Raccolta per i terremotati. Raccolta per le popolazioni colpite dal sisma.
Ma dove vanno veramente i fondi?
A un triste mese dal sisma, che ha colpito duramente Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, oltre a danneggiare più lievemente svariate cittadine di Abruzzo, Marche, Lazio e Umbria, e lasciando circa 3000 persone senza casa, “per i terremotati”, questa è la formula con cui fioccano generosamente cene solidali, concerti benefici, spettacoli ad offerta, maratone di solidarietà, in una giungla di numeri di conti correnti per aiutare. Il cuore degli italiani è grande, e pochi sono quelli che non hanno donato almeno un pacco di pasta, o 2 euro con un sms solidale, e molti hanno certamente donato di più, sia come volontari che come donazioni in denaro.
Quanti sono i soldi raccolti finora? Oltre 14 milioni di euro, cifra non definitiva e in continua crescita, solamente con l’sms solidale 45500 ; nonostante quanto si legge sui media dei 5 milioni , mai arrivati, donati via sms per L’Aquila nel 2009. La Protezione civile spiega in una nota che, quando si chiuderà la raccolta fondi – si legge – verrà istituito un Comitato dei Garanti composto da persone “di riconosciuta e indiscussa moralità e indipendenza”, nominate dal capo Dipartimento d’accordo con i governatori delle zone coinvolte. Il Comitato “valuterà le proposte delle Regioni per l’utilizzo dei fondi” garantirà la trasparenza nella gestione dei soldi.
Ma, mi chiedo, quanti di noi si interrogano e sanno cosa accade delle donazioni ? Quanti enti e associazioni dichiarano il totale dei soldi che hanno raccolto, e quali somme effettivamente arrivano a destinazione, e come vengono usati?
In molti casi, le raccolte fondi hanno una identificazione geografica e sono destinate a uno dei tre paesi tragicamente distrutti: Amatrice, Arquata, Accumoli. Molte raccolte sono direttamente a favore dei Comuni colpiti, per creare una sorta di “salvadanaio” che permetta alle pubbliche amministrazioni di gestire in primis progetti di ricostruzione degli edifici pubblici; ricostruzione che dovrà essere in buona misura coperta dai fondi del Governo, ma anche da quelli europei. Molte sono a favore di un progetto specifico: la costruzione di un centro di aggregazione, un mezzo di trasporto per la scuola, la ricostruzione di una scuola, progetti che saranno in grande misura sempre gestiti dalle istituzioni. Per chi preferisce la alternativa alle raccolte istituzionali “pubbliche” c’è una vastità di raccolte fondi “private” di associazioni, internazionali, grandi, piccole, locali, e anche qui la formula è sempre quella: ” si provvederà a far pervenire le offerte alle popolazioni terremotate”. E noi magari ci immaginiamo che la nostra banconota da 50 euro consegnata direttamente a una famiglia che ne ha bisogno per le più elementari necessità. In realtà, non è mai così. La nostra banconota da 50 euro viene trasformata in beni, servizi, e a volte prende strade tortuose, a copertura delle spese organizzative e associative. Poche raccolte fondi sono veramente trasparenti sia nel dichiarare quanto raccolgono, quanto effettivamente consegnano, dove vanno i soldi e come vengono usati. Diverse associazioni internazionali, sulla base di varie ricerche e di un report del CSV, fanno arrivare a destinazione un misero 40/50% di quello che ricevono. I costi di strutture, personale, spese varie decurtano il nostro buon cuore della metà. Nel mondo sono operative circa 50mila organizzazioni non governative (ong), che ricevono oltre 10 miliardi di dollari annui di finanziamenti. Le più ricche in Italia sono Medici senza frontiere (50 milioni di euro); ActionAid (48 milioni); Save the Children (45 milioni); Coopi (Cooperazione internazionale, 35 milioni); Cesvi (Cooperazione e sviluppo, 33 milioni); Emergency (30 milioni); Avsi (Associazione volontari per il servizio internazionale, 28 milioni); Intersos (18 milioni). (Dati tratti da La Repubblica).
Questo articolo è un invito a chiedere trasparenza. Chiediamo chiaramente quanto, dove e come. E’ un nostro diritto essere informati sull’esito di ogni raccolta fondi. E sarebbe un grande aiuto al settore no profit e perchè no, anche alle pubbliche amministrazioni. Sollecitando un impegno ad una trasparenza obbligata, di fronte a donatori più consapevoli.L’Aquila dopo il terremoto è ancora rasa al suolo nonostante la montagna di soldi donati dagli italiani. Dove sono finiti i nostri soldi?
Un discorso a parte andrebbe fatto per i beni che sono stati raccolti per i terremotati. Ho seguito da vicino la cosa, sono volontaria anche io. Tonnellate di alimenti, giocattoli per bambini, generi di prima necessità sono stati raccolti in tutta Italia e all’estero, intasando tutti i magazzini della Protezione Civile e non solo. Troppa generosità. A L’Aquila gli sfollati erano circa 65.000, in questo sisma del 24 agosto 2016 ve ne sono 3000. Numeri diversi ed esigenze diverse. Stesso dramma. Teoricamente, una emergenza gestibile, da un punto di vista numerico.
Comunque, cosa fare con tutti questi beni raccolti? Leggo una sterile polemica su Il Giornale, “Ai migranti i beni raccolti per i terremotati” con le foto di migranti che caricano scatoloni nell’auto. Dico io, meglio buttarli? Sicuramente anche la generosità va gestita. Mi dice un ragazzo di Pescara del Tronto: “Non ci serve nulla, abbiamo tutto e non abbiamo lo spazio per mettere le nostre cose. Almeno per ora. Ma fra sei mesi cosa succederà? Avremo altre esigenze, e si scorderanno di noi”.
Biografia di Raffaella Milandri
Scrittrice, fotografa umanitaria e viaggiatrice in solitaria . Attivista per i diritti umani dei popoli indigeni, è membro adottivo della tribù Crow, in Montana. Presidente della Omnibus Omnes Onlus. Titolare alla Europrinters Consulting. Membro del Lions Club Ascoli Host. Redattore a Il Mascalzone. Attualmente iscritta alla Facoltà di Scienze Sociali alla Unicam di Camerino.
Dice Raffaella Milandri : “Viaggiare non vuol dire visitare luoghi, ma percepire l’animo dei popoli”. Come viaggiatrice solitaria è stata accolta da tribù nei più remoti angoli di mondo. Dice di sè: “Amo le persone semplici, e sono fiera di essere una di loro”.
La Milandri si dedica alla scrittura, alla fotografia e ai reportage, intesi come strumento di sensibilizzazione e divulgazione sul tema dei diritti umani e delle problematiche sociali, attraverso campagne di informazione, appelli, petizioni e conferenze, e diffondendo filmati, libri e interviste su media e social network. Varie le partecipazioni televisive e radiofoniche in Italia, numerosi gli articoli sui suoi viaggi, su quotidiani e riviste. I suoi viaggi in diretta su Facebook sono un evento mediatico molto seguito. Il gruppo Tabula Osca ha dedicato un pezzo al suo impegno umanitario https://youtu.be/18ePxizn7ug . Una sua intervista sui popoli indigeni è stata pubblicata sul sito dell’ONU http://www.unric.org/it/attualita/30454-raffaella-milandri-la-situazione-dei-popoli-indigeni-oggi .
Tra le mete dei suoi viaggi, ricordiamo la Papua Nuova Guinea, l’Alaska, il deserto del Kalahari,
il Tibet, il Kimberly in Australia. Tra i Popoli Indigeni oggetto delle sue campagne per i diritti umani, i Nativi Americani, i Pigmei, i Boscimani, gli Adivasi dell’Orissa.
Libri pubblicati
Io e i Pigmei.Cronache di una donna nella Foresta, Polaris 2011.
Booktrailer https://youtu.be/5sHZgaTRPOY
La mia Tribù.Storie autentiche di Indiani d’America, Polaris 2013.
Booktrailer https://youtu.be/5xtIuTYxCWA
In India. Cronache per veri viaggiatori, Ponte Sisto 2014.
Booktrailer https://youtu.be/KH3J-NNJRXY
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