Bravo Ceriscioli con D’Alfonso. Ora però allontana le tentazioni del Sagrantino ed abbraccia il Marcuzzo

Bravo Ceriscioli con D’Alfonso. Ora però allontana le tentazioni del Sagrantino ed abbraccia il Marcuzzo
di Guido Castelli*
Ascoli Piceno, 2016-02-04 – Spero che l’incontro tra Ceriscioli e D’Alfonso, governatore d’Abruzzo, sia solo il primo segnale di un reale ravvedimento del presidente marchigiano in  relazione al possibile riordino delle regioni. Non so se Renzi abbia davvero voglia di mettere altra carne al fuoco attivando le macro regioni. Ne dubito ma se ciò dovesse accadere sono certo che un’eventuale aggregazione delle Marche con la Toscana e l’Umbria rappresenterebbe un grave errore. Ciò per motivi storici, socio-economici e di prospettiva strategica. Fin dai tempi delle legioni romane, le organizzazioni territoriali hanno sempre separato la Toscana dalle Marche. È stato così nel periodo longobardo, nel Medioevo e nel rinascimento sino all’età dei principati. Ma anche prescindendo dal dato storico e giungendo a quello socio economico risulta evidente che qualora Ceriscioli dovesse tornare al “patto del Sagrantino”, le Marche soccomberebbero di fronte ad una logica che vedrebbe trasferite le direzionalità regionali verso Firenze e, più in generale, tutte le politiche pubbliche orientate verso il (ben più ricco e rilevante) Tirreno. Si arriverebbe all’assurdo che per quasi tutti i maggiori centri urbani marchigiani sarebbe più agevole raggiungere la capitale d’Italia piuttosto che il capoluogo della regione. Circostanza quest’ultima tanto più rilevante se si considera che la recente riforma delle province ha decisamente rafforzato le funzioni amministrative delle regioni che risultano assomigliare sempre meno ai Laender Tedeschi (micro stati con forte valenza legislativa) e sempre più agli arrondissement francesi (super province con connotazione amministrativa). In questa logica risulterebbe piuttosto complicato arrivare fino alle rive dell’Arno per ottenere un’autorizzazione ambientale per aprire un cava sul torrente Menocchia. Ma la questione decisiva per abbandonare la logica del Sagrantino ed aprirsi a quella del più solido Marcuzzo, è rappresentata dalla grande questione europea. Le Marche hanno da tempo accettato la sfida della macroregione adriatico-ionica quale elemento strategico per il futuro del proprio territorio. La programmazione comunitaria già sta evolvendo in questo senso come dimostrano le strategie di cooperazione che riconoscono un ruolo fondamentale proprio alle macroregioni (Danubiana, Baltica, Adriatico Ionica, Alpina, Mediterranea). Tanto per dare qualche numero la proposta strategica EUSAIR, delineata dalla Commissione Europea con la collaborazione attiva di tutti i governi della macro regione adriatica, ha disponibilità finanziarie per circa un miliardo e 200 ml euro. Insomma, Caro. Ceriscioli, comprendo la tua ancestrale dedizione all’ideologia che scorre sulla tratta Fano/Grosseto ma quella è solo un tracciato infrastrutturale e non può rappresentare una strategia territoriale. Del resto sarebbe davvero surreale creare un regione per realizzare una strada. Normalmente accade il contrario: si realizzano le strade per sostenere le regioni. E la strada, quella maestra, per noi marchigiani non può che svilupparsi lungo il mare Adriatico.
*Sindaco Ascoli Piceno
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