Etichetta: False Idols
Brani: Sun Down / Lonnie Listen / Something In The Way / Keep Me In Your Shake / The Unloved (Skit) / Nicotine Love / Gangster Chronicle / I Had A Dream / My Palestine Girl / Why Don’t You / Silly Games / Right Here / Silver Tongue – When You Go
Arrivato all’undicesimo album, Adrian Thaws in arte Tricky decide di sbattere, per la prima volta, il suo nome e cognome in copertina. Ma, parlando di uno degli artisti più sfuggenti e controversi degli ultimi vent’anni, non c’è troppo da stupirsi se l’album intitolato con il proprio nome di battesimo non sia un lavoro sofferto e introspettivo. “Adrian Thaws” è un disco per fare un party, oscuro, adulterato, stonato, malato quanto volete, ma pur sempre un party; un disco da suonare a volume alto o altissimo; un disco che non è nemmeno lontano parente dei lavori targati nineties quanto a ispirazione, ma che ha di sicuro il merito di raccoglie le varie anime di Tricky e di mescolare i generi con nonchalance. C’è il trip-hop, d’accordo, ci sono le sfumature soul, il reggae di Silly Games, ma soprattutto ci sono l’electroclash di Why Don’t You (con Bella Gotti), il suadente pop di Something In The Way e il noir sensuale di I Had A Dream (entrambe con la voce di Francesca Belmonte). Quello di Tricky è il suono della confusione urbana, delle grandi questioni della contemporaneità – sessuale, generazionale, sociale, razziale – di una perdizione mai edulcorata. A volte il suono balbetta, come è capitato d’altronde anche negli album degli ultimi anni, altre volte riesce ad essere efficace. E’ innegabile che da “Maxinquaye” ne sia passata parecchia di acqua sotto i ponti, che il trip-hop non abbia più l’hype di metà anni Novanta e che Tricky non sia più un uomo copertina, ma se si cerca energia e un talento non inquadrabile in alcuno schema, difficile, persino nel 2014, trovare un disco più sfaccettato e coraggioso di “Adrian Thaws”.