di Renzo Vitellozzi
Da poco lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa, nato a Piura nel 1936, si è trasferito a Londra in un vecchio ma accogliente appartamento con piccolo giardino annesso. Diventa presto professore universitario e nel 1966 inizia la stesura di Conversacion en La Catedral proseguendo quindi la sua amatissima attività di narratore. La Catedral lo impegnerà per tre lunghi anni ed il libro verrà pubblicato a Barcellona nel 1969.
Il romanzo, parzialmente autobiografico, è ambientato a Lima durante gli anni della dittatura del generale Manuel Odria (tra il 1948 e il 1956) e prende spunto dal casuale incontro in un canile, dopo diversi anni, tra Santiago Zavala, detto Zavalita o “secco”, giovane giornalista, figlio della buona borghesia di Lima legata al regime ed in rotta con la famiglia, ed Ambrosio, l’uomo che fu l’autista di suo padre Don Firmin Zavala. I due vanno a bere in un malandato e poco raccomandabile locale situato nella periferia della capitale, «La Catedral»appunto, e ne nasce una lunga, dettagliata ed appassionata conversazione. Dal dialogo viene fuori un quadro lucido e spietato della società limana di quegli anni. Storie di militari cinici e brutali, politici corrotti, giornalisti disillusi, prostitute di alto bordo; storie di torbide passioni e squallidi giochi di potere. Le vicende personali di Zavalita ed Ambrosio si intrecciano con quelle di un paese allo sbando, inerme, senza riferimenti, imbrigliato in una sterile ed oscura dittatura, privo di una solida alternativa, di una credibile opposizione. La Catedral non è un romanzo politico ma un grande romanzo storico che parla apertamente anche di politica, di una delle tante dittature del novecento presenti nei Paesi latinoamericani, di come l’uso deviato del potere possa condizionare la vita ed i destini di milioni di persone.
Una delle particolarità più interessanti del romanzo è la tecnica di scrittura, geniale e sofisticata, scelta da Vargas Llosa. In particolare nella prima parte del lungo racconto, sono continui i salti temporali, le incalzanti vicende e i dialoghi si susseguono in maniera parallela, fatti ed episodi distanti nel tempo si sovrappongono nella stessa pagina. La costruzione della narrazione è complessa e piuttosto serrata, un groviglio di personaggi compaiono e scompaiono repentinamente sulla scena. Il lettore più tradizionale e meno abituato, troverà qualche difficoltà, potrebbe distrarsi o smarrirsi; lo invito a non desistere perché dopo le prime cento pagine e superato il trauma iniziale, la scrittura si fa più fluida, e l’avvincente concatenarsi delle varie storie inchioderà il lettore al libro fino all’epilogo.
Cinquant’anni fa nasceva Conversazione nella «Catedral», il capolavoro di Mario Vargas Llosa (Premio Nobel per la Letteratura 2010), una tra le più significative opere della letteratura latinoamericana. E con il passare degli anni cresce l’interesse per La Catedral, un segnale ancor più confortante dopo la recente “riscoperta” di altri due bellissimi romanzi: La Tregua dello scrittore uruguaiano Mario Benedetti e Stoner dell’americano John Edward Williams. Ma che strano destino per opere ed autori così meritevoli. Ancora quanti i capolavori sconosciuti, dimenticati? A volte sembra che il tempo sia il più fedele alleato della migliore letteratura. Noi attendiamo fiduciosi. Buona lettura!
18 febbraio 2015