Le Marche regione longeva: sono 554 gli ultracentenari

Le Marche regione longeva: sono 554 gli ultracentenari
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FRANCESCO FABIANI STU UIL PENSIONATI ASCOLI PICENO – MARCHE REGIONE LONGEVA: SONO IN TOTALE 554 GLI ULTRACENTENARI

Le ultime rivelazioni statistiche confermano come la nostra regione sia una delle più longeve in Italia.

Infatti nelle Marche sono ben 554 gli ultracentenari; l’82,5% sono donne.

La provincia di Ancona ha ben 159 ultracentenari, seguita da quella di Pesaro-Urbino con 147 e Macerata con 123.

La provincia di Ascoli Piceno ha 68 persone che hanno superato il secolo di vita; quella di Fermo ha 57 super nonni.

Gli over 65 nella regione sono più di 350.000.

Ancona 109.234
Pesaro Urbino 80.176
Macerata 73.554
Ascoli Piceno 48.493
Fermo 40.331

E’ evidente il peso degli over 65 sulla popolazione marchigiana composta da circa 1,5 milioni abitanti.

Si allunga l’aspettativa di vita, cambiano abitudini e bisogni di una categoria considerata, fino a qualche anno fa, sedentaria e lontana dalle mode consumistiche.

Gli over 65 di oggi invece sono dinamici, curano il loro aspetto estetico, fanno moto e lo sport; sempre più connessi.

La UILP di Ascoli Piceno ricorda che l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane ha esaminato le disuguaglianze presenti nel nostro Paese.

Gli indicatori evidenziano una maggiore sopravvivenza nelle regioni del Nord-est, dove la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; inferiore nelle regioni del Mezzogiorno, nelle quali si attesta a 79,8 anni per gli uomini e a 84,1 per le donne.

Le Province più longeve sono quelle di Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguite da Monza e Treviso.

Quinta provincia più longeva è Pesaro-Urbino con 83,7 anni di speranza di vita alla nascita.

Seconda tra le province marchigiane Ancona, seguita da Macerata, Ascoli Piceno e infine Fermo.

Speranze di vita alla nascita per provincia anno 2016

Italia 82.751
Pesaro Urbino 83.758
Ancona 83.600
Ascoli Piceno 83.075
Macerata 83.218
Fermo 83.225
Marche 83.364

Questi dati sono fortemente legati alla connotazione rurale della regione.

Il 66% del territorio è agricolo, ciò favorisce uno stile di vita sano con un’alimentazione legata ai prodotti del territorio.

Uno dei principali fattori che incidono è il livello di istruzione.

Più basso è il livello culturale e minore è l’attenzione a stili di vita più sani e alla prevenzione.

In Italia la speranza di vita è di 77 anni se si ha un livello di istruzione basso e 82 se si possiede almeno una laurea. Tra le donne il divario è minore, ma pur sempre significativo: 83 anni contro 86.

Il livello di studio influisce anche sulle condizioni di salute.

Tra i 25 e i 44 anni la percentuale di persone con almeno una patologia cronica grave è pari al 5,8% tra coloro che hanno un titolo di studio basso e al 3,2% tra i laureati.

Questo divario aumenta con l’età: tra i 45 e i 64 anni sale al 23% tra le persone con licenza elementare mentre si ferma all’11,5% tra i laureati.

Lo stato di salute è preoccupante quando è così legato ai fattori economici e culturali che influenzano gli stili di vita e, soprattutto, condizionano le future generazioni.

Un chiaro esempio è l’obesità: una condizione che affligge il 12,5% della parte più povera della popolazione e che si riscontra principalmente al sud dove il tasso di disoccupazione è più alto e gli stipendi sono mediamente più bassi.

La rinuncia alle cure

Alle disuguaglianze della salute, si affiancano quelle di accesso all’assistenza sanitaria pubblica.

Spesso i cittadini rinunciano alle cure o alle prestazioni sanitarie poiché impossibilitati nel pagare il ticket.

Un problema grave perché porta alla difficoltà oggettiva di poter prevenire le malattie con la necessaria tempestività delle diagnosi.

Anche in questo caso il livello di istruzione si incrocia con l’aspetto economico e sanitario, infatti nella fascia che va dai 45 ai 64 anni le rinunce ad almeno una prestazione sanitaria sono pari al 12% tra coloro che hanno completato le scuole dell’obbligo e al 7% tra i laureati.

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