al Cinema Margherita

al Cinema Margherita

Cupra Marittima, 2016-01-26

La corrispondenza di Giuseppe Tornatore
Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli

FINE SETTIMANA

La corrispondenza di Giuseppe Tornatore
giovedì 28 gennaio ore 21,15
venerdì chiuso x spettacolo teatrale
sabato 30 gennaio ore 21,15
domenica 31 gennaio ore 18,30-21,15
lunedì 1 febbraio ore 21,15

Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli
sabato 30 gennaio ore 18,00
domenica 31 gennaio ore 16,00

Martedì d’Essai 2 febbraio ore 21.15
Francofonia di Aleksandr Sokurov – Festival di Venezia 2015

Prossimamente: The Revenant di Alejandro González Iñárritu, The Hateful Eight di Quentin Tarantino, Joy di David O. Russell

Il Cinema Margherita di Cupra Marittima in occasione delle feste natalizie da giovedì 28 gennaio a lunedì 1 febbraio propone:

  • La corrispondenza di Giuseppe Tornatore, con Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Anthony Johns, James Warren, Shauna Macdonald.
  • Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, con Alexander Fehling, Andre´ Szymanski, Friederike Becht, Johannes Krisch, Hansi Jochmann. Il film è stato presentato in anteprima al Toronto International Film Festival 2015 ed è stato selezionato per rappresentare la Germania ai premi Oscar 2016 per il miglior film straniero, entrando nella short list.

Martedì d’Essai 2 febbraio ore 21.15
Francofonia di Aleksandr Sokurov – Festival di Venezia 2015

La corrispondenza: Una giovane studentessa universitaria impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d’azione, le acrobazie cariche di suspense, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Le piace riaprire gli occhi dopo ogni morte. La rende invincibile, o forse l’aiuta a esorcizzare un antico senso di colpa. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata sembra svanire nel nulla. È fuggito? Per quale ragione? E perché lui continua a inviarle messaggi in ogni istante della giornata? Con queste domande, che conducono la ragazza lungo la strada di un’indagine molto personale, inizia la storia del film. (www.trovacinema.it)

“Il nuovo film di Tornatore comincia idealmente dove finiva “Nuovo cinema Paradiso”, proiettandosi dal passato nel futuro delle immagini. Un lungo bacio, cui segue la ricerca di un oggetto d’amore perduto; non più su pellicola, bensì sulle mille superfici in cui le immagini e le parole oggi navigano. Un professore (Jeremy Irons) sparisce, e si mette in contatto con la sua amante (Olga Kurylenko) attraverso sms, videochiamate, filmati su Dvd. Questo corpo “fantasma” innesca così una vera e propria caccia al tesoro, misteriosa e angosciante, con la giovane donna. “La corrispondenza” appartiene al versante delle storie più nere e intime del cinema di Tornatore: thriller luttuosi come “Una pura formalità” o “La sconosciuta”, con una struttura da fiaba, con prove e oggetti magici. La prima sorpresa è lo stile del regista: pochissimi movimenti di macchina, partitura di Morricone quasi in sordina, atmosfera fredda e ovattata. Un autore così abitualmente sontuoso si permette qui di girare le scene-clou in maniera esplicitamente anti-drammatica: quando la donna rievoca un episodio traumatico, la vediamo in differita, su un monitor, mentre lei stessa si osserva; e l’uomo svela il senso delle proprie azioni di spalle, in un altro video. Ma soprattutto, questo è un film teorico, sulla comunicazione nell’era del digitale. Cosa ne è oggi dei corpi, degli affetti, delle storie? Guidati da una protagonista che scruta fuori campo inquieta, e da un meccanismo di suspense in fondo ingannevole, seguiamo due immagini umane che si inseguono e si parlano per tramite dello spettatore. Un tempo le pellicole bruciavano; qui brucia un Dvd, le immagini rischiano di scomparire, rimangono una traccia labile. L’unica consistenza dei due innamorati, l’unico peso specifico delle loro immagini è una bassa definizione le cui imperfezioni sono paradossalmente la fioca garanzia di un passato, di un corpo, di un dolore. Più che una storia d’amore, “La corrispondenza” racconta un’ossessione manipolatoria, come quella di Novecento il “pianista sull’oceano” o del battitore d’asta di “La migliore offerta”; forse anche la metafora, sorniona e dolente, di un regista che s’interroga sul tempo per provare a superarlo.”
(Emiliano Morreale – L’espresso)

Il labirinto del silenzio: Francoforte, 1958. Johann Radmann, giovane procuratore nella Germania dell’Ovest, indaga su una cospirazione di massa messa in atto per coprire i passati oscuri e la connivenza con il regime nazista di importanti personaggi pubblici.
(da www.trovacinema.it)

“La Shoah ha marcato il secolo scorso con un’impronta unica e tragica, influenzando in maniera decisiva i nostri modelli di rappresentazione e particolarmente il cinema. Questa ‘influenza’ continua a interrogare autori, critici ed esperti e a produrre opere che aiutano a convivere col passato, un passato che non può e non deve passare. E di passato e della sua rielaborazione dice (molto bene) Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, regista italiano naturalizzato tedesco, che assume il cinema come metodo d’investigazione e approccia il soggetto con l’eloquio lento del ‘diritto’.
Con Il labirinto del silenzio assistiamo precisamente a uno slittamento dal piano della visione a quello dell’ascolto, dalla potenza delle immagini a quella delle parole. Al centro del film un giovane e biondo procuratore che sessant’anni dopo la liberazione dei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau guida il proprio Paese come Arianna fuori dal dedalo e dal silenzio. Se la Germania dichiara oggi a voce alta la propria responsabilità eterna per la Shoah, non è stato sempre così. Dopo la guerra i tedeschi non avevano alcuna voglia di risvegliare i fantasmi del passato e troppa forse di tirarci una linea sopra, rimuovendone il peso. Nel 1949 dunque il cancelliere Konrad Adenauer appoggiava la reintegrazione massiva, soprattutto nella funzione pubblica, dei cittadini rimossi dai loro incarichi perché coinvolti con il regime nazista. Promotore della resurrezione materiale della Germania, sottolineata da Ricciarelli con champagne, nuovi edifici e nuovo stile di abbigliamento, Adenauer interpretava il desiderio della sua gente che voleva soltanto dimenticare, che non voleva sapere. Tutto cambierà però a partire dal 1958 e per l’intervento di una commissione incaricata di indagare sui crimini di guerra e sui criminali nazisti.
Mescolando personaggi reali (il giornalista Thomas Gnielka e il procuratore Fritz Bauer, a cui il film rende omaggio) e di finzione (il protagonista ‘composto’ da tre procuratori esistiti), l’autore realizza un dramma giuridico e personale storicamente irreprensibile. Film-dossier sobrio ed efficace, Il labirinto del silenzio scorre una pagina rilevante della storia in fondo alla quale il male avrà finalmente “un nome, un viso, un’età, un indirizzo”. Divorato dall’interno e ‘aggredito’ dall’omertà dominante, il protagonista ostinato di Alexander Fehling si fa carico del passato della nazione. Convinto di vivere nel paese migliore del mondo, come cantano i bambini nel cortile della scuola, Radmann non riesce davvero a immaginare cosa siano stati i campi di sterminio spacciati per ‘campi di detenzione preventiva’. Ma l’enormità della menzogna non tarda a travolgere il protagonista convinto di indagare su un omicidio e smentito dalla realtà che emerge lo sterminio di massa. Due anni dopo il processo Eichmann a Gerusalemme e vent’anni dopo il processo di Norimberga, ventidue criminali nazisti (soltanto sei saranno condannati all’ergastolo) compariranno davanti al tribunale di Francoforte. Momento capitale nella storia recente della Germania, il ‘secondo processo di Auschwitz’ apre una fase volta alla sensibilizzazione della magistratura e dell’opinione pubblica sul tema delle colpe e delle responsabilità della Germania durante la guerra. Assumere il proprio passato divenne da allora un dovere morale per tutto il Paese.
Teso e appassionante come un polar, Il labirinto del silenzio svolge una partitura inquisitoria che bracca i cattivi, confronta superiori, gerarchi e subordinati e interroga il silenzio degli aguzzini e quello delle vittime, barricate dietro il loro dolore. Perché il film, attraverso il personaggio di Simon, tratta (anche) l’isolamento dei sopravvissuti, la difficile integrazione in Germania come in Israele, l’impossibilità di dire a chi ignorava l’ampiezza dello sterminio. Ma il film trova le parole, quelle della legge e quelle del Kaddish che Radmann e Gnielka reciteranno per i bambini di Simon lungo il perimetro spinato di Auschwitz. Il silenzio è rotto.”
(Marzia Gandolfi – mymovies.it)
Anche per la stagione 2015-2016 il Cinema Margherita propone la Tessera Acec Marche. La tessera costa € 5, permette di avere 5 ingressi ridotti, più uno in omaggio, ed è utilizzabile in tutte le Sale Acec Marche.
Ingressi: € 6,50 interi, € 5,00 ridotti
Ingresso universitari: € 4,00

Cinema Margherita
Via Cavour, 23
63064 Cupra Marittima (AP)

Telefono: 0735 778983 / 340 7322062
Fax: 0735 777118
Email: info@cinemamargherita.com

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