dall’Amat

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2017-03-27

KLANG FESTIVAL, ANCONA GIOVEDÌ 30 MARZO MOTTA IN CONCERTO

ALL’AULA MAGNA DELL’UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE

 

 

Targa Tenco 2016 come “Miglior album d’esordio”, La fine dei vent’anni, Premio Speciale PIMI 2016 del MEI per la capacità di equilibrare le risonanze di una certa tradizione, Motta è uno dei cantautori più interessanti e amati della nuova scena musicale italiana giunto alla sua fortunatissima opera prima dopo le esperienze con i Criminal Jokers (dei quali era paroliere, cantante e batterista), atteso giovedì 30 marzo ad Ancona all’Aula Magna dell’Università Politecnica delle Marche nell’ambito di KLANG altri suoni, altri spazi, rassegna musicale regionale promossa da AMAT e l’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con Loop Live Club.

 

Un bagaglio importante, ha aiutato il giovane musicista toscano a mettere a fuoco il bisogno di raccontare e di raccontarsi con naturalezza, oltre quel limbo che separa lo scrivere una canzone personale dalla capacità di farla vivere anche agli altri. Il risultato è La fine dei vent’anni, etichetta Sugar 2016, uno dei dischi italiani più apprezzati dalla critica e dal pubblico nel 2016, per la capacità di equilibrare le risonanze di una certa tradizione — i grandi cantautori, per cominciare — con l’inevitabile natura cosmopolita della musica d’oggi. Un album dalle forti tinte autobiografiche, dove il musicista toscano riflette sul passare del tempo e sulle sue origini e sul passaggio all’età adulta. Nel disco convivono canzoni a cavallo tra rock, folk e pop, sospese tra spunti autobiografici e momenti più legati alla sperimentazione sonora. Un disco bellissimo, fatto di canzoni di una concretezza disarmante cantate pronunciando ogni singola parola come fosse l’ultima, con una tensione e una ferocia fonetica di rara potenza che a volte sfocia in un’inaspettata dolcezza.

 

Motta è un polistrumentista prezioso che ha prestato negli anni la propria capacità a una Signora del Rock come Nada (con lei al basso, alla chitarra e ai cori), ai Pan del Diavolo (qui alla batteria, e in piedi), agli Zen Circus (come tecnico del suono) e a Giovanni Truppi (alla chitarra e alla tastiera). Su La fine dei vent’anni decide finalmente di metterci la faccia e il cuore. Non solo il cognome. Per questo cambio radicale di direzione – non di intensità – Motta chiama a sé Riccardo Sinigallia, tra i migliori produttori ed autori italiani (già con Niccolò Fabi, Max Gazzè, Tiromancino, Luca Carboni, Filippo Gatti, Coez), persona dalla sensibilità e dalla visione adatta ad un disco vario ed eclettico come questo. La fine dei vent’anni è la scoperta dell’età adulta. Il racconto della crescita umana e musicale di uno dei più talentuosi artisti italiani. Motta accetta di mettersi a nudo e raccontare se stesso, i suoi affetti, la sua vita e quella della sua famiglia. Lo fa utilizzando un tappeto di suoni e colori vastissimi, impossibili da racchiudere in una definizione. È canzone d’autore, sì, ma è anche pop. Non rinuncia all’impatto e alle asperità del rock, ma guarda in direzioni e mondi diversi. Non segue un modello preciso, non cerca di rifarsi a una tradizione, preferisce mischiare con orgoglio tutte le sonorità con cui è cresciuto e dare vita a un insieme per certi versi unico e fresco. La produzione di Riccardo Sinigallia (anche co-autore di alcuni brani) enfatizza e al tempo stesso addolcisce le asperità vocali di Motta che nel disco suona, sparsi nei brani, chitarra, basso, batteria, tastiere. A lui, in studio, si aggiungono alcuni dei migliori musicisti su cui una produzione possa contare: Cesare Petulicchio (BSBE – Bud Spencer Blues Explosion), Andrea Ruggiero (Operaja Criminale e mille altri), Laura Arzilli, Lello Arzilli, Andrea Pesce, una leggenda come Giorgio Canali, Maurizio Loffredo, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Paolo Benvegnù, Negrita) e Alessandro Alosi (Pan del diavolo). Un disco solista, quindi, ma tutt’altro che realizzato in isolamento. La fine dei vent’anni è il collettivo che si mette a servizio del singolo e dell’arte. Come dovrebbe accadere sempre quando si scopre che diventare adulti è in realtà molto diverso dall’invecchiare.

 

Biglietti 10 euro in prevendita ad Ancona presso Casa Musicale Ancona 071 202588 e punti vendita regionali biglietterie circuito Amat (info su www.amatmarche.net). La sera del concerto dalle ore 19 presso biglietteria Aula Magna 366 4609422. Inizio concerto ore 21.

 

 

 

FANOTEATRO, DA VENERDÌ 31 MARZO A DOMENICA 2 APRILE

MONI OVADIA PORTA IN SCENA IL CASELLANTE DI CAMILLERI

 

Da venerdì 31 marzo a domenica 2 aprile torna FANOTEATRO, stagione della Fondazione Teatro della Fortuna realizzata in collaborazione con AMAT e con il contributo del Comune di Fano, della Regione Marche e del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

 

Uno dei più prestigiosi e popolari uomini di cultura e artisti della scena italiana, Moni Ovadia porta in scena Il Casellante, spettacolo diretto da Giuseppe Dipasquale e tratto da un racconto di Camilleri con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso, ambientato in Sicilia. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, sulla musica e sull’immagine. Con una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto Camilleri narra qui la vicenda di una metamorfosi che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica – eseguita dal vivo – divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.

 

Il casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio – dichiara il regista Giuseppe Dipasquale – questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale una nuova avventura dai racconti camilleriani. Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Il casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. La parola e il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa”.

 

In scena accanto a Moni Ovadia ci sono Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu. Le musiche originali sono di Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta, i costumi di Elisa Savi e le luci di Gianni Grasso. Lo spettacolo è prodotto da

Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano e Comune di Caltanissetta.

 

Per la vendita dei biglietti il botteghino del Teatro della Fortuna (0721 800750) è aperto dal mercoledì al sabato dalle ore 17.30 alle ore 19.30; il mercoledì e il sabato anche dalle ore 10.30 alle ore 12.30. Nei giorni di spettacolo feriali la vendita prosegue con orario 10.30 – 12.30 e dalle 17.30 ad inizio rappresentazione; la domenica di spettacolo con orario 10.30 – 12.30 e dalle 15 ad inizio rappresentazione.

Inizio spettacoli: venerdì e sabato ore 21, domenica ore 17.

 

STEFANO ACCORSI E MARCO BALIANI “GIOCANO CON ORLANDO” SUI VERSI DI ARIOSTO

A CIVITANOVA MARCHE IL 30 MARZO E SENIGALLIA IL 31 MARZO E 1 APRILE

 

 

Dopo il successo strepitoso dello scorso anno con Decamerone, Stefano Accorsi, torna in scena questa volta come cantore agile e spontaneo dei versi dell’Ariosto in Giocando con Orlando, uno spettacolo interpretato accanto a Marco Baliani, che cura anche la regia, liberamente tratto da Orlando Furioso di Ludovico Ariosto in scena giovedì 30 marzo al Teatro Rossini di Civitanova Marche nella stagione di prosa promossa dal Comune con l’Azienda Teatri di Civitanova e l’AMAT, venerdì 31 marzo e sabato 1 aprile al Teatro La Fenice di Senigallia nell’ambito della stagione promossa dal Comune con la Compagnia della Rancia e l’AMAT. Giocando con Orlando è una inedita ballata per il palcoscenico in cui Accorsi saltella e gioca sulle strofe ariostesche con eleganza, passionalità e un sano tocco di ironia indagando il tema dell’amore, corrisposto e non, violento e non, tradito e non.

 

“Ma che c’entra Baliani con Accorsi? Tutt’e due in scena, due attori così diversi? Ma il Furioso Orlando sono già due stagioni che gira con Accorsi in scena e regia di Baliani. Che bisogno c’era di farne una nuova versione? – si chiede Marco Baliani nelle note di regia – È la stessa frittata rivoltata per riempire i teatri: perché intanto va detto che il Furioso Orlando è stato un successo di pubblico senza precedenti. Va bè e allora? Allora succede che dopo due anni ti accorgi che quello che hai fatto era una scoperta interessante ma che si poteva fare di più. Mentre seguivo Nina Savary e Stefano Accorsi nella loro evoluzione, e vedevo la forza teatrale del repertorio, della ripetizione che genera nuove idee, ecco che mi invitano al Festival di Mantova a fare una maratona di incursioni ariostesche insieme ad altri scrittori, registi, poeti, attori, il tutto di notte, nelle stesse sale e giardini dove presumibilmente Ariosto declamava il suo poema. Mentre noi, frammentati autori, dicevamo la nostra sul poema e sulla di lui figura, c’era un nastro registrato di voci attorali che interpretavano brani dell’opera. Erano insopportabili, un birignao di tromboni che nulla facevano sentire del testo ma esprimevano solo la loro altisonante tecnica vocale. Ho provato allora a immaginarmi Ludovico Ariosto tra quei giardini e in quelle sale che declama il suo poema. Ma declamava poi? Come raccontava le vicende, c’era musica, la faceva lui, era da solo? Come gli nascevano i cambi di scena, l’abbandono di un filone per cercare una nuova puntata recuperando un eroe dimenticato alcuni capitoli prima? Come decideva di accorciare, tagliare, ricucire, stava attento alle risposte del suo pubblico, provava prima di mettersi all’opera? Una grande invenzione linguistica si accompagnava per la prima volta a una grande intelligenza scenica. Un romanzo a fumetti, un compendio di future soap opere, un principio di feuilleton. Così ho voluto provare a esplorare il testo in una direzione ancor più radicale. Il gioco del teatro nel teatro è vecchio come il mondo; l’arte è saperlo condurre in un precario equilibrio, a misura, senza intaccare mai la poesia del poema, senza deridere i personaggi, senza distanza, ma con tutta la compassione amorosa dei guitti che amano le loro creature perché ci si identificano. Giocando con Orlando sorprenderà lo spettatore, che, dopo esser stato condotto al campo da gioco, alla giostra e alla helzapoppiniana baraonda, si troverà all’improvviso di fronte a qualcosa di antico: i sentimenti”.

 

Lo spettacolo è prodotto da Nuovo Teatro diretto da Marco Balsamo, l’adattamento teatrale e la regia sono di Marco Baliani, le scene di Mimmo Paladino, l’impianto scenico di Daniele Spisa, i costumi di Alessandro Lai, le luci di Luca Barbati.

 

Informazioni e biglietti: Civitanova Marche Teatro Rossini 0733 812936, Senigallia Teatro La Fenice 071 7930842 – 335 1776042. Inizio spettacolo: Civitanova Marche ore 21.15, Senigallia ore 21.

 

PESARO, TEATRO ROSSINI GIOVEDÌ 30 MARZO

COLECCIÓN TANGO DELLA COMPAGNIA ARGENTINA DI LEONARDO CUELLO

 

 

Giovedì 30 marzo prosegue la stagione di danza del Teatro Rossini nata su iniziativa del Comune di Pesaro e dell’AMAT, che per il terzo anno ospita fino una panoramica sulle diverse declinazioni di quest’arte così affascinante. Protagonista di questo atteso appuntamento è il tango, danza sensuale e amatissima intepretata dalla compagnia di Leonardo Cuello, un eccellente gruppo che dal 2005 indaga gli infiniti modi di portare in scena il tango all’insegna della contaminazione con la danza contemporanea, sotto la guida di uno straordinario sperimentatore, maestro, coreografo e ballerino tra i più originali e creativi dei nostri giorni.

 

A Pesaro presenta Colección Tango, una sequenza di quattro coreografie che tratta i temi della seduzione, del disamore, dell’allegria giovanile, della libertà, dove la sensualità del tango è sviscerata in tutti i suoi aspetti e le sue sfumature nelle più diverse ambientazioni e in molti contesti. Perchè Leonardo Cuello, coreografo e docente universitario tra i più celebri ed eclettici di Buenos Aires, sperimenta, fonde, studia, contamina, restituendoci la sua visione personale e straordinaria di un ballo eternamente provocante e malinconico. Così il tango si fonde con altri linguaggi, mantenendo intatta la sua essenza, restituendo il profumo e le atmosfere del folclore di una cultura passionale, struggente e vivace.

 

Diamante (musica di Osvaldo Pugliese, suono di Sebastián Verea) è una pièce rossa che racchiude il mistero notturno e sensuale del tango, i passi a due strutturano la coreografia, ciascuna coppia ha a disposizione un assolo unico e irripetibile. Entre tus brazos (musiche di Carlos Di Sarli, Miguel Caló, suono di Sebastián Verea), parla del disamore, il sentimento al centro di tante poesie tanguere. È ambientata in una milonga degli anni ’30 e ispirata all’estetica di un film in bianco e nero in modo da sottolineare il dramma dell’amore negato e la necessità di nascondere le proprie emozioni in pubblico. Nobleza de Arrabal (musica di Francisco Canaro con il Quinteto Pirincho) è un ballo di quartiere come se ne tenevano tanti in ogni patio, centro ricreativo o club di Buenos Aires all’inizio degli anni Quaranta. La coreografia cerca di fondere la semplicità del tango tradizionale con la teatralità ludica in una scena colma di gioia e simpatia giovanile. Eterno (musica di Astor Piazzolla) è una breve pièce ispirata a due brani di Astor Piazzolla, Milonga del Ángel e Violentango. Si tratta di appena tredici minuti in tutto di intenso tango contemporaneo, fuso con la danza d’avanguardia, in cui si ricreano i climi contrastanti delle due composizioni del geniale maestro.

 

Le coreografie, tutte di Leonardo Cuello, sono danzate sulle musiche di Osvaldo Pugliese, Carlos Di Sarli, Miguel Caló, Francisco Canaro, Astor Piazzolla. I danzatori della compagnia sono Ayelen Sánchez, Walter Suquia, Andrea Kuna, Juan Del Greco, Nuria Lazo, Federico Ibáñez, Paula Ayelen, Álvarez Miño, Gonzalo Romero, Luciana Canale, Sebastian Fernández.

 

A Pesaro la compagnia terrà anche una masterclass gratuita per gli allievi delle scuole di danza delle città, un’occasione preziosa di formazione per quanti praticano e amano la danza nelle sue diverse espressioni.

 

Informazioni: biglietteria del Teatro Rossini 0721 387621, www.teatridipesaro.it. Inizio spettacolo ore 21.

 

 

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