l patrimonio artistico in Italia centrale dopo il sisma del 2016

l patrimonio artistico in Italia centrale dopo il sisma del 2016

Presentazione del numero monografico della rivista Predella dedicato al Patrimonio artistico in Italia centrale dopo il sisma del 2016

Camerino, 21 dicembre 2016 – Sarà presentato domani giovedì 22 dicembre presso la Libreria Rinascita ad Ascoli Piceno, con inizio alle ore 15.30, il volume Il patrimonio artistico in Italia centrale dopo il sisma del 2016, curato da Gerardo de Simone ed Emanuele Pellegrini con la collaborazione di Alessandro Delpriori e Fabio Marcelli.

Questo numero monografico della rivista “Predella”, dedicato ai danni drammatici prodotti dal terremoto che ha colpito Lazio, Marche Umbria nei mesi scorsi, è stato realizzato a tempo di record grazie alla generosa collaborazione di tanti studiosi, anche autorevolissimi, di generazioni e formazioni diverse.

Il volume accoglie reportage di prima mano dal corpo ferito dei luoghi, dove si lavora per salvare le opere in pericolo pur nella penuria di mezzi e uomini (e con l’inverno alle porte); ricordi appassionati ancora vibranti di sgomento e al contempo voglia di pronto riscatto; riflessioni di più ampio respiro politico e culturale, volte a sensibilizzare alla tutela di un patrimonio, quello italiano, tanto ricco quanto fragile e bisognoso di cure continue; saggi storico-artistici su artisti, monumenti, contesti oggi terribilmente (e talora irrimediabilmente) sfigurati; contributi tecnico-scientifici sulla sicurezza e sulla sismologia storica, per informare su come fronteggiare le calamità, purtroppo frequenti in un territorio geologicamente turbolento come il nostro.

In casi come questi si percepisce con chiarezza il profondo significato dell’identità: la devastante forza iconica di immagini che resteranno indelebili nella memoria collettiva del nostro paese, come la facciata della cattedrale di Norcia ritorta come la vela mezzo strappata di un veliero in naufragio. O l’impatto simbolico di eventi come la morte sotto le macerie della direttrice del museo di Amatrice, quasi una martire sul campo divelta da una vita dedicata al patrimonio ‘periferico’ ma null’affatto marginale né secondario.

La catena appenninica è la spina dorsale d’Italia: l’Appennino centrale, in particolare, ne è il centro nevralgico, che custodisce il midollo, la linfa più remota, sorgiva ed autentica della nostra identità storica e geografica. Ciò aiuta a comprendere meglio la tenacia con cui si vuole ricostruire, la forza con cui si tende a non abbandonare i luoghi, la vita quotidiana che vuole continuare, l’amorevole cura che si deve prestare ai monumenti e agli spazi che li accolgono: il famigerato continuum tra paesaggio e opere d’arte (il ‘patrimonio diffuso’) che, se interrotto, strappato, martoriato, rivela quanto sia decisivo per la vita di ognuno di noi. Perché quell’ambiente respira la stratificata sedimentazione dei secoli, delle generazioni; e ogni danno è percepito come una frattura che può e deve essere risanata.

D’accordo con l’editore ETS di Pisa, il ricavato delle vendite sarà devoluto per il restauro di opere danneggiate dal terremoto. A tal fine è in programma nei prossimi mesi una serie di presentazioni nelle principali città e regioni italiane.

Interverranno in qualità di relatori Alessandro Delpriori, Sindaco di Matelica e docente di Storia dell’Arte presso il Corso di Tecnologie e Diagnostica per la Conservazione e il Restauro di Unicam; Marco Giovagnoli, Responsabile del Corso di laurea Unicam in Tecnologie e Diagnostica per la Conservazione e il Restauro e docente di Sociologia del Patrimonio Culturale; Fabio Marcelli, Docente di Storia dell’Arte all’Università di Perugia; Stefano Papetti, Direttore della Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno e Docente di Museologia presso il Corso di Tecnologie e Diagnostica per la Conservazione e il Restauro.

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