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Articoli scritti da Pierluigi Lucadei

Nicola Lagioia “La ferocia”

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“La ferocia” (Supercoralli, Einaudi, 2014 – pp. 418, € 19,50)

Quella de “La ferocia” è una narrazione spettrale, mai edulcorata, congegnata con precisione autoptica, testamentaria, e, insieme a quella del precedente “Riportando tutto a casa”, offre la più alta rappresentazione letteraria di una Puglia rovinosa, incapace di salvarsi da se stessa.



Mark Olson “Good-bye Lizelle”

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MARK OLSON

Un album suonato artigianalmente, intimo e raccolto ma anche incisivo e vigoroso. Mark Olson non è un musicista che segue le mode, se ne frega degli ultimi dettami dello stile e si permette il lusso di dedicare un brano (Long Distance Runner) ad un eroe dell’atletica leggera dell’immediato dopoguerra, Emil Zatopek. La sua musica ha il pregio di suonare in tutto e per tutto fuori dal tempo, buona per tutte le stagioni, forse perché è semplicemente ottima musica



“L’underground è la mia casa”: intervista ad Alessio Arena

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“La letteratura tamil a Napoli” (Neri Pozza, 2014)

“La letteratura tamil a Napoli” racconta una città di grotte e canali, invisibile, labirintica, sotterranea. Alessio Arena, al suo terzo romanzo, dipinge con una prosa scoppiettante e surreale una Napoli nascosta, pregna di odori e chiasso. Abbiamo intervistato lo scrittore partenopeo (ma trapiantato a Barcellona), incuriositi dall’originalità del romanzo ma anche dalla sua poliedrica vena artistica.



Nickolas Butler “Shotgun Lovesongs”

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“Shotgun Lovesongs” (Marsilio; pag. 320, euro 18,00 – traduzione di Claudia Durastanti)

Una parabola americana che indaga i temi della famiglia, dell’amicizia e della fama.



Davide Tosches “Luci della città distante”

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“Luci della città distante” (Controrecords, 2014)

Protagonista di “Luci della città distante” è sempre la terra con i suoi silenzi, i suoi spazi difesi dalla contaminazione, i ritmi dettati dall’orbita solare, i semi che ci hanno generato e che alla stessa terra ci tengono legati, gli abitanti più vicini all’uomo. Basterebbe dare un’occhiata alla tracklist, titoli come Un cane, L’airone, Il canto del ghiro, Il calabrone, Mattino presto rendono senza difficoltà la poetica contemplativa del disco.



Hamilton Leithauser “Black Hours”

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“Black Hours” (Ribbon Music, 2014)

La voce di Leithauser, da sola, rischia di non bastare. A dirlo è proprio questo “Black Hours”, tentativo del cantante di avvicinarsi ad atmosfere più raffinate e lente, di tracciare le coordinate di uno swing’n’roll accomodante, abbassando i decibel e chinando il capo, guardando i propri piedi e compiacendosi fin troppo delle scarpe in pelle spazzolata. Se qua e là lo swing funziona (11 O’Clock Friday Night), o se anche si rimane sedotti da un country sbilenco (I Retired), il più delle volte il risultato è inefficace



Joe Henry “Invisible Hour”

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“Invisible Hour” è una raccolta di undici rigorosi lamenti che, sebbene pretendano la vibrante intensità dell’ascolto solitario, hanno il pregio di lasciar sempre intravedere l’ottimismo. E’ un disco a mezz’aria tra condivisione e intimità, prosciugato di tutto il superfluo pur nella sua prolissità, semplicemente immancabile come ogni disco di Joe Henry.



“We Were Here”, intervista ai Turin Brakes sul nuovo album

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Olly Knights e Gale Paridjanian presentano il loro sesto album



David Foster Wallace e Mark Costello “Il rap spiegato ai bianchi”

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“Il rap spiegato ai bianchi” (minimum fax, 2014 – euro 12,50)

Quando scrisse, a quattro mani con Mark Costello, “Il rap spiegato ai bianchi”, David Foster Wallace non era ancora un autore-mito ma aveva già pubblicato due titoli – il romanzo “La scopa del sistema” e la raccolta di racconti “La ragazza dai capelli strani” – che l’avevano segnalato come uno degli scrittori più geniali della sua generazione. Soltanto un lustro più tardi avrebbe tirato su quel sontuoso monumento all’ambizione artistica che è “Infinite Jest”, ma la sua cifra stilistica nel 1989 era già perfettamente riconoscibile.



Micah P. Hinson “Micah P. Hinson and the Nothing”

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“Micah P. Hinson and the Nothing” (Talitres / Audioglobe, 2014)

“Micah P. Hinson and the Nothing” è un album creato senza l’uso delle mani, dopo che Micah ne aveva per un lungo periodo perso l’uso a causa del brutto incidente stradale del 2011. Con l’aiuto dei Twilight Sad, di T. Nicholas Phelps e del Belgium Quartet, è riuscito a registrare queste undici nuove canzoni, composte per la maggior parte prima dell’incidente, e a confezionare uno dei migliori album della sua carriera, per chi scrive il più compiuto dai tempi di “Micah P. Hinson and the Opera Circuit”



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