbook Tour”


Alla Cavea del Nuovo Teatro dell’Opera di Firenze il pubblico delle grandi occasioni acclama il leader dei Soundgarden prima e degli Audioslave poi che rilegge in chiave acustica (voce e chitarra) i classici del suo repertorio.


Cos’è il “Songbook Tour” di Chris Cornell se non una giostra della memoria in cui ognuno può rivivere a proprio modo quell’irripetibile lustro che ha visto delle super band provenienti dal north-west americano ridare nuova vita all’hard rock chitarristico di matrice seventies che nel decennio precedente era stato sepolto sotto quintali di sintetizzatori? Chi scrive – nostalgico per natura, d’accordo – rivive sempre volentieri quel lustro e lo fa ogni volta con più nostalgia del lecito, contento di aver compiuto quattordici anni nel 1990, diciotto nel 1994, contento di essere stato giovane e impressionabile quando cavalieri dalla lunga criniera e dalla grande ugola scrivevano le loro eroiche gesta artistiche con l’audacia di chi è consapevole di avere lo scettro del proprio tempo, e non poteva rimanere indifferente davanti al frontman di quel gruppo con il nome di un’installazione sonora che si faceva immortalare a petto nudo in una Jesus Christ pose di assoluta potenza. Insieme ai Pearl Jam e ai Nirvana, i Soundgarden di Chris Cornell sono stati il gruppo grunge, lo dice la storia.
Così, in una Cavea sold out, l’eroe di quella stagione, ora quasi cinquantenne, tiene la scena per due ore armato soltanto di una chitarra acustica e della sua gran voce, perché le canzoni sciorinate sono pezzi di vita di ciascuno dei presenti – che la fascia d’età più rappresentata sia quella tra i trentacinque e i quaranta non dovrebbe sorprendere. Bastano gli accordi di Man Of Golden Words, ballata onirica dei Mother Love Bone, il grido ripetuto («I’ll cut you in») di Wooden Jesus dei Temple Of The Dog, o uno dei pezzi più noti e suggestivi dell’intero repertorio Soundgarden, Fell On Black Days, per tornare indietro a quel lustro con le chitarre distorte al potere e i jeans sdruciti, gli anfibi e le camicie di flanella come divisa d’ordinanza. La dedica ad Andrew Wood, cantante dei Mother Love Bone scomparso prematuramente nel 1990 per omaggiare il quale Chris Cornell insieme ai membri dei futuri Pearl Jam registrò l’album a nome Temple Of The Dog, è toccante. Il suo fantasma sembra materializzarsi sul ritmo ossessivo e sulle parole di Outshined, uno dei cavalli di battaglia dei Soundgarden che racchiude tutta la poetica degli anni Novanta («I just looked in the mirror/things aren’t looking so good/I’m looking California/and feeling Minnesota/…/I’m feeling outshined») e dopo la quale, per un attimo, sul palco si intravedono anche i contorni traslucidi degli altri due martiri del grunge, Kurt Cobain e Layne Staley.

Chris Cornell @ Firenze (foto © www.ilmascalzone.it)

Seasons riporta alla mente, più che “Singles”, il film modaiolo che Cameron Crowe girò a Seattle, la sua straordinaria colonna sonora. Thank You dei Led Zeppelin è una cartolina spedita ai maestri di sempre. Sunshower un gradito momento di dolcezza che rischiara il mood di un canzoniere votato alle gradazioni d’umore più cupe. Un po’ a sorpresa e un po’ no, a offrire la migliore resa sono però i pezzi degli Audioslave, che, in questa versione spoglia, sembrano girare più degli altri: Like A Stone, Doesn’t Remind Me, I Am The Highway sono inni che la platea intona a memoria fino a sovrastare la voce di Chris e portano dritti al gran finale.
Black Hole Sun è come il vangelo, non si discute, al massimo si grida al cielo, A Day In The Life è il francobollo con l’acido che tutti conoscono ma resa con un crescendo emotivo al termine del quale ci si chiede legittimamente se Chris non stia per strapparsi la maglietta e lanciarsi tra il pubblico. La cover lennoniana è invece il sigillo di una serata in cui all’effetto nostalgia si è sposato l’estro e la passione di un artista che ha il suo nome stampato su tutti i libri di storia del rock e che, nonostante le alterne prove della sua carriera post Soundgarden, ha dimostrato con grande energia di essere ancora vivo.




30 Giugno 2012 alle 19:59 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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