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Pino inclinato*, pino tagliato

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basta seghe!

*Legge di Pierre Gallin-Gaspàr: “L’inclinazione massima tollerata dei pini dei Comuni di Grottammare e San Benedetto è SOGGETTIVA”
      Basta farsi un giro, per rendersi conto di come questa “legge” venga brutalmente applicata dalle nostre parti. Da un conto sommario – ma esiste ampia documentazione fotografica – nelle ultime settimane sono stati tagliati 65 pini a Grottammare e 200 a San Benedetto. Una strage programmata, cui il maltempo ha dato alibi e accelerazione. E magari fosse finita. Intorno è ancora un Vietnam di camionacci con gru-scale-cestelli volanti, e proboscidi di ferro arancione, e nugoli di operai con caschi e tute fluorescenti taglia XXXL armati di seghe e goniometri (tenuti nelle scatole). Vanno per le spicce. Per Pasqua sarà piazza pulita.
     Parafrasando Tacito, fanno il deserto e lo chiamano sicurezza. Lasceranno vivi solo pochi pini dritti. Gli altri, via, ZAC. Pini adulti generalmente sani (nonostante l’annoso abbandono) ma ingombranti fastidiosi e antipatici – quindi colpevoli e pericolosi – anche solo per una minima inclinazione.
      In realtà, quasi tutti i pini stanno inclinati per natura! E’ la grande chioma mai spoglia che oppone piena resistenza al vento o che s’inzuppa d’acqua, a far sì che il pino più è alto e voluminoso più s’inclina. Mentre le sue radici sviluppate in superficie si gonfiano come muscoli, costrette per respirare a sollevare il terreno (e pure mattonelle, asfalti, marciapiedi, collari di cemento, gazebo, sedicenti piste ciclabili…) per resistere alle forze on air, “amplificate” là sotto per il noto “Principio della Leva”.
      Un pino dritto è una rarità. Tutte le pinete sono più o meno inclinate, per questo sono belle. Col tempo buono sotto l’ombra fresca puoi passeggiarci sicuro, respirare sano, dormire, nasconderti, pensare… (pattinarci no). I pini campano cent’anni, poi quando è l’ora avvizziscono e perdono i pezzi, come noi. Facile accorgersene e girare al largo, se l’agronomo/a del Comune non dorme e ha messo i cartelli di pericolo.
Quanto ai pini di città, che non ci hanno invaso ma abbiamo piantato noi, invece che massacrarli in vita e segarli a morte quando ci pare, perché non sentiamo il dovere di rispettarli accudirli e curarli? Per esempio intervenendo ogni tanto sul loro “fisico”, a nostre spese, per la sicurezza cui sembra teniamo tanto: un po’ di “palestra” per farli crescere belli robusti e sicuri. E pure meno inclinati, così ci passa la paura. Come?
–        Riducendo con intelligenza e gradualmente la dimensione della chioma (senza troncarne la cima), con potature leggere sapienti e metodiche per eliminare rami troppo contorti e deboli o “nocivi”, inadatti a sopportare carichi. A chioma sfoltita, col tronco che avrebbe più tempo ed energie per irrobustirsi, la forza del vento giungerebbe molto meno amplificata alle radici (Principio della Leva), e il pino s’inclinerebbe il giusto. Di quanti gradi non si sa, né importa, ma sarà solido.
–        Intervenendo, specie nei primi anni di vita, sulle radici: ispezionarle, liberarle da stupidi vincoli edilizi, e nel caso potarle con garbo con una tecnica che bisogna conoscere. Qualche radice ribelle a filo-terra andrebbe eliminata, ovvio, ma se ne gioverebbero le altre, facendo meglio presa.
–        I pini non sono pali multifunzione, tralicci per l’elettricità, supporti per tettoie o per la pubblicità. Sotto le pinete non devono proliferare bambinopoli, giostre, chioschi, pizzerie, ristoranti, chalet, sale giochi, gelaterie, piste (ciclabili) asfaltate, cucine per sagre… Bastano solo tante belle panchine. Le pinete tornino ad essere un posto franco, protetto, libero, silenzioso, corroborante.
      Utopia, con la cultura affaristica e spregiudicata che ci ritroviamo, rozza e digiuna di sensibilità ambientale! Amministratori e tecnici che sparlano chiamando gli alberi, incredibilmente, verde verticale mentre sguinzagliano ammazza-pini senza scrupoli, che già presumendone un eventuale futuro collasso (non si sa quando-come-perché) li fanno fuori con le velocissime motoseghe. Si interviene come schizofrenici, all’impazzata, ad occhio; è che un pino dà sempre fastidio, alle auto, ai commerci, al chiosco in pineta, alla bambinopoli, alla strada, fa ombra, sporca. Meglio “prevenir tagliando”. Tanto l’avallo di un sussiegoso esperto si trova sempre. “La Sicurezza! la Sicurezza! C’è un Piano, anzi due! Meno male che abbiamo tagliato, sennò era peggio, ci potevano essere i morti… siamo stati saggi… “
      Geniale la legge di Pierre Gallin-Gaspàr: tagliare pini comunque inclinati si può. Non serve goniometro.
      I cittadini come sempre approvano tacendo. Così sia.
       21 marzo 2015             PGC (non sono un tecnico, quindi me n’intendo)     



22 Marzo 2015 alle 14:08 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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