Le “storie di filiere umane e contadini felici” all’Auditorium Giuseppe Avolio della Confederazione italiana agricoltori
Arcevia (An), 02 febbraio 2016 – “Biologico Etico”: è questo il titolo del libro presentato all’Auditorium “Giuseppe Avolio” della Cia-Confederazione italiana agricoltori: un’opera che racconta “storie di filiere umane e contadini felici” attraverso i 35 anni della cooperativa di agricoltura biologica “La Terra e il Cielo” di Arcevia (An), a cura di Altreconomia Edizioni. Un’opera con cui gli autori Roberto Brioschi e Gabriella Lalia hanno voluto evidenziare come ‘bio’ “non è solo un bollino, un disciplinare, la scelta di un concime organico, una strategia commerciale, una suggestione di marketing, ma piuttosto uno stile di vita, un modello economico fondato sulla relazione etica tra le persone e la terra”.
Oltre agli autori, è intervenuto il presidente di “La Terra e il Cielo”, Bruno Sebastianelli, che ha ricordato l’impegno della cooperativa per produrre da anni cibo sano nel rispetto della legalità e dei diritti dei lavoratori, passando dalla fase pioneristica di trent’anni fa all’azienda affermata di oggi, che esporta la sua qualità in più di 20 Paesi del mondo.
Sebastianelli ha, inoltre, sottolineato come la cooperativa ha sempre operato nel rispetto massimo per l’ambiente, per il paesaggio e per i consumatori “a cui vogliamo portare un prodotto sano e buono, che nutre le persone. Un cibo – ha evidenziato – prodotto in una filiera creata nel rispetto della legalità, del diritto dei lavoratori e del prezzo giusto pagato agli agricoltori”. La Terra e il Cielo, ha concluso il presidente, “è una cooperativa che oggi ha 120 soci, in prevalenza piccoli imprenditori agricoli, che coprono la filiera completa di produzione biologica di 140 prodotti, esportati per il 40% specie nei mercati asiatici e americani”.
Nel libro, ha aggiunto Laila, “raccontiamo appunto i soci fondatori della Terra e il Cielo, i suoi personaggi, contadini felici perché condividono la passione per quello che fanno”. Brioschi ha aggiunto che questa è la storia dell’Italia migliore, di una filiera produttiva e sociale fondata sul valore della “contadinanza”.
Alla presentazione ha fatto seguito lo svolgimento di una tavola rotonda, moderata da Fabio Renzi, segretario di Symbola, dal titolo “Il biologico 3.0: modello di produzione agricola e alimentare, innovativo e sostenibile” a cui hanno partecipato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, il presidente di Federbio, Paolo Carnemolla, il presidente dell’Associazione italiana produttori biodinamici, Carlo Triarico.
Nell’introduzione, Renzi ha affermato che “l’agricoltura biologica e l’agro-ecologia stanno dimostrando di essere fattori chiave per risolvere le sfide sociali di oggi e che, quindi, l’agricoltura biologica ora vive una fase di attenzione e interesse sia da parte del mercato che dei cittadini-consumatori, nonostante le difficoltà burocratiche che gli imprenditori bio sono costretti a subire, a partire dalla certificazione”.
Triarico ha poi ricordato il ruolo che ha avuto l’agricoltura biodinamica in tempi lontani per l’affermazione dell’agro-ecologia, mentre Carnemolla ha evidenziato come “finalmente il biologico da alternativa antagonista è diventata un’opzione sostenibile anzitutto economicamente per tutta l’agricoltura”. E dunque “se è giusto preoccuparsi della crescita tumultuosa e dei rischi connessi alla nuova tipologia di imprese che stanno entrando in questo mercato è altrettanto necessario essere consapevoli che questo sviluppo è ciò per cui abbiamo sempre lavorato – ha affermato -. La scelta fatta negli anni ’80 del secolo scorso dai pionieri del settore ha portato ad avere un quadro normativo, un sistema di certificazione europeo unici, ancora oggi il biologico è l’unica forma di agricoltura sostenibile codificata per legge in quasi tutto il Pianeta. E’ da questo patrimonio che bisogna partire per mantenere coerenti con i principi gli standard della produzione bio lungo tutta la filiera e questo si può fare riattivando luoghi di confronto e approfondimento sulle tecniche di produzione e allevamento e sull’organizzazione delle filiere e del mercato a cui collegare servizi di formazione e consulenza qualificati per chi decide di entrare nel settore bio. E bisogna liberare il sistema di certificazione da adempimenti burocratici – ha proseguito Carnemolla – investendo in innovazione e strumenti a sistema che lo facciano tornare il garante di un’applicazione rigorosa delle norme e degli standard che il settore deve darsi per garantire quel ‘ben eseguito’ che rende il biologico etico”.
Nelle sue conclusioni, Scanavino ha quindi sottolineato quanto “la produzione biologica non sia solo uno strumento importante per migliorare la sostenibilità della nostra produzione alimentare, ma contribuirà anche a fornire un migliore reddito per i nostri produttori. E’ indubbio -ha continuato- che il comparto del bio è in positiva crescita, un trend costante negli ultimi 10 anni che spinge il settore. Sono infatti molti quelli che hanno abbracciato la conversione colturale con risultati confortanti. Molta strada comunque c’è da fare – ha chiosato il presidente della Cia – per l’agricoltura italiana nel suo complesso, perché i margini di crescita sono rilevanti. Serve però il sostegno della politica che in questo Paese dovrebbe mettere seriamente al centro delle priorità l’attenzione per il nostro settore”.