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Musica e letteratura. Quali sono i libri preferiti di Patrizia Laquidara?

di | in: Interviste

Artista tanto talentuosa quanto imprevedibile, Patrizia Laquidara si muove da diversi anni in quel tortuoso e irresistibile crocevia tra musica popolare, canzone d’autore, jazz, sperimentazione e fascinazioni brasiliane. Vincitrice della Targa Tenco 2011 per il miglior album in dialetto con “Il Canto dell’Anguana”, ha al suo attivo collaborazioni con artisti del calibro di Arto Lindsay e Ian Anderson.

Dopo Bugo, Giuliano Dottori, Andrea Chimenti, Erica Mou e Levante, anche Patrizia Laquidara ci ha parlato dei suoi libri preferiti.

 

Ricordi qual è stato il primo romanzo a colpirti e magari a farti innamorare della lettura?

Ricordo che una delle primissime letture non fu un romanzo ma una raccolta di favole di Leonardo Da Vinci. Mio padre me la regalò non sospettando che ciò che vi avrei trovato non fossero racconti per educare i bambini ma un modo per fornire risposte agli episodi della vita quotidiana.In quei racconti l’uomo sembrava un intruso, tutto era incentrato sulla natura e soprattutto sugli animali. La cosa che mi colpì molto fu che in quasi tutte le favole ognuno di questi protagonisti, gli animali, finiva poi ucciso o comunque andava incontro a un destino crudele e impietoso. Io mi lamentai molto di questo con i miei genitori, ricordo che scrissi addirittura una lettera a un zio in Argentina con cui tenevo un rapporto epistolare e con la mia scrittura di bambina dicevo a lui che Leonardo da Vinci scriveva solo favole tristi e senza speranza e che a me questo scrittore non piaceva affatto. Si parlò molto poi in famiglia di questa mia avversione dichiarata per il genio delle arti. Al di là di questo, riconoscevo la bellezza della scrittura e devo dire che leggere è sempre stato fin da piccola un modo molto piacevole di passare il tempo.

C’è un momento della giornata che prediligi per dedicarti alla lettura di un romanzo?

Sicuramente la sera, prima di addormentarmi. Amo quel momento in cui il mondo rimane fuori, quando le luci di casa si spengono e rimane accesa solo quella sul comodino. E’ un momento di raccoglimento prezioso che riesce sempre a darmi un grande senso di intimità con me stessa, quindi in qualche modo ad essere terapeutico.

Cosa trovi nella narrativa che non trovi in altre forme artistiche?

Ogni forma artistica è un modo di comunicare e credo che ogni forma abbia a che fare l’una con l’altra, come dei vasi comunicanti ogni arte si nutre di altre espressioni. Nel testo narrativo si può vivere con la fantasia, con il sogno, nella virtualità di mille realtà parallele e questo si trova anche nella musica per esempio. Ma il testo scritto racconta una storia, completa e senza limiti di spazio, tempo e dimensioni. Forse è questa la sua peculiarità.

C’è un romanzo o uno scrittore che secondo te ha raccontato la Sicilia meglio di altri?

Io amo il Verga. Ho passato l’estate di due anni fa a rileggermi tutti i suoi racconti. E credo che la Sicilia del Novecento sia stata descritta nel modo migliore da Sciascia.

Quale scrittore ha raccontato l’amore nel modo più toccante?

Ricordo un passo, un capitolo che si trova nel romanzo “Un Uomo” di Oriana Fallaci. In questo capitolo lei parla dell’amore tenero e feroce verso Alexandros Panagulis. Ricordo ancora quelle parole come una delle cose più toccanti rispetto all’amore di una donna verso un uomo.

Secondo te riesce meglio un romanzo o una canzone a raccontare l’amore in modo autentico?

Sarò di parte, ma secondo me una canzone.

Un romanzo che ha raccontato la musica e il suo mondo in modo credibile?

Ci sono i saggi, penso per esempio a “Tutto il resto è rumore” di Alex Ross e a “Musicofilia” di Oliver Sacks, a tutti i libri di Alfred Tomatis, ai suoi studi sull’orecchio e la vita. Mi è piaciuto molto “La musica sveglia il tempo” di Baremboim dove si parla molto delle corrispondenze tra musica e vita. Ma credo, in fondo, che siano le tante autobiografie e biografie dei grandi musicisti, in tutti gli ambiti musicali, a poter parlare della musica in maniera credibile, oppure la poesia, che ha già la musica in sé.

Se potessi scegliere uno scrittore a cui far raccontare la tua vita, chi sceglieresti?

Sceglierei una donna, Milena Agus.

Conosci o hai conosciuto personalmente qualche scrittore e che impressione ne hai avuto?

Ne conosco diversi. Con alcuni ci ho lavorato, con altri mantengo un rapporto di buona amicizia. Mi colpisce sempre in loro la grande capacità di osservazione, la curiosità verso il genere umano, o per le piccole cose di ogni giorno, il saper catturare negli altri le dinamiche nascoste, il rendere visibile quello che è invisibile.

canettiQuali sono i tuoi tre romanzi preferiti in assoluto?

La lingua salvata” di Elias Caneti, il romanzo autobiografico di questo autore ebreo sefardita che racconta la sua giovinezza. Mi è piaciuto per il linguaggio puro ed elegante, scorrevole ma pieno di fraseggi colti. Perché è l’elogio di un microcosmo dove circolano bulgari, turchi, greci, albanesi, armeni, zingari, circassi, rumeni, perché rende omaggio a una figura importante come quella della madre.

Libera nos a malo” il romanzo più significativo di Luigi Meneghello, un autore con cui ho avuto la grande fortuna di condividere qualche incontro, uno di questi una cena che ancora ora è tra i miei ricordi più preziosi. Lui era già molto vecchio ma conservava una lucida ironia mista a dolcezza, quasi una specie di tenerezza verso gli uomini, quella saggezza tipica di alcuni vecchi che hanno visto molto del mondo. Il libro parla di un piccolo paese, Malo, dove anche io ho abitato, e lo fa con una scrittura che è romanzo sociologico, autobiografia, saggio, poesia in prosa, con un linguaggio innovativo e divertente, mischiando italiano e dialetto in maniera sperimentale e creando un universo mitico e magico.

Quando Teresa si arrabbiò con Dio” di Alejandro Jodorowsky, grande artista a tutto tondo che ho avuto la fortuna di conoscere in occasione di un film, “Ritual, una storia psicomagica”, di cui entrambi abbiamo fatto parte. Ricordo una sera, eravamo seduti a fianco nelle stesso tavolo ed ero affascinata dalla sua straordinaria capacità di osservazione, lui mi ha fatto i tarocchi e lì ho capito la sua genialità. Lui non legge i tarocchi, lui è i tarocchi. Questo romanzo è una saga in bilico tra romanzo e favola, la storia meravigliosa e magica di una famiglia cilena di origine ebrea russa, la famiglia di Jodorowsky dove i suoi antenati diventano personaggi mitici, folli, sanguinari, santi.

Sei abituata a rileggere i libri che ami?

No, solitamente no. A volte sottolineo qualcosa. E rileggo solo quello per ricordarmi tutto.

E’ vero che ti stai dedicando anche alla scrittura di racconti?

Sì. Intanto, ho appena pubblicato un libro di poesie dal titolo “Alphonsomangorey”. Sono poesie che ho scritto nell’arco di qualche mese e che rappresentano una specie di catarsi, un modo per uscire da quella che ho definito la mia opera in nero. Nel contempo scrivo racconti. All’inizio erano autobiografici, una specie di documento umano, raccontavo della mia infanzia tra il Veneto e la Sicilia, sono cose che leggo anche durante i miei concerti e mi accorgo che la gente ascolta, si diverte, spesso ride perché questi racconti sono intimisti ma anche ironici. Il pubblico li vorrebbe poi rileggere, riascoltare, molti mi scrivono dicendo che in quei racconti si sono riconosciuti, o hanno riconosciuto una parte di sé. Parlo dei viaggi tra Vicenza e Messina su una Fiat 127 provvista di bombolone a gas con la mia numerosa famiglia, parlo del mio modo di vedere il mondo da bimba, di un pappagallo che mi ha insegnato le prime parolacce, di come la musica fosse già presente in forme molto diverse.

Ora però ho lasciato un po’ da parte i miei ricordi e mi sto dedicando alla scrittura di racconti che attingono a un mondo di fantasia. Sono vicende brevi, spesso ironiche, che traggono spunto da ciò che vedo nella mia quotidianità e che hanno per protagonisti personaggi maldestri, spesso ai margini, spesso disadattati e che quasi sempre si redimono con un gesto semplice o accedendo per un attimo a una visione magica del reale.

Chi è il miglior autore di racconti che tu abbia mai letto?

Credo la migliore sia Flannery O’Connor. Ma ne ho altre tre sul comodino in questo momento: Yasmina Reza, Miranda July, A.L. Kennedy

 

 




9 Dicembre 2015 alle 18:42 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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