di Piero Celani*
Ancona – Le Marche. La Regione al plurale ma anche la regione dove per aver il diritto di nascere dove vivono i genitori occorre rivolgersi al Tar.
Il governatore Ceriscioli, ormai considerato dai più, un uomo solo al comando, è riuscito anche in questa impresa. Nonostante l’alzata di scudi delle popolazioni interessate dal suo progetto di chiusura dei punti nascita, dei sindaci di quei territori, dell’opposizione (ma questo per un renziano di ferro come lui potrebbe essere il meno) aveva tirato diritto: solo un punto nascita per oltre 1000 nati.
E così diverse istituzioni locali, nonostante alcuni parlamentari di spicco del PD avessero incensato la scelta del governatore, non si sono arrese al diktat e si sono rivolti al Tar.
La conclusione? Ovvia. Sospensione delle annunciate chiusure e i bimbi che continuano a nascere laddove sono nati i loro genitori e i loro nonni.
Campanilismo neonatale? No. Semplicemente buon senso.
Quello che pare mancare nell’ostinarsi a voler portare avanti una riforma sanitaria non condivisa praticamente da nessuno se non dal cerchio magico di Ceriscioli.
Eh, sì. Perché la riforma non è soltanto punti nascita da chiudere ma anche ospedali, unici, da aprire.
Già. Ma dove aprirli? Per ogni capoluogo di provincia? Per Area Vasta?Per salubrità dell’aria?Qual’è il principio?
Tra Ascoli e S. Benedetto, ad esempio, dove si fermerà la pallina della roulette? Chiuderà il Mazzoni o il Madonna del Soccorso? Chiuderanno entrambi? Ne faremo uno nuovo di zecca e del caso dove? Nessun problema, ci sono già diverse offerte di terreni da parte di alcuni Sindaci del territorio, come dire, il modo migliore per non fare mai l’Ospedale unico. E nel mentre il nuovo ospedale verrà costruito che faremo dei due nosocomi?
La confusione regna sovrana.
E nel mentre regna, i due “vecchi” ospedali si spengono poco a poco.
E’ di questi giorni la notizia che le sale operatorie del Mazzoni operano a scartamento ridotto. Certo è stata rivoluzionata la sosta e la viabilità al suo interno ma che volete farci: al traffico avrei preferito il potenziamento delle sale operatorie così che magari per un’ernia non si debba aspettare anni.
E cosa dire del rischio di chiusura del punto prelievi di Ascoli, inaugurato appena qualche anno fa, e dell’Ospedale di San Benedetto del Tronto, ridotto ormai a Casa della Salute??
Ma in tempi di area vasta tutto è dilatato, tutto è vasto come una riforma sanitaria dai contorni vaghi, indefiniti e soprattutto lontana dai reali bisogni dei marchigiani, e dei Piceni in particolare, che alla riforma chiedono concretezza e vicinanza ai loro problemi e alle loro aspettative e non aridi ideologismi basati sulle nuove parole d’ordine che nel PD, hanno sostituito il “leopardo da smacchiare”.
*Consigliere Regionale Forza Italia