Mario Benedetti, “La Tregua”

Mario Benedetti, “La Tregua”

di Renzo Vitellozzi

 

 

Martin Santomé è un impiegato quarantanovenne di una grande azienda di Montevideo alla soglia della pensione e vedovo da più di vent’anni con tre figli già adulti. Persona per bene, posata ed esperta, con ottimo stipendio e senza gravi acciacchi, Santomé tiene un diario (che è la forma del lungo racconto) in cui annota accadimenti e riflessioni della sua tranquilla esistenza in attesa del congedo, del grande e sospirato ozio liberatorio. Il tempo sembra trascorrere lento e inesorabile tra pacifici diverbi familiari, noia e disillusioni, finchè non irrompe nella quiete del suo ufficio una giovane nuova assunta, la venticinquenne Laura Avellaneda, ragazza riservata, non particolarmente bella ma indiscutibilmente attraente, dotata di un certo fascino e di una grazia seducente. Passano solo pochi giorni e per Santomé è amore definitivo. A tempo quasi scaduto la vita gli ha regalato un’occasione più unica che rara. La timida ed intelligente Avellaneda possiede tutto ciò che mancava alla moglie Isabel morta dando vita al più piccolo dei suoi figli. L’impiegato toglie gli ormeggi per avventurarsi in una relazione semiclandestina che si prospetta però senza futuro. Quale garanzia può dare una donna apparentemente inesperta, che ha la metà dei suoi anni, sempre più spiritosa e spigliata con i suoi colleghi di ufficio? Santomé si dichiara apertamente ed Avellaneda accetta la sua proposta d’amore sincera e leale. La felicità è a portata di mano, basta un po’ di coraggio, fiducia e rispetto reciproco. Come annota il protagonista nel suo diario, “l’esperienza e il vigore sono coetanei per pochissimo tempo” e “i cinquant’anni hanno una tragica fretta di arrivare”. La vita gli ha regalato un piccolo gioiello, perché privarsene? Ha sempre pensato che Dio gli avesse riservato un destino oscuro ma ora gli ha concesso una tregua, un sentimento nuovo e sublime, seppur tardivamente, e guarda con occhi nuovi il mondo che cambia intorno a lui. Vuole sposarsi, quanto prima perché sente che qualcosa di rovinoso potrebbe accadere.

La Tregua (Nottetempo, traduzione di Francesco Saba Sardi) dello scrittore e poeta uruguayano Mario Benedetti (1920-2009), fu pubblicato nel 1960 ed è un classico della letteratura sudamericana e più in generale del Novecento. E’ il romanzo che ha permesso all’autore di farsi conoscere in tutto il mondo e ci viene riproposto a cinque anni dalla sua morte. La struttura del romanzo è quella di un diario e voce narrante quella di un uomo qualunque, un impiegato senza particolari aspirazioni che cerca con poca convinzione di dare un senso ed uno scopo alla propria vita. Santomé “ha una tristezza con vocazione all’allegria” e, complice la tenerezza della docile Avallaneda, si lascia abbandonare in una dimensione a lui sconosciuta.

Davvero sorprendente il romanzo di Benedetti anche per l’incantevole scrittura, asciutta ed elegante. Un racconto sul tempo, sulla perdita e sul dolore che ne consegue; poetico, commovente, venato di malinconia, La Tregua lascia al lettore una piacevole sensazione di impotenza e smarrimento.

Ennesimo capolavoro “riscoperto” del Novecento dopo i recenti Stoner di John Williams e L’Istituto per la Regolazione degli Orologi di Ahmat Tarpinar. Una tripletta quasi storica, una vera benedizione per gli appassionati. Appagante. Consigliatissimo.

2015-03-13

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