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Visionari della montagna: intervista a Mauro Calibani e Rovero Impiglia

di | in: Interviste, Primo Piano

S. BENEDETTO DEL TRONTO, 24 marzo 2015 –  “Because I See”, il nuovo video di Rovero Impiglia, scritto e diretto per il brand di abbigliamento sportivo E9, è l’occasione per una doppia chiacchierata: da una parte il videomaker sambenedettese e dall’altra l’ascolano Mauro Calibani, proprietario di E9, protagonista del video e, soprattutto, ex campione del mondo di bouldering. Cos’è il bouldering? Perché scalare montagne senza corde e imbracature? Come si coniugano coraggio, impresa sportiva, bellezza e creatività? Solo due persone con la capacità di “vedere oltre” possono rispondere.

 

Come è nato il progetto di “Because I See”?

RI: “Because I See” nasce da un sincera e profonda stima che mi lega a Mauro Calibani. Ci siamo conosciuti nel 2006, anno in cui mi trovai a scrivere e dirigere il mio primo documentario, “Arrampicatori Metropolitani”, un racconto sul fenomeno dello street boulder italiano che fu trasmesso da National Geographic. Il documentario raccontava di questa forma di arrampicata metropolitana ed anche della capacità che abbiamo di adattarci all’urbanizzazione dilagante e di trasformare le nostre città in campi da gioco da “sfruttare” in maniera creativa. Beh lo street boulder naturalmente nasce dal bouldering e chi meglio del Campione del Mondo di tale disciplina poteva essere chiamato in causa? Ecco come conobbi Mauro Calibani. Dopo quella esperienza, negli anni, abbiamo continuato a collaborare fino ad arrivare a “Because I See”, una sorta di video manifesto che cerca di dare una risposta alla domanda “perché scali?”.

Come è stato lavorare con Mauro? 

RI: Mauro prima di tutto è un artista. Poi è un atleta. Sono sicuro che non potrebbe vivere nulla di ciò che fa in maniera non creativa. Probabilmente l’arrampicata è la disciplina che gli consente di esprimersi al meglio, ma il suo approccio al lavoro ed alla vita in genere è sempre estremamente innovativo. Mauro ama le sfide, ama confrontarsi con la novità senza presunzione e proprio per questo nella sua vita ha ottenuto e sta ottenendo dei risultati significativi. Quando trovi qualcuno che si fida totalmente di te, che intuisce e capisce l’importanza di trasmetterti il più possibile la sua anima per poi dirti “fai quello che vuoi”, allora per un autore è il massimo.

Mauro, ci racconti brevemente la tua storia?

MC: Certo! E’ un po’ lunghetta, ma volendola riassumere a ciò che riguarda il mio amore per la scalata, diciamo che tutto è partito da mio padre Maurizio, storico Alpinista Ascolano, che mi ha trasmesso il germe della scalata. Lo vedevo andar via alcune mattine quando io avevo 3 anni con tutte quelle ferraglie e corde e zaini, e fu subito amore e desiderio… io dovevo scalare. Ho iniziato con lui a 14 anni in montagna, poi a 17 ho iniziato a fare anche delle gare, le prime giovanili in Italia, grazie agli amici e maestri Stefano Romanucci, Cristian Muscelli e Sandro Fanesi. Da quel momento in poi sono sempre andato avanti, alla ricerca dell’irraggiungibile, sognando, soffrendo e divertendomi, sino ad arrivare ad essere nel 2001 il primo campione del mondo della storia del bouldering. Il mio percorso è passato attraverso innumerevoli grandi soddisfazioni, tra cui aver introdotto in Italia il bouldering, disciplina praticamente inesistente fino alla fine degli anni ’90.

Puoi spiegare cos’è il bouldering a chi non lo conosce?

MC: E’ una disciplina che consiste nello scalare massi senza corda. Il fascino di tutto questo sta nella ricerca di gestualità e movimenti sempre più complessi ed estremi. Potremmo paragonare il bouldering ai 100 metri nell’atletica, per la massima esplosività, pochi movimenti estremamente difficili, ma anche alla danza per l’eleganza, la coordinazione e l’armonia necessarie per riuscire ad effettuare movimenti sempre più complessi. Per arrivare a salire i passaggi più difficili, sono arrivato a spendere anche un anno di tempo, limando pian piano ogni errore che mi compromettesse la riuscita dall’inizio alla fine senza interruzione. Il bouldering è una disciplina magica e la mia ricerca è avvenuta grazie alla scoperta di Meschia.

Qual è l’esperienza più memorabile della tua carriera?

MC: Nell’arrampicata come in ogni altra disciplina, tutto si costruisce tassello dopo tassello, e dopo anni di pratica appassionata, ne ho collezionati molte. Se dovessi menzionare i momenti topici potrei sottolineare: il campionato del mondo a Winterthur nel 2001; la salita di “Is not Always Pasqua”, una via salita in stile clan, senza protezioni sicure, molto pericolosa, nel 2003, tra le più difficili salite al mondo in questo stile tutt’ora; la salita di “Tonino 78”, una delle prime proposte al mondo che superassero la barriera dell’8c nel 2004. E molte altre sia in gara che sulla pietra, ma forse queste sono state un po’ le mie “tesi di laurea” nella scalata.
Mauro_Calibani-650x431Ci parli un po’ dei luoghi che si vedono nel video?

MC: Si trattano di alcuni dei luoghi in cui ho passato molti giorni ed anni della mia vita alla ricerca di me stesso, del mio bisogno di contatto con la natura e della mia fame di roccia, si tratta di Uscerno, di Meschia e dei monti della Laga, tutti caratterizzati dalla massiccia presenza di arenaria, la particolare tipologia di pietra delle nostre zone, qui largamente presente ma abbastanza rara in tutto il resto dell’Italia con queste conformazioni. A cavallo del 2000 si è creato un movimento legato al bouldering, proprio grazie a queste zone meravigliose, alla bellezza della roccia e dei suoi passaggi, che hanno fatto da cassa di risonanza per l’esplosione del bouldering in Italia ed in Europa. Come spesso accade la bellezza e la validità dei posti e della loro natura, unita alla creatività di noi uomini, danno vita alla magia delle grandi novità, noi siamo solo gli interpreti di ciò che già c’è, già esiste, e spetta a noi utilizzarli nel migliore dei modi.

Rovero, c’è una frase molto significativa nel video, “we see art in the shape of every stone” e tutto il video ruota attorno ai concetti di bellezza, arte e creatività, oltre a quelli dell’impresa sportiva. Come mai?

RI: Questo video è dedicato a tutti coloro che “vedono oltre”. A tutti quelli che riescono ad interpretare questo mondo, creando nuovo senso, mostrandoci la bellezza e talvolta anche sprazzi di verità. Chiunque viva una disciplina umana con passione, umiltà, sincerità e devozione, compie qualcosa di straordinario perché si mette (e ci mette) in contatto con una dimensione superiore, dove le nostre angosce ed i nostri interrogativi sembrano trovare un po’ di ristoro. Che si tratti di pittura, scultura, musica, fotografia, danza, arrampicata o di un progetto d’impresa, poco importa. Quello che importa è che l’uomo da sempre è stato in grado di superare i propri limiti grazie alla sua capacità di immaginare mondi e soluzioni possibili. “Because I See” parla di tutto questo, parla di opportunità e dell’importanza di saperle vedere per imparare a conoscersi e prosperare.

Qual è il concetto di bellezza di Mauro Calibani?

MC: La bellezza è tutto quello che mi fa vibrare, cattura la mia attenzione, mi rende nudo, mi emoziona, nutre la mia fantasia, ciò che mi fa commuovere, ciò che in quel preciso momento è la cosa più bella del mondo, per cui vale la pena anche rischiare qualche cosa in più pur di avvicinarsi ad essa, compartecipandoci se pur solo per un breve istante. Nel caso della “mia scalata” è creare una potente sinergia tra il mio corpo in movimento e la bella disposizione delle rughe impercettibili della pietra, sempre uniche e diverse, ma che compongono quel “testo” che non mi stancherò mai di leggere ed interpretare a modo mio.

 





24 Marzo 2015 alle 21:00 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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