23 set 2014
MARCHE NORD: LA REGIONE E’ PRONTA AD AVVIARE IL PROGETTO.
La Regione ha definito la priorità della realizzazione del nuovo polo ospedaliero di Marche Nord. Ha avviato lo studio di fattibilità, individuato il modello di finanziamento e coinvolto i territori per la scelta del sito. Gli amministratori locali del comprensorio (Provincia di Pesaro e Urbino, Comuni di Pesaro, Fano, Urbino, Saltara, Mombaroccio, Peglio, Montecalvo in Foglia, Cantiano, Montelabbate, Cartoceto, Isola del Piano e Tavullia), convocati nella sede della Provincia di Pesaro e Urbino per l’acquisizione del parere per l’individuazione del sito, hanno scelto, con la sola obiezione del sindaco di Mombaroccio, la Località Fosso Sejore del Comune di Pesaro. Oggi siamo nella condizione di dare il via al progetto. Esiste un solo problema, il ripensamento degli enti locali circa la localizzazione del nuovo ospedale. Infatti, dopo aver scelto l’area di Fosso Sejore quale sito più idoneo, il Comune di Pesaro, così come la Provincia, mutano indirizzo e fanno balenare l’idea di Muraglia come fosse una migliore localizzazione. Questo mutamento di rotta è l’unico motivo di ritardo verso la realizzazione del nuovo polo. La Regione non è contraria a un sito differente perché è giusto che decida il territorio, ma il territorio deve decidere senza rimandare ad altri le proprie responsabilità e le proprie incertezze. I Comuni di Pesaro, Fano, Urbino, Saltara, Mombaroccio, Peglio, Montecalvo in Foglia, Cantiano, Montelabbate, Cartoceto, Isola del Piano e Tavullia e la Provincia di Pesaro e Urbino dicano dove vogliono che sia realizzato il nuovo ospedale di Marche Nord e la Regione procederà immediatamente con il progetto. SCHEDA LA STRATEGIA Sin dalla costituzione dell’Azienda ospedaliera Marche Nord, la Regione ha previsto di riorganizzare la funzione ospedaliera del territorio di Pesaro e Fano, con la realizzazione di un nuovo presidio che unisse le funzioni assistenziali oggi divise in più strutture. Nella prima delibera (DGR 62 del 23 gennaio 2012) che definisce il sito in cui realizzare il nuovo ospedale, si chiarisce infatti che esso risulta necessario per qualificare i processi assistenziali oggi frammentati. IL SITO Con nota del 4 luglio 2011 l’assessore alla Salute Almerino Mezzolani ha chiesto ai territori interessati (Provincia e Comuni) di trasmettere le proposte dei siti individuabili nell’ambito dei propri territori. Il 16 dicembre 2011, nella sede della Provincia di Pesaro, si è svolta l’adunanza dei sindaci del comprensorio per l’acquisizione del parere per l’individuazione del sito. Il verbale dell’audizione certifica che la scelta degli amministratori è ricaduta, con la sola obiezione del sindaco di Mombaroccio, sulla Località Fosso Sejore del Comune di Pesaro. Con lettera inviata all’assessorato regionale alla Sanità il 10 giugno 2014, però, il Servizio Urbanistica della Provincia di Pesaro e Urbino fa balenare l’idea di Muraglia quale sito più adatto alla realizzazione dell’ospedale. Stessa posizione arriva dal Comune di Pesaro. LO STUDIO DI FATTIBILITA’ Con delibera regionale 397 del 1 aprile 2014, la Regione ha chiesto all’Azienda Ospedali Riuniti Marche Nord di predisporre uno studio di fattibilità corredato da una analisi della sostenibilità economica e finanziaria. La direzione aziendale ha elaborato una prima bozza dello studio, su cui ha predisposto la documentazione necessaria per il bando pubblico. Data l’indisponibilità di finanziamenti nazionali, lo studio di fattibilità prevede il ricorso al Partenariato Pubblico Privato (PPP) che dà al privato il mandato a progettare, costruire e gestire la manutenzione dell’immobile per 20 anni per poi consegnarlo ai committenti. Sarà un bando finanziato con una disponibilità pubblica di 47 milioni di euro che verranno dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare regionale e con un mutuo di 19 milioni che sarà acceso dall’Azienda ospedaliera Marche Nord. Un impegno consistente che testimonia quanto la Regione creda nel nuovo ospedale e voglia la sua realizzazione.
PROTEZIONE CIVILE, SI RINNOVA L’INTESA CON CISPEL MARCHE PER LA GESTIONE DELLE EMERGENZE.
La Regione, i Comuni e le Province marchigiane rinnovano, per un triennio, la convenzione con Confservizi Cispel Marche nella gestione delle emergenze di protezione civile. La Giunta regionale ha approvato lo schema del protocollo d’intesa che verrà sottoscritto prossimamente tra gli enti. Confservizi Cispel Marche associa le aziende che forniscono servizi pubblici locali: acqua, gas, energia, farmacie comunali, ambiente, trasporto pubblico locale. “Settori sensibili e vulnerabili, che vanno subito rispristinati in fase di emergenza, per garantire soccorsi celeri e assistenza tempestiva alle popolazioni in caso di calamità”, sottolinea l’assessore alla Protezione Civile, Paola Giorgi. L’intesa rinnova le precedenti, iniziate nel 2007 con una convezione sperimentale sottoscritta da Anconambiente e, poi, nel 2009, con la stessa Cispel, visti i risultati positivi raggiunti con il primo accordo. “Il protocollo consente di usufruire di un servizio continuativo, anche con le procedure di reperibilità, a supporto delle attività di protezione civile – spiega la Giorgi – Permette anche di disporre di mezzi e personale degli enti gestori di servizi pubblici, nella delicata fase dell’emergenza, che si vanno ad aggiungere a quelli istituzionali, assicurando un intervento integrato a supporto delle istituzioni preposte alla gestione degli interventi di protezione civile”. Il nuovo testo del protocollo d’intesa prevede che Confservizi Cispel Marche organizzi e mantenga un servizio H24 per il reperimento delle risorse secondo le necessità, promuova la diffusione della cultura di protezione civile, aiutando le aziende aderenti nella pianificazione delle emergenze. Mezzi e personale che opereranno durante le calamità avranno uno stemma identificativo, mentre gli enti firmatari (Regione Comuni e Province) agevoleranno la partecipazione del personale – indicato da Confservizi Cispel Marche – alle iniziative formative di protezione civile.
BIOGAS, MALASPINA IN MERITO ALLE SENTENZE DEL CONSIGLIO DI STATO: “NON TRATTANO LA VIA POSTUMA”.
“Contrariamente a quanto si vuol fare intendere, le sentenze della IV Sezione non trattano la questione della Via postuma, semplicemente perché non era oggetto delle controversie davanti al Consiglio di Stato. Gli argomenti riguardavano l’annullamento dell’autorizzazione energetica per la mancata acquisizione della Via nella fase istruttoria, a seguito dell’incostituzionalità della legge regionale 3/2012 che derogava all’obbligo sulla base della soglia dimensionale. Dal pronunciamento del Consiglio di Stato emerge, ancora una volta, l’enorme e complesso problema giuridico creato dal legislatore nazionale, che non si è uniformato alla legislazione comunitaria. La Regione Marche ha sempre operato nel rispetto delle norme nazionali, secondo i principi della trasparenza e della legalità”. Lo ribadisce l’assessore regionale all’Energia, Maura Malaspina, commentando le ultime decisioni del Consiglio di Stato, in merito agli impianti di Camerata Picena, Osimo e Corridonia, anche per il quale è stata confermata la sentenza del Tar Marche, di diniego dell’autorizzazione, sempre per la mancanza della Via in fase istruttoria. “Va chiarito, prima di ogni considerazione politica – continua l’assessore – che le sentenze della IV Sezione ribadiscono la necessità dell’acquisizione della Via, non potendo escludere i progetti sulla base della soglia dimensionale (procedura invece ammessa dalla legge dello Stato che non si è adeguata alle norme europee). Questo nonostante che la fase amministrativa di autorizzazione degli impianti fosse iniziata quando ancora era in vigore la legge regionale 24/2011 (che prevedeva anch’essa le soglie dimensionali) e quindi potesse essere eccepita l’inapplicabilità della decisione della Corte costituzionale che si riferiva alla legge regionale 3/2012 e nonostante poi che aspetti dell’impatto ambientale fossero stati valutati durante l’istruttoria per il rilascio delle autorizzazioni. Tutto questo in punta di diritto. Resta la questione dell’inadeguato contesto normativo di riferimento sulle autorizzazioni che costringe la Regione a risolvere un problema di cui non è la causa. Non va ignorato, come si tende a fare, che altre Regioni hanno adottato norma analoghe alla 3/12, senza subire l’impugnativa da parte del Governo nazionale: in questi territori restano in vigore le stesse disposizioni dichiarate illegittime nelle Marche e dove un solo impianto di biomasse ha la stessa potenza di tutti gli impianti marchigiani. Per questo motivo siamo impegnati a coinvolgere le istituzioni nazionali perché si assumano le proprie responsabilità e indichino la strada da percorrere”.