Terzo grado… a Remo Croci

Terzo grado… a Remo Croci

Sul nuovo programma e sulla cronaca nera, sul No Triv, su San Benedetto: “Il rispetto per le persone prima di tutto”

 

San Benedetto del Tronto – Se c’è una persona che può rappresentare l’amore per una città, la sua San Benedetto del Tronto, in modo spassionato e senza interessi, è Remo Croci. Giornalista e scrittore, preso da molteplici impegni in giro per l’Italia, conduttore della nuova trasmissione “Il Giallo della Settimana”, appena può ritorna alla Riviera delle Palme, di cui racconta le memorie nei suoi libri e a cui auspicherebbe un futuro più luminoso a livello regionale.

Innamorato da sempre di San Benedetto del Tronto. Remo, se avessi una bacchetta magica e un solo desiderio da esprimere, cosa faresti per San Benedetto

A me piacerebbe innanzitutto una San Benedetto che possa tornare ad assumere un ruolo guida nel contesto regionale. La vorrei più pulita, ordinata, accogliente, sicura e con quel pizzico di originalità in materia di eventi. Fuori dagli schemi tradizionali, capace di organizzare momenti di aggregazione sociale uniti al divertimento.

Qual è il tuo parere sul NO TRIV e sul referendum che tocca una delle tue grandi passioni, il mare?

La questione del No Triv è assai complessa. Io voterò’ si, perché amando il mare non tollero che possano esserci presenze innaturali in quello spazio infinito risorsa unica per tutti noi. Il crocevia imposto e legato allo sviluppo energetico poco si coniuga con l’esigenza di tenere inalterato lo status-natura di questo bene comune.

Da quando ti dedichi alla cronaca nera, e a episodi spesso terribili, è cambiato il tuo modo di vedere il mondo, la gente?

La cronaca nera ha diverse facce. Non c’è solo quella del fatto fine a se stesso. Ogni storia nasconde altre storie, una sorta di catena senza fine. Bisogna saper cogliere tutti gli aspetti e non fermarsi solo ed esclusivamente a ciò che è accaduto. Bisogna indagare intorno alla notizia, conoscere a fondo ciò che ha provocato quel delitto. Dalla cronaca ho ricevuto molti insegnamenti. Il primo è’ quello che un cronista non deve fermarsi alle apparenze dei personaggi: dietro ognuno di loro ci sono storie che vanno conosciute per poter capire ciò che è avvenuto. Bisogna agire sempre con il massimo rispetto verso le persone, anche quelle che si macchiano di orrendi delitti. Non siamo certo noi a dover giudicare. Noi possiamo offrire elementi di discussione per far comprendere meglio i fatti. Di fronte a determinate situazioni mi sono arricchito nel mio essere cronista perché ho provato ad andare oltre quella linea apparente dove tutto sembra finire, e invece la linea continua…

Puoi parlarci della tua nuova trasmissione, dello spirito con cui ci parlerai dei “gialli della settimana”? C’è una sorta di “missione sociale” , aldi là delle morbosità che spesso accompagnano i fatti di cronaca, un invito a riflettere su come si inneschino le tragedie?

La nuova trasmissione è un contenitore dove approfondiamo un caso trattato a Quarto Grado. Entriamo nei dettagli con testimonianze e documenti, e offriamo un contributo in più per comprendere meglio le dinamiche del delitto. Da anni seguo queste vicende e ogni volta il mio approccio non è mai lo stesso, perché i fatti e i protagonisti pur se inglobati nel fatto di cronaca sono diversi. L’uso di microfono e telecamera non sempre può essere impiegato per il diritto di cronaca. Bisogna avere rispetto, sempre. Il giornalismo non può essere sempre solo gossip e morbosità. Si può fare cronaca anche in modo diverso. In questi giorni la nuova trasmissione è’ stata sommersa dal polverone che ha scatenato la presenza di Sollecito. Tutti vogliono il rispetto delle proprie opinioni ma in pochi rispettano le sentenze e Sollecito un anno fa è stato assolto per non aver commesso il fatto. Io mi batto perché le persone possano avere un giusto equilibrio quando affrontano argomenti così delicati. C’è bisogno di conoscere i fatti e non lasciarsi andare a giudizi dettati dalla rabbia e odio.

Qual è il filo conduttore dei tuoi bellissimi libri, oltre a San Benedetto e il Mare? I sentimenti, oltre alle memorie, che vuoi trasmettere?

A me piace scrivere delle storie che riguardano la nostra città e i suoi protagonisti. Spesso non hanno ricevuto la meritata ricompensa morale e io con i miei libri la voglio restituire loro. È’ un modo di ringraziare persone che hanno contribuito a valorizzare e rilanciare il nostro paese. Io a San Benedetto devo molto e lo testimonio scrivendo i libri.

Remo Croci, I Guerrieri del Mare
Remo Croci, I Guerrieri del Mare

Remo Croci, nato a San Benedetto del Tronto, è un giornalista Mediaset. Ha iniziato la sua attività nella televisione privata Tvp, successivamente ha lavorato al TgRai delle Marche e a Il Messaggero. Dal 1994 è a Mediaset, dove ha cominciato come collaboratore nella redazione sportiva. Nel 1999 è stato assunto da Enrico Mentana al Tg5, per cui ha seguito importanti avvenimenti di cronaca, dagli sbarchi degli immigrati alla guerra in Kosovo, ai terremoti in Marche e Umbria, e quello a L’Aquila. Ha intervistato l’attentatore del Papa, Ali Agca. Per anni inviato del Tg5, inviato della trasmissione di cronaca e approfondimento “Quarto Grado” di Rete 4, dove ha seguito i processi degli omicidi di Angelo Rizzo, quello di Meredith Kercher a Perugia e quello di Sarah Scazzi a Taranto. adesso conduce la nuova trasmissione “Il Giallo della Settimana” di TgCom 24. Ha scritto diversi libri sul mondo della pesca e del calcio, legati alla sua amatissimo San Benedetto dalla quale non ha mai voluto separarsi. E’ sposato con la collega Alessandra Borgia.   

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