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Enzo Jannacci: dolore e gratitudine dal Club Tenco

di | in: Cultura e Spettacoli

Club Tenco

Premio Tenco già nel 1975; tre volte Targa Tenco per la più bella canzone dell’anno; una Targa Tenco per il migliore album in dialetto; cinque partecipazioni alla “Rassegna della canzone d’autore” all’Ariston di Sanremo: poca cosa, i riconoscimenti del Club Tenco, in confronto al genio grandioso che Enzo Jannacci ci ha regalato in oltre mezzo secolo di vitalissima attività artistica. Gli amici del “Tenco” lo salutano con tutto il dolore di una perdita così grande ma anche con la gratitudine di aver sempre ricevuto da lui il soffio leggero di una poesia spiazzante e infallibile.

 

La voce di Jannacci era disagio esistenziale, sofferenza, sfogo del disadattato, ma tutto attraversato dal filtro dell’ironia. Biascicava frammenti di parole, parlava per cenni, faceva del linguaggio una marmellata informe di fonemi, ma da tutto questo affioravano strazianti brandelli di verità. Una scheggia impazzita che deviava continuamente in digressioni, tic, scatti, scosse, pause, dissonanze. Una poltiglia di nonsensi e frasi smozzicate, che macinava faticosamente come se lui per primo stesse sforzandosi di capire cosa stava dicendo, ma che alla fine, per folgorazione, si faceva decifrare come in un puzzle o un gioco enigmistico. Dentro quella voce si poteva nascondere qualcosa di molto serio, spesso tragico, ma anche dolce e levigato come il suo volto. Enzo Jannacci sapeva in questo modo “dire” di più dei tanti parolai che ci tocca ascoltare tutti i giorni; sapeva esprimersi più e meglio di tutto il bla-bla quotidiano di cui a suo modo si faceva beffe.

 

Da tempo il Club Tenco progettava di organizzare una grande manifestazione in suo onore. Ma l’intenzione, ora perduta, era di realizzarla con lui in vita.




30 Marzo 2013 alle 15:23 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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