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Glen Hansard “Didn’t He Ramble”

di | in: in Vetrina, Recensioni

Etichetta: ANTI-

Brani: Grace Beneath The Pines / Wedding Ring / Winning Streak / Her Mercy / McCormack’s Wall / Lowly Deserter / Paying My Way / My Little Ruin / Just to Be The One / Stay The Road

 

 

Convinto che assistere ad un concerto di Bruce Springsteen sia una di quelle cose che cambiano la vita, Glen Hansard ha ereditato molte cose dal Boss: l’inesauribile gioia di fare musica, la generosità nel concedersi al proprio pubblico, la capacità di dare del tu alle emozioni. Non solo: nel 2013, a Kilkenny, ha anche esaudito il sogno di duettare con il suo idolo in quella Drive All Night che, negli ultimi anni, era diventata un cavallo di battaglia dei suoi spettacoli.

Non dovrebbe sorprendere, così, che il nuovo album, “Didn’t He Ramble”, che arriva a tre anni di distanza da “Rhythm And Repose”, sia springsteeniano per buona parte della scaletta. Nelle sue tracce trovano posto il gospel rock di “The Rising” e le atmosfere rarefatte di “Devils And Dust”, i ritmi saltellanti delle “Seeger Sessions” e, perché no, gli slanci vitali di “Born To Run”.

 

Quella di Glen Hansard è musica senza effetti speciali, scritta, suonata e cantata per chi crede ancora nel potere salvifico di una canzone, a dispetto delle mode. L’artista irlandese non si rivolge ad una generazione in particolare, né ad una classe sociale. Il suo pubblico è il genere umano con le sue ambizioni e le sue miserie, le difficoltà di ogni giorno, le sconfitte e le rinascite. Il singolo Winning Streak porta dentro gli sforzi e il sudore della risalita, e una fraterna benedizione (“may your winning streak/may it never end”). Ma tutto il disco ha il calore di un abbraccio, il sapore della pioggia e dell’autunno, i colori vividi delle fotografie di viaggio e la bellezza colta negli angoli della vita. Glen procede con grazia, alternando atmosfere soffuse ad arrochimenti folk-rock, ed è come se qualcosa di sacro bruciasse dentro ogni canzone. McCormack’s Wall e Lowly Deserter sono le ballate che con più chiarezza lasciano sentire l’impeto del sangue irlandese, Wedding Ring e Stay The Road due gioielli acustici e polverosi, Her Mercy e My Little Ruin, più semplicemente, i brani più emozionanti della raccolta.

 

Se “Didn’t He Ramble” non è il suo miglior disco, è solo perché Glen Hansard costruisce il suo capolavoro ogni sera, che, con una chitarra in mano, suona dal vivo davanti ad un pubblico. Poco importa che ad ascoltarlo ci sia una folla oceanica (come a Kilkenny con Springsteen), poche decine di persone (come nel concerto a sorpresa che ha tenuto a Lucca lo scorso anno) o, addirittura, una sola persona (come nell’indimenticabile scena d’apertura di “Once”).

 




13 Settembre 2015 alle 17:34 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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