ArmataAppunti: congresso del PD e dintorni
di Redazione | in: Cronaca e Attualità, Oblò: Spunti, Appunti e ContrappuntiRiceviamo in redazione e pubblichiamo integralmente un contributo di Tonino Armata
CONTRIBUTO CONGRESSUALE PER LA RINASCITA DEL PARTITO DEMOCRATICO
DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO
DOMENICA 3 NOVEMBRE POMERIGGIO, ALL’AUDITORIUM DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO, HO PARTECIPATO AL CONGRESSO DEL PARTITO DEMOCRATICO.
PER UNA PESSIMA ORGANIZZAZIONE DEL CONGRESSO E PER UN NON EFFICACE PRESIDENTE DELL’ASSEMBLEA CONGRESSUALE, PURTROPPO NESSUN ISCRITTO HA POTUTO INTERVENIRE PER DARE UN CONTRIBUTO O PER SOSTENERE UNO DEI CANDIDATI. ALCUNI DEI PARTECIPANTI HANNO PROTESTATO E SI SONO CHIESTI: SE NON DISCUTIAMO OGGI, NEL CONGRESSO, LE LINEE DEL PARTITO, QUANDO LI DISCUTIAMO? E ANCORA, È QUESTO IL NUOVO PARTITO?
Ecco il testo del contributo congressuale
Il Congresso del PD può essere l’occasione per rilanciare ragioni e speranze del cambiamento.
Facciamo il Congresso non per noi stessi, né per misurare vecchi e nuovi rapporti di forza interni, ma perché crediamo che le idee e la presenza dei democratici siano utili per la nostra Città. Voglio vivere il Congresso con lo spirito di chi prima di tutto si rivolge ai sambenedettesi per ritrovare quei legami e quelle sintonie popolari che hanno dato al suo nascere al Pd una peculiare forza attrattiva. Ho sempre pensato al Pd come partito aperto e plurale, come scuola e strumento di democrazia e, anche se siamo ben lontani da questo risultato, testardamente penso che un congresso democratico non possa che dispiegarsi nella modalità di un confronto di idee e proposte larghe, che vada oltre le mura dei nostri circoli. Sono insomma convinto che il futuro del Pd non riguardi solo gli iscritti ma i nostri elettori e più in generale il popolo del centrosinistra, che ha sempre fornito prova – quando ne ha avuta l’opportunità – di sentirsi coinvolto e partecipe della nostra vicenda e del nostro progetto politico. Tutto possiamo permetterci meno che un passo indietro nel coinvolgimento dei cittadini-elettori nelle decisioni che più contano per la vita e l’azione del partito. Una risorsa preziosa, quella del popolo delle primarie, che i dirigenti hanno colpevolmente trascurato.
Responsabilità è parola che non può esaurire, ma, all’opposto, deve trascendere il futuro impegno in un governo del Segretario dell’Unione Comunale di servizio sul quale non può e non deve essere disegnato un progetto ben altrimenti ambizioso e in certo modo alternativo.
Questo documento è concepito come un contributo congressuale che si rivolge a tutta la comunità
del Pd e a quanti, anche senza la tessera, sono interessati al destino del partito e al futuro della nostra città.
Sono sempre stato legato all’esperienza dei movimenti di sinistra (vedi Movimento studentesco e Movimento per il Partito Democratico) e da quella storia ho portato fin qui l’idea che la costruzione del Pd fosse un compito urgente e necessario per uscire dalla crisi della “democrazia dei partiti” e costruire finalmente la democrazia di un bipolarismo maturo ed europeo. Non per prescindere dai partiti ma, al contrario, per restituirli ai cittadini in coerenza con il profilo ad essi assegnato dall’art. 49 della Costituzione.
So che il compito non è stato ancora compiutamente assolto. Omissioni e ritardi, furbizie ed errori vanno chiamati per nome altrimenti con quale credibilità potremmo parlare alla città del suo e del nostro futuro?
Gian Luca Pompei è un giovane serio. Lo stimo molto, ma credo sia arrivato il momento di Sabrina Gregori. Io credo che Sabrina Gregori sia la persona giusta per l’incarico di segretario dell’Unione comunale, perché è competente, perché dice quel pensa senza giri di parole, perché è libera, indipendente.
Inoltre, con la PROPOSTA DEI DIECI TAVOLI PER LA CITTÀ, della quale sono d’accordo, Sabrina Gregori con una spontaneità disarmante, appare concentrata nel perseguire e realizzare questo suo interessante obiettivo.
I DIECI TAVOLI PER LA CITTÀ SONO:
TAVOLO DELL’ECONOMIA BLU (problema ceto medio)
TAVOLO AMBIENTE E SVILUPPO SOSTENIBILE
TAVOLO DEL TURISMO E DEL COMMERCIO
TAVOLO PER L’EDILIZIA E IL CONTESTO URBANO
TAVOLO DELLE POLITICHE SANITARIE E SOCIALI
TAVOLO DELLO SPORT E DEL TEMPO LIBERO
TAVOLO DELLA CULTURA E DELL’ASSOCIAZIONISMO (cultura & cultura dell’infanzia)
TAVOLO DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE
TAVOLO DELLE PARI OPPORTUNITÀ
TAVOLO SICUREZZA E VIVIBILITÀ CITTADINA
E però, nellaPROPOSTA DEI DIECI TAVOLI PER LA CITTÀ, PROPONGO DUE PICCOLI CONTRIBUTI: IL PRIMO AL TAVOLO DELL’ECONOMIA BLU, AGGIUNGEREI IL PROBLEMA DEL CETO MEDIO (vedi documento allegato); IL SECONDO: AL TAVOLO DELLA CULTURA, AGGIUNGEREI CULTURA DELL’INFANZIA (ES. CULTURA & CULTURA DELL’INFANZIA) – (vedi documenti allegati).
Come accennato qui sopra, tutti noi veniamo da una storia. Per andare oltre la quale, dobbiamo mettere in campo l’intelligenza per superare l’idea del compromesso storico; per superare la fusione a freddo fra Ds e Margherita. Insomma dobbiamo aspirare a un vero partito democratico aperto ai giovani, donne e uomini, i quali, con le loro intelligenze e competenze si mettono a disposizione del partito per migliorare la qualità della vita dei cittadini della nostra Città, della nostra Regione e per l’Italia. (Non parlo della Provincia che va abolita)
Se pensassimo di conservare il Pd attuale, non credo potrebbe essere la matrice del cambiamento vero, la sorgente di un riformismo aggressivo e decisivo, che non sia solo un elenco di parole, ma che sia politica, che sia desiderio di nuovo e rovesciante. Non voglio un partito delle correnti, delle associazioni, dei personalismi, delle nicchie.
Voglio essere investito dalla radicalità delle idee, non più soggiogato, voglio un paese che mi premi se pago le tasse, se, invece di cicatrici, offro soluzioni, un paese dove il settore pubblico traina quello privato e viceversa, dove la solidarietà regna e non la consorteria, dove si studia per imparare e non per pretendere di avere un titolo, dove l’economia, la finanza, il rispetto dei lavoratori parlano la stessa lingua delle regole di civile convivenza. Voglio un segretario dell’unione comunale che sia non megafono o imitatore del leader di turno, ma PERSONA con una missione.
So che chiedo tanto, tantissimo, ma siamo a un bivio mirabile, quello fra una nuova élite che, usando vecchi metodi, si prende il futuro del partito, ma non del paese, o un’accolita di geniacci, persone normali che ignorano tutto questo e costruiscono, porta a porta, casa per casa, quartiere per quartiere, qualcosa di nuovo. E sostenibile. Una politica situazionista, nel senso Debordiano, dell’immaginario, del possibile se abbiamo la forza di credere nel futuro come luogo del forse e non della nostra sicurezza economica e finanziaria fasulla. Una politica del possibile, del rinnovamento, della città come luogo del suo accadere e non del compromesso elettorale. Il che significa una completa revisione del bilanciamento del potere.
Voglio una città dalla pelle nuova e non questo volto pieno di tagli e cicatrici, di aggiunte di idee altrui, come un Frankenstein politico.
Per chiudere questo mio intervento, desidero dedicare una poesia al nostro congresso:
Voglio essere democratico, e lavoro / a rendermi veggente: alcuni non ci / capiranno niente, e io quasi / non saprei spiegarglielo. / Si tratta di arrivare all’ignoto / mediante lo sregolamento / di tutti i sensi. / Le sofferenze sono enormi, / ma bisogna essere forti, / diventare democratici, e io mi sono riconosciuto democratico, / non è affatto colpa mia. / E’ falso dire: io penso. / Si dovrebbe dire noi pensiamo. / Scusate il gioco di parole. / Io sono democratico
Ciao a tutte e tutti
Allegati: Cultura dell’infanzia e il restyling del ceto medio