Visita alle tendopoli di Arquata e Pescara del Tronto
Arquata, 2016-08-26 – “E’ dal giorno del terremoto che mangiamo solo panini” dice ridendo nervosamente M.L., una ospite del campo di Arquata. La mia non è una intervista, è per mia scelta una chiacchierata senza microfoni, e senza foto. Preferisco così. “Io sono fortunata, nella mia famiglia non è morto nessuno. Ma, quella notte, nel buio, è stato terribile. La scossa non finiva più, e dopo essere volata con i miei sotto casa, sentivo le case crollare, una ad una, e sapevo che ad ogni casa che cadeva corrispondeva un nome, una famiglia, che probabilmente non avrei rivisto mai più. E’ stato terribile. Ora non provo nulla, non sento emozioni, è come se vivessi in un mondo irreale.”
Nel campo di Arquata, come in quello di Pescara, pullulano le divise dell’Esercito, dei Carabinieri, della Croce Rossa, della Protezione Civile. Tecnici telefonici e dell’Enel lavorano alacremente. Una presenza imponente di persone, a cui si affianca uno sciame continuo delle troupe televisive e dei fotografi, annidati in ogni dove, alla caccia dei superstiti per catturare un racconto, una espressione, una confidenza esclusiva. Superstiti che cercano in qualche modo di difendersi, di schivare.
Dice M.L. : ” Mi ha intervistato pure la televisione cinese. Sarò sui canali di mezzo mondo ormai. Non mi lasciano in pace”. Mentre parliamo infatti, una giornalista biondissima della BBC ci interrompe e chiede di intervistarla, e se ci sia qualcuno che parla inglese. Mi presto volentieri a tradurre, dal momento che M.L. è disponibile alla intervista. Alla fine della intervista, M.L. dichiara alla BBC : ” Siamo gente di montagna, fieri e pieni di dignità. Ripartiamo da zero, e vedrete: faremo meglio di prima”.
Riprendo la mia chiacchierata con M.L. : “Qui è una passerella: politici, persone importanti che vengono a mettersi in mostra. Ma per i funerali qui non ci hanno neanche detto esattamente dove si fanno. Solo che viene Mattarella. Non sappiamo nemmeno se ci saranno abbastanza posti a sedere. Cosa ci serve adesso? Gente amica e cordiale, non sempre i volontari lo sono sai? E il caffè, solubile perchè non abbiamo le moka e le macchine da caffè. Il caffè ci serve. Ne ho parlato anche col responsabile del campo”
Questa terribile tragedia ci ha colpito tutti. La macchina della solidarietà si è messa subito in moto, e viveri e indumenti sono già arrivati in grandi quantità. Anche troppo: dopo appena due giorni, è arrivato lo stop all’invio di volontari, di viveri e di coperte. Infatti, se il numero delle vittime è praticamente e tragicamente uguale a quello de L’Aquila, la zona colpita è molto meno popolata e gli “sfollati” sono ad oggi circa 3000 tra Arquata, Accumoli, Amatrice e relative frazioni. A L’Aquila erano oltre 60.000. Si moltiplicano le aperture di conti correnti e di raccolte di fondi, e gli italiani, popolo generoso, hanno già donato tanti soldi a miriadi di associazioni. “Raccolta fondi per i terremotati”. Bene, ma dove vanno questi soldi? Arriveranno alle persone colpite dal sisma? Si disperderanno in mille rivoli? “Non mi fido, a quelli non mando un centesimo”, dice una donna su facebook. Questo è un grosso problema: il mancato monitoraggio delle donazioni, la mancata verifica della destinazione ultima dei soldi e di quanti soldi. Qual è la scelta giusta? Parlo, sempre su facebook, con un amico che mi incita: “Guarda, questa è una raccolta per i terremotati, condividi. ” E io: “A chi vanno i fondi?” Risponde: “Alla associazione xxx ” e allora lo incalzo: “E la associazione xxx a chi manda i soldi?” Esita e mi dice : “Non lo so”
Biografia di Raffaella Milandri
Scrittrice, fotografa umanitaria e viaggiatrice in solitaria . Attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, è membro adottivo della tribù Crow, in Montana. Presidente della Omnibus Omnes Onlus. Titolare alla Europrinters Consulting. Membro del Lions Club Ascoli Host. Redattore a Il Mascalzone. Attualmente iscritta alla Facoltà di Scienze Sociali alla Unicam di Camerino.
Dice Raffaella Milandri : “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”. Come viaggiatrice solitaria è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo. Dice di sè: “Amo le persone semplici, e sono fiera di essere una di loro”.
La Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage, intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali, attraverso campagne di informazione, appelli, petizioni e conferenze, e diffondendo filmati, libri e interviste su media e social network. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche in Italia, numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. I suoi viaggi in diretta su Facebook sono un evento mediatico molto seguito. Il gruppo Tabula Osca ha dedicato un pezzo al suo impegno manitario https://youtu.be/18ePxizn7ug . Una sua intervista sui popoli indigeni è stata pubblicata sul sito dell’ONU http://www.unric.org/it/attualita/30454-raffaella-milandri-la-situazione-dei-popoli-indigeni-oggi .
Tra le mete dei suoi viaggi, ricordiamo la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari, il Tibet, il Kimberly in Australia. Tra i Popoli Indigeni oggetto delle sue campagne per i diritti umani, i Nativi Americani, i Pigmei, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa.
Libri pubblicati
Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella Foresta, Polaris 2011.
Booktrailer https://youtu.be/5sHZgaTRPOY
La mia Tribù.Storie autentiche di Indiani d’America, Polaris 2013.
Booktrailer https://youtu.be/5xtIuTYxCWA
In India. Cronache per veri viaggiatori, Ponte Sisto 2014.
Booktrailer https://youtu.be/KH3J-NNJRXY
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