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Musica e letteratura. Quali sono i libri preferiti di Levante?

Siciliana di nascita, piemontese d’adozione, Levante sta lasciando una traccia preziosa e riconoscibile nel panorama musicale italiano, grazie ad un cantautorato pop pulsante e intelligente. Nel 2014 il suo album “Manuale distruzione” è stato finalista al Premio Tenco e agli European Music Award. Quest’anno ha partecipato al South By Southwest Festival negli Stati Uniti, ha aperto diversi concerti di Paolo Nutini e ha pubblicato il nuovo lavoro “Abbi cura di te”, ancora finalista al Premio Tenco.

Dopo Bugo, Giuliano Dottori, Andrea Chimenti ed Erica Mou, anche Levante ci ha parlato dei suoi libri preferiti.

 

Chi ti ha trasmesso l’amore per i libri?

 

Credo che la propensione alla lettura, in casa mia, sia innata. Ricordo mensole piene di volumi di ogni genere, dai manuali di ingegneria meccanica al best seller del momento, non saprei chi incolpare per questa fame di parole e racconti che non voglio e non posso frenare. Forse mia sorella Rosalia mi ha avvicinato al mondo della lettura. Ero affascinata da quel silenzio in cui si immergeva: tutto si allontanava anni luce da lei e iniziava a viaggiare, irraggiungibile eppure soltanto sdraiata sul suo letto, con gli occhi incollati alle pagine.

 

C’è un momento della giornata che prediligi per la lettura?

 

In questo periodo prediligere un momento della giornata per potermi dedicare alle mie amate letture sembra essere un lusso che non posso permettermi… se potessi scegliere sarebbe sicuramente il pomeriggio ma oramai mi arrangio come posso ritagliandomi lo spazio per quel “viaggio silenzioso” quando capita.

 

Qual è lo stato d’animo che più frequentemente ti porta a rivolgerti alla lettura di un libro piuttosto che all’ascolto di un disco?

 

Lo stato d’animo con cui affronto la lettura o l’ascolto di un disco è quello dell’irrequietudine. Sono guidata da uno slancio curioso verso un’emozione, una storia, un suono che mi culli. E’ un’irrefrenabile ricerca di emozioni e sogni. Sarò ripetitiva nel parlare nuovamente di “viaggio” ma è quello che mi sembra di fare quando mi perdo tra parole e punteggiatura o quando vengo risucchiata dalle melodie. E’ l’esigenza di andare, di chiudere la porta, spegnere la luce e andare dove ti porta… l’autore.

 

decarlo - CopiaTi sei mai innamorata del personaggio di un romanzo?

 

Sì, da ragazzina mi sono innamorata di Guido, uno dei personaggi di “Due di due” di Andrea De Carlo. Io stavo per iniziare il liceo quando ho sfogliato le prime pagine di questo libro, e Guido aveva 15 anni e poi pian piano, pagina dopo pagina, è cresciuto e da ragazzino sbarbato è diventato un uomo difficile, con mille storie irrisolte dentro… sempre in giro per il mondo, con mille vite iniziate e mai finite. Forse mi ero ritrovata semplicemente in lui… nonostante a 14 anni non sapessi chi ero, forse avevo avuto l’onestà di ammettere che assomiglio di più a una persona decentrata.

Guido, ti amo ancora.

 

A quale scrittore del passato ti piacerebbe far ascoltare le tue canzoni?

 

Mi piacerebbe poter fare ascoltare le mie canzoni a Marcel Proust. Quando ho iniziato a leggere il primo dei sette volumi de “La ricerca del tempo perduto” mi sono perduta io in quelle tortuose subordinate intrise di malinconia cronica. Devo essere stata una sua cara amica per poi reincarnarmi in questo corpo siculo, o forse ero semplicemente lui. Insomma c’è questo filo invisibile che lega me e Proust che chiamerei “narrativa nostalgica”. Ovviamente non sono riuscita a finire il primo volume, mi era bastato capire che eravamo in perfetta sintonia.

 

C’è uno scrittore al quale confideresti qualche segreto?

 

No, onestamente no, ma forse farei una chiacchierata con Niccolò Ammaniti.

 

Il preferito tra gli scrittori della tua terra?

 

Io ho amato tanto Pirandello, nonostante non abbia mai apprezzato le sue scelte politiche (tuttavia distanti dalla sua scrittura), per la genialità e la bellezza del pensiero filosofico che perdeva ogni forza davanti all’istinto animalesco dell’uomo. Ricordo come illuminanti le letture scolastiche de “Il fu Mattia Pascal” e “Uno, nessuno e centomila”, immancabili nell’adolescenza.

 

Quali sono i tre romanzi più importanti della tua vita?

 

“Due di due”di Andrea De Carlo, perché è stato uno dei primi libri a portarmi lontano da casa nonostante fossi sdraiata sul mio letto, proprio come dicevo prima.

“Brida” di Paulo Coelho, perché quella donna alla ricerca di una strada, di un percorso e della verità sembrava somigliarmi. C’è anche una frase che Coelho lascia dire ad uno dei personaggi che è “Nella parola c’è Dio”: nulla di più vero.

“La danza della realtà”di Alejandro Jodorowsky: mi ha aperto un mondo e mi ha cambiata anche un po’, offrendomi una visione alternativa e una soluzione al dolore, al trauma, alla dipendenza.

 

Sei abituata a regalare romanzi?

 

E’ da tempo che non regalo un romanzo, lo ammetto. Forse perché a volte mi sento “sola” nell’amore per la lettura e quindi non è la prima cosa alla quale penso quando devo fare un regalo. L’ultimo libro che ho regalato e che regalerei a chiunque non lo abbia mai letto è “Il piccolo principe”.