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Interrogazione “Coalac”

di | in: Cronaca e Attualità

Valeriano Camela

Ancona 22 luglio 2014 –

 

 

INTERROGAZIONE

 

 

 

Oggetto: COALAC DI ASCOLI PICENO

 

 

L’ASSEMBLE LEGISLATIVA REGIONALE

 

Premesso:

– che da molti mesi è in corso una vertenza tra la Cooperlat e i lavoratori della centrale del latte Coalac di Ascoli Piceno, dove viene lavorato il latte fresco di Alta Qualità raccolto dai produttori locali del Piceno e del Teramano;

– che tale vertenza si fonda sulla decisione del Consiglio di Amministrazione della Cooperlat di chiudere la lavorazione del latte fresco di Qualità di Ascoli Piceno, già in corso fin dallo scorso 10 Giugno, ponendo i lavoratori in ferie d’ufficio, ovvero riconoscendo anche all’assenza obbligatoria la retribuzione ( “assenza retribuita”) mortificando così la dignità dei lavoratori costretti ad una retribuzione senza lavoro;

– che lo scorso 16 Luglio, dopo un mese di trattative in un apposito “tavolo di conciliazione” istituito dalla Regione per un accordo tra le parti sociali, è stato stabilito dalla Cooperlat, la delegazione Regionale ( Assessori: Canzian, Malaspina e Luchetti, ciascuno in ragione delle proprie deleghe) e le organizzazioni sindacali regionali e territoriali :

– il collocamento di tutti i lavoratori della sede di Ascoli Piceno della Cooperlat in Cassa Integrazione Straordinaria per 12 mesi, con decorrenza 1 Luglio, per ristrutturazione Aziendale, con la finalità di riconvertire la lavorazione del latte  fresco di Qualità in lavorazione dei derivati del latte, anche con produzioni alternative ed innovative non meglio

identificate, purché sostenibili sul piano della gestione economico-finanziaria;

 

 

 

 

Considerato :

che tale richiesta di cassa integrazione straordinaria, pur decorrendo dal 1 Luglio, avviene in un contesto contraddittorio che prevede anche la ripresa della lavorazione del latte fresco di Alta Qualità nello stabilimento di Ascoli Piceno fino al 31-10-2014 con conseguente interruzione  dell’attività lavorativa, la quale potrebbe riprendere, ipoteticamente, con produzioni alternative ed innovative previste da un Piano Industriale che l’Azienda Cooperlat si impegna a presentare entro il prossimo 15 Settembre, senza comunque alcuna indicazione di responsabilità in caso di inadempienza;

che tutte le parti contraenti ( Regione, Azienda, e OO.SS.) concordano di rimettere l’esecutività della proposta di accordo all’accettazione da parte dei lavoratori da esprimersi entro il 23-07-2014, a pena di decadenza della stessa proposta, con conseguente messa in mobilità degli stessi lavoratori, che si troverebbero quindi in condizioni di maggior aggravio della loro condizione lavorativa;

– che le apparenti migliori condizioni di trattamento dei lavoratori ( cassa integrazione straordinaria, ripresa temporanea della lavorazione del latte fresco di Qualità fino al 31-10 p.v.) conseguono alla disponibilità della Regione Marche di riconoscere nel Piano di Sviluppo Rurale benefici contributivi sia alla zootecnia da latte e sia alla implementazione dei sistemi produttivi per la lavorazione del latte;

– che è da supporre quindi che l’eventuale Piano Industriale per la riconversione produttiva dello stabilimento di Ascoli Piceno, sia legato a cospicui contributi regionali derivanti dalla Strategia Marche 2020;

– che pertanto nella migliore delle ipotesi di riutilizzazione dello Stabilimento di Ascoli della Cooperlat, si prevede la fine della lavorazione del latte fresco di Qualità, che per oltre trenta anni ha rappresentato la specificità e il “brand” del polo lattiero-caseario del latte marchigiano rappresentato dalla stessa Cooperlat, che si è sviluppata su tale strategia regionale;

– che, come ricostituito dallo “Studio RPG” presentato dalla Cooperlat all’assessorato all’Agricoltura, al posto del richiesto e mai presentato “Piano Industriale”, dal 1998 al 2011 sono stati riconosciuti alla Cooperlat oltre  10, 600 milioni di euro, oltre ai 2 milioni di euro per la ristrutturazione dello Stabilimento della Coalac di Ascoli Piceno per finalizzarlo alla lavorazione del latte fresco di Qualità, senza tener conto dei finanziamenti riconosciuti a “Fattorie Marchigiane” dello stesso gruppo Cooperlat, che ammontano a cifre che si ritiene siano equivalenti a quelle concesse all’intero Gruppo;

– Che ulteriori finanziamenti sono stati riconosciuti in circostanze tutte ancora da chiarire alla Cooperlat per la “Qualità Marche”( circa 1, 5 milioni di euro) ;

– che altri contributi alla Cooperlat sono stati erogati dallo Stato, di cui se ne ignora al momento la entità;

– che nonostante l’elargizione di tali rilevanti benefici pubblici, in quanto cooperativa operante in un settore strategico per lo sviluppo della zootecnia e l’alimentazione di qualita’ portata avanti dalla Regione, il Gruppo Cooperlat ha chiuso il bilancio 2013 con un disavanzo di 5,882 milioni di euro, di cui ben 4,2 milioni causati dal compartecipata Consorzio ABIT  Piemonte;

Tenuto conto:

– che la necessità di ristrutturazione non nasce quindi da un bilancio negativo dello Stabilimento di Ascoli, ma da perdite  finanziarie dovute a investimenti sbagliati della “governance” della Cooperlat e da una gestione dell’acquisto del latte non direttamente conferito dai soci, dispendioso  e dannoso per il bilancio aziendale;

-che quindi il territorio Piceno paga ingiustamente le conseguenze disastrose di una gestione aziendale disastrosa e manifestamente inidonea rispetto alle opportunità di mercato e per garantire la “MISSIONE” prevista dalla strategia regionale per lo sviluppo di un polo lattiero-caseario;

 

INTERROGA

LA GIUNTA REGIONALE PER CONOSCERE:

 

1) a quanto ammontano i contributi erogati a “Fattorie Marchigiane” nel periodo 1998-2011, posto che per lo stesso periodo, al netto di quanto erogato alla stessa Cooperlat allo stabilimento di Ascoli, lo studio RPG, commissionato dalla Cooperlat riconosce l’acquisizione dalla Regione di una somma di circa 12, 6 milioni di euro;

2) se risulta sia stato mai presentato agli uffici regionali un “piano industriale”, ovvero una delibera del Consiglio di Amministrazione motivata, che contempli la chiusura dello stabilimento  Coalac di Ascoli Piceno;

3) i motivi per i quali è stata spostata la logistica da Ascoli Piceno a Monteprandone e se l’attuale sede è provvista, al momento, delle autorizzazioni necessarie previste dalla normativa applicabile, sia ai fini urbanistici per la “destinazione d’uso” e sia ai fini igienico-sanitari, oltre che per la prevenzione incendi e se la Cooperlat ha beneficiato di contributi regionali per tale scopo per lo stabilimento Coalac di Ascoli Piceno e, in tal caso, a quanto ammontano;

4) quali controlli sono stati effettuati e se sono stati effettuati per la verifica del contenuto delle confezioni di vendita sotto il marchio “Fresco Marche” e “Cuore Mio”, dal momento che potrebbe  rilevarsi una “pubblicità ingannevole” qualora detto contenuto non fosse di provenienza territoriale, ma riguardasse latte del nord Italia; in tal caso si chiede con quali modalità il latte sottoposto a lavorazione viene separato allo scarico e al confezionamento;

5) se il latte di alta qualità per il quale la Regione Marche eroga i contributi, ai fini di una strategia di qualità dell’alimentazione che la Regione estende ad altri settori merceologici, è consegnato direttamente dai mezzi trasporto di raccolta latte presso  lo stabilimento di trattamento termico di Jesi, ovvero viene travasato in contrasto al D.M. Del 9-5-1991, n. 185;

6) il motivo per il quale è stata revocata la delibera de CDA Cooperlat del 23-02-2012 che prevedeva la produzione del latte QM nel sito di Ascoli Piceno a favore del sito di Jesi, stante l’autorizzazione regionale rivolta a favore delle stalle del Piceno estromesse.

 

I Consiglieri

 

Valeriano Camela

 

Sandro Donati

 

Giulio Natali

 

Paolo Perazzoli

 

Umberto Trenta




23 Luglio 2014 alle 21:39 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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