Cupra Marittima
Non essere cattivo di Claudio Caligari
Il Cinema Margherita di Cupra Marittima da giovedì 15 a martedì 20 ottobre presenta:
Non essere cattivo: È la storia di Cesare (Luca Martinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), legati da «una forte amicizia virile. È un legame che resiste anche quando separano i loro destini, Vittorio cerca di salvarsi e di integrarsi attraverso il lavoro, mentre Cesare affonda nell’inferno della droga e dello spaccio, finché durante una rapina viene ferito. Non essere cattivo è ambientato a metà degli anni Novanta, perché, secondo il regista, «come Pasolini aveva intuito, è il momento in cui muore il mondo pasoliniano”. (www.trovacinema.it) “L’ultimo film di Claudio Caligari, 17 anni dopo L’odore della notte, è un altro excursus nei luoghi oscuri non solo dell’hinterland romano, ma dell’animo umano e della società contemporanea, raccontato attraverso due figure di confine, l’una encomiabile per la sua volontà di tirarsi fuori dalle sabbie mobili della propria condizione, l’altra patetica per l’incapacità strutturale di farlo. In certi luoghi e certe circostanze non essere cattivo, per citare il titolo, non è una scelta, perché per sopravvivere alla violenza e alla prevaricazione che ti circonda devi tirare fuori la tua natura peggiore, e possibilmente un “ferro”. Al di là di una trama piuttosto prevedibile e molto già vista al cinema, ciò che colpisce di Non essere cattivo è l’energia vitale di cui è imbevuto, la fame di rivalsa, la voracità con cui Vittorio e Cesare azzannano la vita, strappandone brandelli di carne viva. La fotografia (di Maurizio Calvesi), lucida e colorata al neon, crea un 3D “de noantri”, un bassorilievo pagano. Anche l’archeologia suburbana è messa a frutto per delineare un universo coatto e coattante, un pianeta selvaggio dove è inevitabile sentirsi marziani, come marziano doveva sentirsi Caligari rispetto a gran parte della inciviltà contemporanea.
Per amor vostro: Anna, madre di tre figli, vive da quarant’anni nel suo angolo d’inferno. E’ stata una bambina spavalda e sfortunata, è oggi una donna generosa e fin troppo tollerante. Prigioniera dei doveri, della famiglia. Confortata da “anime poverelle” del sottosuolo, in realtà circondata da molti demoni, reali e immaginari. E da un cielo, che quando si affaccia a scrutarlo diventa, al suo sguardo, sempre più nero. “Questo non è un film con una storia, ma su un sentimento. Per me è un film sull’ignavia” – afferma il regista – “Penso a tutti quelli che sono gregari, a quelli che sono abituati a spegnere la parte più coraggiosa di sé, che galleggiano. Il film parla di una donna che risale a fatica dentro la sua capacità di vedere le cose. Ma Anna troverà il suo riscatto, diciamo così, quasi miracoloso”. (www.trovacinema.it) “Giuseppe M. Gaudino realizza con Per amor vostro il suo film più ambizioso perché la ‘storia’ che racconta si vuole allargare a uno sguardo che coinvolga non solo coloro che agiscono al suo interno ma si applichi alla complessa città in cui si dipana, alla sua storia, alla sua cultura ancestrale. Perché Anna, con le sue incertezze e la sua caparbietà, la sua incommensurabile generosità e il suo bisogno di essere compresa e di avere qualcosa che sia solo per sé è in fondo la summa della coscienza profonda della città che attraversa con il suo passo nervoso e una vita in bianco e nero pronta a colorarsi nei momenti topici in cui la sua anima si sente più fragile.
Inside Out: Crescere può essere faticoso e così succede anche a Riley, che viene sradicata dalla sua vita nel Midwest per seguire il padre, trasferito per lavoro a San Francisco. Come tutti noi Riley è guidata dalle sue emozioni: Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza. Le emozioni vivono nel centro di controllo che si trova all’interno della sua mente e da lì la guidano nella sua vita quotidiana. Mentre Riley e le sue emozioni cercano di adattarsi alla nuova vita a San Francisco, il centro di controllo è in subbuglio. Gioia, l’emozione principale di Riley, cerca di vedere il lato positivo delle cose ma le altre emozioni non sono d’accordo su come affrontare la vita in una nuova città, in una nuova casa e in una nuova scuola. (www.trovacinema.it) “La Pixar torna ai suoi momenti migliori: alla regia, forse non a caso, c’è Pete Doctor, che aveva firmato due capolavori come “Up” e “Monsters & co”. La struttura è quella classica del viaggio, comune a tutte le fiabe di questa casa di produzione, e la morale quasi didascalica. All’interno di una bambina ci sono cinque emozioni (Rabbia, Gioia, Paura, Tristezza, Disgusto) che interagiscono; ma quando si deve cambiare casa e l’adolescenza è alle porte, l’equilibrio salta, Gioia scompare e bisogna andare a cercarla. Il procedimento è quello dell’allegoria, in cui le emozioni, i vizi e le virtù vengono personificati senza mediazioni. Alla base c’è il legame tra emozioni e memoria, l’idea che alla base del Sé e delle sue trasformazioni ci sia la capacità di rielaborare il proprio passato. Nel loro viaggio interiore, le emozioni trovano infatti un mondo composto soprattutto di elementi del passato, tinti a secondo delle sfumature emotive (ricordi personali, jingle pubblicitari), e tutti somigliano un po’ ai vecchi super8, idealtipo visivo del tempo passato. Le isole della propria identità sono fragili, raggruppate per temi (la famiglia, lo sport), in costante movimento, in una concezione problematica dell’identità personale. Ma è la sequela delle gag, delle singole trovate, a fare la forza del film: un fuoco di fila di intuizioni insieme narrative, visive, concettuali. Il “viaggio nel mondo del pensiero astratto”, secondo la vecchia lezione di Tex Avery e Chuck Jones, trasforma le immagini in un balletto d’avanguardia. Il regno dei sogni, che è semplicemente il cinema, mette in scena i materiali della vita ordinaria. E così via. Il prodigio di “Inside Out” è dunque l’accoppiata di consapevolezza comunicativa e profondità filosofica, che lo rende perfettamente fruibile (e, a tratti, per le stesse ragioni) da bambini e adulti. Come spesso nei film della Pixar, si ride e si piange tanto, grandi e piccoli, maschi e femmine. Ma l’efficacia del film (e, supponiamo, la sua durevolezza) viene anche dal radicamento nel proprio tempo. Se il percorso sembra essere tutto dall’interno all’esterno, per cui è dall’individuo che si passa alla realtà esterna, sullo sfondo si intravede un racconto dell’America desolato, di incertezza, sradicamento, voglia di tornare in una casa perduta per sempre.” (Emiliano Morreale – L’espresso)
Anche per la stagione 2015-2016 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.
Ingressi: € 6,50 interi, € 5,00 ridotti |