Paolo Perazzoli ai tempi supplementari

Paolo Perazzoli ai tempi supplementari

San Benedetto del Tronto, 2016-01-09 – Paolo Perazzoli ha inaugurato la sua sede elettorale. “Non potevo rifiutare dopo i risultati del sondaggio, la petizione con oltre 2500 firme e l’incoraggiamento degli amici. Dico quello che penso e faccio quello che dico, 5 anni da Sindaco e poi smetto, è questo l’impegno per quelli che ho definito i tempi supplementari della mia politica. Da attaccante ora il mio ruolo sarà quello di allenatore di questa squadra di giovani. Partecipare, decidere, fare, disegnare il futuro, essere schiavi degli impegni presi per la nostra Città”

Paolo Perazzoli
Paolo Perazzoli

Paolo Perazzoli
Paolo Perazzoli

 

Uomini perbene
 
di PAOLO PERAZZOLI·DOMENICA 10 GENNAIO 2016
Ieri ho voluto aprire il discorso per l’inaugurazione della sede del nostro comitato con un breve ma sentito ricordo di Saverio Consorti, Pietro Paolo Menzietti e Domenico Mozzoni che ci hanno lasciato in questi giorni ma che, con il loro esempio, hanno rappresentato e rappresentano alcune delle pagine migliori della Nostra Storia. Lo riporto qui di seguito.
Ho pensato in queste ore se rinviare l’inaugurazione di questa nostra sede;
se poteva apparire irriguardoso e offensivo in questo giorno di fronte alla perdita ultima di Domenico Mozzoni, ma anche di quella di tre giorni fa di Paolo Menzietti e, voglio aggiungere, quella recente di Saverio Consorti.
Poi ho pensato che poteva essere anche una occasione per ricordare queste tre figure, questi tre “uomini perbene”, ognuno dei quali, nei loro ruoli e per le loro forti convinzioni, hanno reso questa nostra comunità più umana e civile.
Queste tre figure rappresentano, anche simbolicamente, un pezzo della nostra storia migliore.
Non vorrei abbandonarmi alla nostalgia, anche se la tentazione è forte per la commozione della loro perdita che ancora ci crea un groppo in gola, ma ripensare a loro quanto meno ci aiuta a liberarci da quella lettura rozza della stagione che abbiamo alle spalle come distinta solo da cinismo e corruzione.
Saverio Consorti è stato nella sua vita un marito, un padre, un lavoratore, come i tanti che nel dopoguerra hanno ricostruito un paese distrutto, con la speranza che il futuro per i loro figli sarebbe stato migliore. La sua speranza non l’aveva fiaccata il lavoro pesante che faceva ogni giorno presso la VECO, perché più forte era la convinzione che il sindacato, il partito dei lavoratori, il suo partito, avrebbe cambiato il nostro paese.
Al Partito di allora lui ha dedicato per tanti anni anche le sue ferie per lavorare alle feste dell’Unità, sempre sopra la friggitrice. Non c’erano né medaglie, né ricompense, ma (come ha detto la giovane Tobagi) “c’era l’orizzonte che garantiva il senso” a tanto spassionato lavoro. Un bravo compagno di base, si diceva in quei tempi; io direi “un uomo perbene” valido sempre perché fuori dai tempi e dalle appartenenze politiche.
Di Paolo Menzietti in questi giorni si è scritto molto. La sua riconosciuta e apprezzata onestà, il suo carisma, la sua personale inclinazione ad essere particolarmente attento ai cambiamenti sociali, al suo essere curioso delle innovazioni tecnologiche, al suo metodo di fare politica che rifuggiva dall’improvvisazione ma si fondava sempre sulle analisi socio-economiche.
Io vorrei aggiungere la sua moralità politica, la sua passione che è valsa per tutte le manifestazioni e per tutte le età della sua vita. “Dare un senso a questa storia” come diceva Bersani; e l’ultimo lavoro di Paolo, quello sulla Grande Guerra, comunicava questa necessità; la necessità di dare un senso alla vicenda storica del nostre Paese per preservare un patrimonio di testimonianze, di valori e di idee senza le quali, come ho già detto nella cerimonia funebre, un Paese sarebbe senza memoria e senza valori.
Era un innovatore Menzietti, uno che aveva avvertito prima e con più forza di altri la necessità di aprirsi al confronto col quel mondo cattolico che aveva nella democrazia il valore di riferimento, coinvolgendone le energie e gli uomini migliori.
Ed è riconducibile a questa sua attenzione, a questo percorso politico il suo e il nostro incontro con Domenico Mozzoni fino a sostenerlo nella candidatura a Sindaco nel 2001.
Domenico Mozzoni, cattolico, medico libero professionista, imprenditore, impegnato nell’associazionismo, ed altro ancora; ognuno lo ricorda per qualche aspetto della sua vita ma ognuna di queste definizioni appare riduttiva per Domenico perché era in ogni sua espressione un uomo perbene.
Esponente di quella società civile di qualità prestata alla politica ed ai bisogni della comunità cittadina, non ha cambiato la sua natura che si manifestava sempre in affettuosa sollecitudine o vicinanza, ma era troppo disarmato per un mondo politico che diventava sempre più competitivo.
Lui era abituato a dare il suo impegno, il suo contributo professionale, e non solo, sempre con straordinaria umanità, ma non sapeva chiedere per se stesso perché questo lo intimidiva e imbarazzava.
Dentro la bagarre elettorale lui si sentiva un corpo estraneo.
Oggi lo piangiamo in tanti perché consapevoli che qualcosa di buono ci è venuto a mancare, mentre ne avremmo estremamente bisogno.
Credo che lui abbia testimoniato i valori del cattolicesimo con la forza del suo esempio di vita.
La cosa migliore che possiamo fare per loro è occuparci e preoccuparci per la cosa pubblica come avrebbero fatto loro, con l’affetto del genitore e col coraggio del ragazzo, cambiando ciò che non funziona ed affrontando le ingiustizie del nostro tempo senza che il malcontento ci imbarbarisca e con l’ostinazione di chi ha tutto il futuro davanti, consapevoli che il futuro non va vissuto egoisticamente per noi soltanto ma che è la migliore eredità che possiamo lasciare ai nostri figli.
Eredità come quella che uomini come Consorti, Menzietti e Mozzoni ci hanno lasciato.
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