San Benedetto. Puntuale come una cometa sperduta ritorna la questione-Ballarin. Stavolta alla vigilia delle elezioni comunali. Alle cene tra candidati-giornalisti- opinionisti-tifosi e cittadini voto-a-perdere, dice che prima del conto ti danno un bigliettino dove ti chiedono la tua opinione: cosa vorresti fare nello spazio del (“glorioso”) Ballarin? Perché il vecchio Ballarin è di tutti, è mio-tuo-suo. E del nuovo sindaco. Che sarà il vecchio.
C’è fermento e ansia tra le archistar. Gli si concederà tutto. Come quando si lanciò l’idea stupidissima del grattacielo: se solo fosse stato “firmato”…
Dopo infatti, lo svizzerotto Tschumi ci riuscì quasi, a piazzare la sua gigantesca algida ANIMOSA scatola di scarpe. Il pacco però lo prese Grottammare…
In questo Balla ring, senza andare a nessuna cena, dico anch’io la mia:
Un VUOTO è bello e non costa niente. Neanche un metro cubo di cemento e di asfalto, né un mattone, né un tubo di ferro, né un metro quadro di vetro e plexiglass, né un chilo di plastica. Niente palme, di nessuna razza.
Un VUOTO ventoso, verde di solo prato ruspante, come viene.
Un VUOTO liscio come un mare d’olio (voi direte come un campo di calcio).
Un VUOTO silenzioso (che non produce rumore). Trasparente. “Ingombrante”. Libero e gratis. Senza pubblicità, senza mercati e mercatini, senza gare sportive, senza parcheggi, senza messe feste e balli, senza musiche e mostre, senza cultura (oddio cosa dico!).
Un VUOTO solo da tenere pulito (sarebbe l’unico in tutta la città).
Una specie di Finis-terrae, un Passaggio a nord-ovest senza pericoli.
Un VUOTO apparentemente fesso.
Un VUOTO per andarci a pensare. Ne abbiamo bisogno.
4. 2. 2016 PGC – archistar
Ballarin…
Ballarin…
Ballarin…
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