Il rettore Luigi Lacchè spiega la centralità degli studi sul poeta recanatese nell’Università di Macerata
MACERATA – “L’eccezionale ritrovamento del manoscritto originale dell’Infinito e, soprattutto, il lavoro di studio e analisi che ha portato al suo riconoscimento corona il lavoro della cattedra leopardiana, un fiore all’occhiello dell’Università di Macerata. Leopardi significa, per il territorio, cultura e identità e, per l’Ateneo, eccellenza”
Così il rettore Luigi Lacchè commenta il rinvenimento della terza copia autografa del celebre componimento di Giacomo Leopardi, il poeta più noto della tradizione letteraria italiana e il più studiato nelle Università americane dopo Dante Alighieri. Il documento è stato identificato da Laura Melosi, docente di Letteratura italiana e responsabile della Cattedra Giacomo Leopardi dell’Università di Macerata.
La funzione identitaria che l’opera leopardiana svolge in maniera evidente e riconoscibile nel contesto culturale, sociale e produttivo delle Marche ha ispirato, nel 2011, il nuovo accordo di programma tra l’Università di Macerata e il Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati per la ripresa delle attività della Cattedra leopardiana, già istituita presso la Facoltà di Lettere e Filosofia nel 2000. La Cattedra arricchisce l’offerta didattica con un modulo di insegnamento curriculare su un tema sensibile della poesia e del pensiero di Leopardi, scelto annualmente dal direttore scientifico del programma, Laura Melosi. Metà delle lezioni è costituita da seminari, a tenere i quali sono invitati i più autorevoli studiosi italiani e stranieri, insieme con poeti e scrittori particolarmente coinvolti dalla poetica leopardiana. La cattedra costituisce, quindi, un importante fulcro anche per lo studio e l’approfondimento del poeta recanatese.