#romanzobreve n.5: “Accozzaglia – puntata 2”

#romanzobreve n.5: “Accozzaglia – puntata 2”

di Brevevita Gruppo Letterario


“Accozzaglia”

puntata 2


SECONDA PARTE DELL’ACCOZZAGLIA

Durante l’Accozzaglia, Bertoli si piazza di sotto col banchetto e fa i mojiti.


In quella postazione, si raggiunge più volte il cosiddetto “Magic Moment”.


Come per i venditori di folletto, questo è per Bertoli il tripudio irripetibile della vendita effettuata, l’orgasmo. Le ordinazioni al banco hanno lo stesso dolce sapore della firma della massaia sul prestampato aziendale. Il pestato di lime e zucchero di canna è piacevole come il post-vendita effettuato in solo, sopra una triste donna divorziata di 39 anni.


Il cazzone appare visibilmente felice, specialmente quando il presunto camerunense (in realtà un ariano bianco nativo di Silvi Marina) preleva di forza le ragazze dai tavoli e le costringe a ballare. Come avrete capito, i clienti dello chiosco-bar Gabriella sono sottoposti a fastidiose, esecrabili torture. C’è gente che fa finta di parlare al cellulare per non essere prelevata. Noi, clienti fissi e storici, pensiamo sia giunta l’ora di ribellarsi.


SVILUPPO DELLA FASE CONCETTUALE DELLA RIBELLIONE:

Bertoli incassa quindi le nostre battute al vetriolo:

“se le dai a me, 30 mila lire, zompo più in alto di questo scemo”

“Bertoli, per dio!! è meglio l’organetto!”

“e dunque questo sarebbe il tuo artista? Questo picchia sui tamburi a casaccio!”


Bertoli sopporta e fa i mojiti. Con un paio di guanti di plastica da chirurgo che anziché a un intrattenimento esotico ti fanno pensare a un’operazione ai legamenti.


La bionda cameriera in carne, molto sorridente in verità (e a una certa anche intrigante), continua a recapitare mojiti al nostro tavolo, ma in essi vi alberga sempre troppa menta, come al solito, piantagioni intere di erba e rami.


Non parlo di sapore, Cristo, mica sono così schizzinoso; parlo del fatto che da questi bicchieri è impossibile bere. Nel mio tumbler c’è praticamente un albero, non rametti di menta o foglioline, parlo di alberi, rami, scoiattoli. Se portassi a casa questa coppa, babbo la riporrebbe nello scantinato per l’inverno, atta ad integrare la riserva di legna da ardere.


Le conseguenze dei drink sono rovinose:

io mi sto a <<beve>> il mio mojito di fretta, preoccupato dell’imminente irruzione dello scoiattolo piergiorgio, è alquanto angosciante. I miei compagni di tavolo vengono colpiti da sintomi diversi. Sergio Portaluppi, un benzinaio puttaniere, fallito come mediano di spinta negli anni 80, a causa dello sfregamento dei rami sulla pelle, è vittima di un’irritazione fulminante, non solo cutanea, con conseguente prurito schema “ortica modalità on” e paranoia.


Questo il suo commento a caldo: “‘nvec di mbriacà pizzica!! peggio delle zecche ‘sti mojiti oh !”


Attilio Lombardozzi, secondo portiere al torneo del galoppatoio del 1849 (prima della guerra di secessione americana), di solito pulisce e raschia i bicchieri tipo turbina, mangia anche il ghiaccio, tritura le cannucce prima di infilarle nel posacenere e dargli fuoco, e figuriamoci la menta!! ma oggi, a causa dell’affollamento di legno nel boccale, è costretto a desistere in almeno due rami, diametro stecca da biliardo juniores circa.


Infine, il fogliame costringe 2 ragazze cecoslovacche a mettersi il collirio (esse siedono al tavolo con noi), perché ogni volta che provano a bere gli arriva qualcosa negli occhi.


(aperta parentesi)

abbiate pazienza, so che la cecoslovacchia non esiste più dal 1 gennaio 1993, ma qui al chiosco/bar Gabriella amiamo continuare ad usare questa parola, in quanto include al suo interno significati per noi romantici, gli stessi che le nostre mamme infliggono a pellicole come via col vento, uccelli di rovo e dynasty.

(chiusa parentesi)


A coronamento della schifezza giunge nel locale la mia ex, che con il suo nuovo fidanzato avvocato si produce in effusioni amorose subliminali, piccoli sguardi d’intesa senza tenersi neanche mano nella mano, per non farmi troppo male. Brutta troia del cazzo, preferirei netto che mi pomiciasse di fronte.


mmmhhh . . .


Bertoli ti uccido . . .


Grrr, e la serata gli stava andando anche bene, a sto minchione.


Questo significava che in futuro , con tutta probabilità, avremmo dovuto subirne delle altre.


FASE PRATICA DELLA RIBELLIONE

Tra una scoreggia del camerunense e una soffiata di naso di giggi er zozzone, rassegnato a subire bruttezza

e umiliazioni, mi alzo dal tavolo e mi dirigo verso il banchetto incriminato, dove Bertoli spadroneggia a tal punto che potrebbe fare i mojiti palleggiando di tacco.


Sono in fase di “Bestemmia Sottovoce” già da 25 minuti.

Il mio “fare e borbottare”, e soprattutto il mio alzarmi dalla sedia in quel modo, è giudicato subito dai miei amici come “molto allarmante”.

“Edoà, dove vai?”, mi fa Portaluppi.

“torno subito. tu vatti a sciacquà la faccia. si roscio ripiati. c’ho paura che ‘ste due si vanno via. E se si vanno via ‘sse due stasera mi sparo”

“è vabbè però ritorna tu! così gli dici qualche cazzata in inglese”

“sempre io ci devo pensare? pensaci tu, na vota, Portalù! inventati qualcosa tu! mo ritorno co n’altri 5 mojiti”

“vabè, allora mo ci pensa Lombardozzi, và !” Portaluppi dà una pesante pacca sulla schiena a Lombardozzi che – con lo sguardo fisso verso il camerunense – non fa una piega.

“hhmm ckrcrkicrkick -fff- hmm” (rumore da tritamento di cannucce)

“mmazza, quesso ‘cciacca sempre, oh – na bestia!”


Arrivo al banco e faccio per lanciare l’ordinazione, ma non prima di aver punzecchiato l’enorme minchione: “Bertoli, noi del tavolo avevamo chiesto qualcosa da bere, non una giungla stilizzata! Da quei bicchieri poteva uscire fuori Tarzan, o un orango-tango! Quante volte devo dirti di non esagerare con la menta, coccia quadra!”


“neanche ti rispondo, guardati fai sempre più schifo edoà, sei completamente ubriaco, vergognati! Tu tiri fuori sempre il peggio dalle persone!”

“Per cortesia ora ci fai cinque mojiti senza menta!”


La risposta di Bertoli, di notevole sagacia, è stata: “te li devo fà??”

“no, me li devi <<immaginare>>, così poi ti metto una cannuccia nell’orecchia e mi nutro dei tuoi pensieri . . . sì avoja, mmmhh!! , cuscì m mor d fam . . certo che me li devi fare, brutto andicappato!”

“ma senza menta che mojito ti viene . . . che ti ci metto allora?”


Sapevo di questa sua obiezione da capobarista nel villaggio zulù, e difatti m’ero preparato apposta una monumentale controreplica riguardante le madri: “e allora mettici la fregna di mammeta !!”


BOOOOM !!


La rivolta è completa, adesso.


A Bertoli gli viene la faccia tipo bambino schifato, quando gli dai una sculacciata e secondo lui non se la meritava proprio.


Lui…. che già si produce in mille sforzi, dal suo punto di vista da considerarsi anche <<a sfondo sociale>>,

per ravvivare quelli come me, per tenerli lontani dalla droga e dalla delinquenza.


Per togliermi dalla testa il <<vagabondare nelle zone industriali>>.

Per accendere entusiasmi in serate altrimenti desolate.


Questa sarebbe la ricompensa che gli porgo . .


Quale onta !!


Seguono 7-8 minuti di alta filosofia.


In cui bevo e penso.

A mia madre.

Al mio primo giorno di scuola.

Alle conseguenze di ciò che ho appena detto . . .

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continua . . .

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