Dove vanno i nostri soldi di consumatori?

Dove vanno i nostri soldi di consumatori?

di Raffaella Milandri

 

 

Mentre da anni i piccoli commercianti, in Italia e all’estero, chiudono le loro attività a causa del mercato globale, e sono solo pochi che resistono, i supermercati e i centri commerciali continuano ad aprire, a sorgere come funghi: per quanto riguarda i generi alimentari e di consumo giornaliero i supermercati offrono una vasta gamma di articoli, coprendo le varie fasce di prezzo e di qualità; nei centri commerciali, invece, sono quasi sempre i negozi delle grandi catene – di abbigliamento, di scarpe, di cosmetici- a spadroneggiare, con le stesse insegne da Milano a Napoli, da Verona a Catania. Sono flussi enormi di denaro che convergono ogni giorno verso persone che troviamo anche nella lista Forbes delle persone più ricche del mondo, e verso compagnie che, spesso, sono straniere. Di quali Paesi? Vediamo insieme alcuni dati, e confrontiamoli, per fare alcune riflessioni utili. Vi suggerisco intanto di leggere qui  global-powers-of-retailing-2018 la classifica mondiale delle grandi compagnie di retailing, secondo la ricerca 2016 Deloitte della DTTL. 

Al primo posto mondiale ci sono i famosi supermercati –oltre 11.000 nel mondo- Walmart; nella stessa classifica i primi italiani che troviamo sono al 72° posto Coop Italia e al 78° Conad. In Europa il Gruppo tedesco Schwartz è leader indiscusso nei discount, con le catene Lidl –presente in Italia- e Kaufland, e detiene il 5,3% del mercato europeo; al secondo posto l’inglese Tesco al 4,1% e, a pari merito, il francese Carrefour; seguono i gruppi tedeschi Edeka (SPAR, etc) e Aldi che hanno il 3,5% ciascuno, mentre Rewe (Penny Market, Billa etc), sempre tedesco, è al 2,9%. Seguono poi Leclerc, ITM (Intermarchè) e Auchan, tutti francesi. Anche il marchio Metro, più in giù nella classifica, è tedesco; era stato acquisito dalla Walmart negli anni ’90 per poi essere riacquistato dai tedeschi. Nella classifica europea sono molto più giù in classifica i gruppi italiani, che però hanno una buona presenza sul mercato in Italia: Esselunga, Conad e Coop, insieme a Selex (Famila, A&O etc), Eurospin, Pam, Iper . Per quanto riguarda le catene di negozi presenti ormai in ogni centro cittadino e centro commerciale, perlopiù in franchising, abbiamo le italiane Kiko, Calzedonia che possiede anche il marchio Intimissimi, il Gruppo Miroglio che detiene il marchio Motivi, Fiorella Rubino e Oltre. Il famoso marchio Zara è spagnolo, e il suo fondatore, Amancio Ortega, è al quarto posto 2017 degli uomini più ricchi del mondo secondo Forbes; anche Desigual è spagnolo; H&M è svedese, Triumph –abbigliamento intimo- tedesco. La storia dei due fratelli tedeschi che fondarono l’uno Adidas e l’altro Puma è una storia interessante che varrebbe la pena di approfondire. Tommy Hilfiger è invece un marchio americano. Vi sono poi i colossi della vendita online, come Amazon, il cui fondatore Jeff Bezos è al terzo posto della lista Forbes 2017 ma pare che stia superando il primo posto di Bill Gates. Ah non dimentichiamo nella lista delle catene l’elettronica e gli elettrodomestici. Mediaworld è una compagnia tedesca, una curiosità: lo slogan utilizzato per la maggior parte dei paesi è “Non sono scemo!”. Unieuro è italiana; Euronics ha base ad Amsterdam. Mi fermo qui, la lista è davvero lunga. La riflessione generale è quella che noi, con i nostri soldi, nutriamo spesso delle grandi compagnie internazionali e aiutiamo i ricchi a diventare più ricchi. E magari, essere coscienti di dove vadano i nostri sudati stipendi è un modo per essere più responsabili. E per sapere che siamo noi, moltitudine di piccoli consumatori, a detenere il potere d’acquisto. Ma ecco il nostro letterale dulcis in fundo: al primo posto degli italiani più ricchi abbiamo Maria Franca Fissolo Ferrero & famiglia, del gruppo Ferrero.

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