Discriminazione di genere? Accade spesso, oggi anche nei confronti dell’uomo

Discriminazione di genere? Accade spesso, oggi anche nei confronti dell’uomo

Intervista a Paola Petrucci, Consigliera di Parità per la Regione Marche.

Pari opportunità: un concetto alquanto idealistico nello scorso secolo, quando sono state combattute le più grandi battaglie in favore dei diritti femminili.
Ma oggi, nella seconda decade del secondo millennio, cosa è cambiato? Lo chiediamo a Paola Petrucci, Consigliera di Parità per la Regione Marche.

Quali sono le occasioni in cui oggi si evidenzia maggiormente una discriminazione femminile? È tuttora il caso di discriminazione più frequente?

L’ambito in cui vengono maggiormente discriminate le donne è quello lavorativo, non a caso già nella Legge n. 863 del 19 dicembre 1984, compare per la prima volta la figura della Consigliera di Parità. Le discriminazioni di genere sul lavoro, che siano dirette o indirette, individuali o collettive, sono subdole e spesso difficili da riconoscere anche per una triste componente psicologica per cui le donne sono abituate a sentirsi “meno importanti” dei colleghi uomini. Un solo dato: le dipendenti italiane, a parità d’incarico ed inquadramento, guadagnano circa il 20% in meno dei loro colleghi. Nelle Marche abbiamo punte del 28%. A questo si aggiunge una segregazione verticale nelle aziende in cui le donne occupano i livelli più bassi a dispetto della loro scolarizzazione più alta e, una volta a casa, si fanno carico del lavoro di cura che non è ne’ retribuito ne’ valorizzato.

Ci sono oggi casi in cui sia discriminato l’uomo?

Certamente si. Intanto mi corre l’obbligo di specificare che le Consigliere di Parità si occupano di discriminazioni di genere sul lavoro e ciò non vuol dire che ci occupiamo di donne discriminate ma di discriminazioni in base al genere. Dal 2001 sono la Consigliera di Parità per la Provincia di Ascoli Piceno, e ogni anno ho almeno un caso maschile: si tratta perlopiù di padri che hanno difficoltà ad accedere ai congedi parentali perché le aziende non gradiscono o non comprendono….i figli sono competenza delle madri, non siamo ancora abituati a padri che scelgono di esercitare il loro ruolo preferendo i figli alla carriera. Qualche anno fa mi è anche capitato un caso di un uomo che voleva fare Assistenza Domiciliare e trovava molte resistenze proprio perché uomo e, come dicevamo prima, le attività di cura vengono considerate appannaggio delle donne. 

Raccontaci sulla tua esperienza alcuni casi in cui ti sei imbattuta

La maggior parte dei quasi trecento casi di cui mi sono occupata in questi anni sono di lavoratrici che hanno difficoltà a veder riconosciuti i loro diritti fondamentali legati alla maternità, che faticano ad entrare o rientrare nel mondo del lavoro o che non riescono a conciliare i tempi di vita con quelli lavorativi. Ci sono stati anche casi di violenza, di vario tipo, sui luoghi di lavoro: dal caso, noto e concluso con la condanna definitiva di otto anni, dell’imprenditore che stuprava le dipendenti a quelli di apprezzamenti non graditi da parte di colleghi o di clienti. 

Come bisogna agire oggi nella società per prevenire discriminazioni di genere?

Le discriminazioni di genere sono il frutto di una cultura sbagliata e gerarchica secondo la quale le donne, e tante altre categorie, vengono considerate meno importanti di altri e, quindi, sottovalutate. Molti uomini si considerano privilegiati rispetto alle donne e, quindi, in diritto di chiedere e pretendere da loro cose che non chiedono agli uomini. Troppi stereotipi costellano la nostra cultura di riferimento e, tra questi, quelli di natura sessista ossia che giudicano e valutano in base al sesso. Un esempio per tutti: immaginate di essere per strada e che un’auto rischia di d’investirvi, inevitabilmente l’istinto è quello d’insultare l’autista…..circa l’80% degli insulti sono di natura sessista: se l’autista è donna sono riferiti alle sue attività o preferenze sessuali; se l’autista è un uomo sono riferiti alle attività o preferenze sessuali della madre o della moglie o della sorella. Solo raramente questo tipo d’insulti vengono riferiti ad un uomo e a pensarli sono spesso anche le donne. La nostra società è radicata su una cultura sessista, che dobbiamo combattere con un attento lavoro di educazione e formazione. Solo in questo modo possiamo costruire una società paritaria e non discriminante,. E non mi riferisco solo alle discriminazioni di genere.

Nel tuo ruolo di consigliera regionale di parità, quale è il tuo maggiore impegno?

Oltre ai compiti che devo perseguire quale Pubblico Ufficiale, ossia intervenire in caso di discriminazioni nei luoghi di lavoro, sono chiamata a diffondere la cultura di parità e sorvegliare affinché vengano attuate le tante leggi per la parità. Il mio impegno quotidiano è questo, e mi ha portato ad interessarmi di molti settori come, per esempio, quello della sanità, che non solo ha una grandissima quantità di lavoratori e lavoratrici, ma è anche lo specchio delle difficoltà che si registrano nel pubblico impiego. Un impegno, quindi, a 360 gradi, verso il settore pubblico e quello privato per promuovere la parità che si realizza, anche, mediante il raggiungimento di un benessere organizzativo nell’interesse di lavoratori e lavoratrici, Aziende ed utenza finale.

 

Paola Petrucci,Chi ha paura del Gender?
Paola Petrucci, Chi ha paura del Gender?

Paola Petrucci, da sempre attiva nel mondo del volontariato, dell’educazione e della promozione sociale, fu la prima donna a iscriversi all’Albo dei Geometri nel 1981. Dopo aver gestito per 15 anni l’impresa edile di famiglia ha iniziato l’attività di consulente e formatrice manageriale con particolare riferimento alle problematiche di genere. Ha ricoperto diversi ruoli istituzionali in seno a Confindustria sia a livello provinciale che regionale e nelle commissioni nazionali dei giovani imprenditori. Dal 1996 è componente della Commissione per le Pari Opportunità della Provincia di Ascoli Piceno dove è stata vice Presidente e coordinatrice dei gruppi di lavoro sulle tematiche inerenti l’impresa, il lavoro e la formazione. Dal 2001 ricopre il ruolo tecnico di Consigliera di Parità per la Provincia di Ascoli Piceno e, dal 2011, quello di Consigliera di Parità per la Regione Marche. È nel gruppo di coordinamento nazionale degli Stati Generali delle donne in cui è responsabile dei percorsi sul passaggio generazionale. Ha da poco pubblicato il libro “Chi ha paura del gender?”

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