Nickolas Butler “Shotgun Lovesongs”

Nickolas Butler “Shotgun Lovesongs”

 

Con il suo romanzo d’esordio Nickolas Butler racconta l’America nella sua più ruvida autenticità, l’America di «gente povera che suona musica, gente povera che condivide il cibo e gente povera che balla anche quando tutto il resto nella loro vita è così triste e disperato che sembra non debba esserci alcuno spazio per suonare, mangiare o abbastanza energie per ballare». “Shotgun Lovesongs” è ambientato in una piccola cittadina del Wisconsin, Little Wing, dove tutti conoscono tutti, dove non ci sono altri divertimenti all’infuori del bere birra e dello stendersi sopra vecchi silos a fissare le stelle, un posto fatto di «colline, vallate, pendici, crepacci, dorsali e strade di campagna». Little Wing è l’antitesi della metropoli, rappresenta l’altra America, quella dimenticata nei suoi lunghi inverni, quella che non compare in tv o sulle riviste, a meno che uno dei suoi cittadini non diventi una star del rock. E’ ciò che accade a Lee, il più illustre cittadino di Little Wing, catapultato nel breve volgere di una stagione dal fallimento esistenziale alla fama planetaria. Non sbaglia chi intravede la sagoma di Justin Vernon (Bon Iver) nel profilo di Lee. Butler è stato compagno di scuola di Vernon: a lui ha ispirato, nemmeno troppo velatamente, il personaggio di Lee, e “Shotgun Lovesongs”, l’album registrato nell’autarchia di una casa nel bosco, non è altro che “For Emma, Forever Ago”, il sorprendente esordio di Bon Iver del 2007.

 

Lee, Henry, Ronny e Kip sono amici d’infanzia, blood brothers cresciuti con l’illusione della reciproca lealtà. La vita ha fatto di tutto per portarli lontano, ma è a Little Wing che finiscono per tornare, perché solo lì si riappropriano di una voce che non suoni falsa e di un corpo pronto ad abbandonarsi all’amore e alla debolezza. Ronny è diventato un alcolista dopo aver smesso con il rodeo, Kip è tornato dopo aver fatto i soldi a Chicago, Lee calca i palchi di tutto il mondo, Henry si occupa della fattoria di famiglia. “Shotgun Lovesongs” coglie i quattro amici nel delicato passaggio in cui la giovinezza cede il passo alla vita adulta: «Penso che entrambi ci stessimo rendendo conto che dopo trent’anni e rotti le nostre infanzie erano giunte al capolinea. Che le amicizie spontanee e stabili della nostra gioventù non erano più praticabili», dice Henry riferendosi non solo a Lee che gli siede vicino ma a tutto un fardello di sentimenti contrastati, nervi tesi, commozioni e svenimenti, felicità effimere e piccole gioie durature, fatiche imponderabili e leggerezze improvvise.

Butler racconta i suoi personaggi con una lingua asciutta, snella, mai sopra le righe. La sua prosa, però, è tutt’altro che minimale. “Shotgun Lovesongs” è un romanzo di trecento pagine pieno di pathos, congegnato con sapienza narrativa, capace di contenere ben quattro matrimoni (un record?) e di lasciare che scandiscano i momenti chiave della storia. Il primo in ordine di tempo, quello di Henry con la splendida Beth, il più strutturale e rivelatorio, è l’ultimo ad essere narrato. Quello di Lee con l’attrice Chloe è nel mezzo, destinato a non durare e pronto a far precipitare più di un’esistenza.

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