Non a voce sola al rush finale con Crepet, Ravera e Battocletti

Non a voce sola al rush finale con Crepet, Ravera e Battocletti

PAOLO CREPET – IL CORAGGIO 27/09/2018 – H 21,15

TREIA – TEATRO COMUNALE

LIDIA RAVERA – ILTERZO TEMPO E CRISTINA BATTOCLETTI – BOBI BAZLEN

28.09.2018 TEATRO PIERMARINI MATELICA

Treia e Matelica – Non a Voce Sola 2018, rassegna di poesia, narrativa, filosofia, musica ed arti, giunge al rush finale con due appuntamenti gloriosi abitati da presenze autorevoli e in due dei borghi più pittoreschi delle Marche. E’ per giovedì 27 settembre alle ore 21.15 al Teatro Comunale di Treia l’appuntamento con lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet e la sua lectio magistralis titolata Il coraggio. Il giorno successivo, venerdì 28 settembre alle ore 21.15, nella splendida cornice del Teatro Piermarini di Matelica, alle ore 21.15, saranno presenti Lidia Ravera con la sua ultima fatica letteraria titolata La Terza Età e Cristina Battocletti e la sua opera dedicata a Bobi Bazlen.

Nato a Torino nel 1951, Paolo Crepet si è laureato prima in medicina e chirurgia presso l’Università di Padova nel 1976 e poi in sociologia presso l’Università di Urbino nel 1980. Specializzatosi in Psichiatria, ha lavorato per decenni in campo medico tramite l’Organizzazione Mondiale della Sanità negli ospedali di Danimarca, Inghilterra, Germania, Svizzera, Cecoslovacchia e India, nonché con le sue ricerche inernazionali nelle università di Toronto, Rio De Janeiro e Harward.

Le sue capacità comunicative e la sua enorme contaminazione umanistica lo hanno portato a cimentarsi negli anni nella divulgazione scientifica, sia in televisione con interventi in numerose trasmissioni RAI, che sulla carta stampata, soprattutto dedicandosi alla divulgazione sulle patologie psichiatriche e ai disagi psicologici e sociologici del mondo giovanile, con libri innovativi e di successo, come Le dimensioni del vuoto. Giovani e suicidio, Cuori Violenti. Giovani e criminalità, I figli non crescono più, L’autorità perduta. Il coraggio che i figli ci chiedono e Il coraggio. Vivere, educare, amare.

A Non a Voce Sola presenta un intervento in esclusiva dal titolo Il Coraggio, dedicato proprio al bisogno di cambiamento, inteso non solo come soluzione ai problemi della contingenza, ma anche come percorso mentale capace di distruggere pregiudizi e simbologie stantie (eppure presenti ed imperanti nella nostra vita di tutti i giorni), per far spazio alla conoscenza di sé senza preconcetti, alla scoperta di nuovi ordini simbolici e di nuovi metri per concepire sé stessi in maniera del tutto nuova in relazione alla realtà. L’ospite della seconda serata, Lidia Ravera, nasce a Torino nel 1951 e, dopo gli studi al liceo classico, comincia subito una fitta carriera di scrittrice e sceneggiatrice Rai. Il primo grande successo editoriale arriva nel 1976 con il romanzo Porci con le ali, di cui è coautrice insieme a Lombardi Radice, incentrato sulle idee di liberazione dalle gerarchie e dai tabù sessuali vissute da due adolescenti nel ‘68. Seguono grandi romanzi che raccontano la crescita, la libertà e il malessere vissuto dai figli proprio di quella rivoluzione culturale di Porci con le Ali, come Ammazzare il tempo, Bambino mio, Voi grandi, Due volte vent’anni, Né giovani, né vecchi, La festa è finita, Il freddo dentro e Piangi pure, vincitore assoluto del premio letterario Pisa nel 2013. Nel 2013 la Ravera incomincia anche un grande progetto politico con Nicola Zingaretti per la Regione Lazio, di cui diventa Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili, e grazie al quale si impegna per cambiare le prospettive della giovane generazione senza patria dei nostri anni.

Nonostante l’impegno politico assorba molto del suo tempo, la Ravera però non ha mai abbandonato la riflessione sui frutti e le conseguenze sociologiche dei ruggenti anni ‘70 e ‘80 sul presente e il futuro, e ha continuato a svilupparla nel romanzo Gli scaduti del 2015 e nel suo ultimo lavoro, Terzo tempo, che presenta a Non a Voce Sola e che racconta la vecchiaia di Costanza, donna della generazione sessantottina, che si trova alla soglia dei sessanta a fare i conti con le gerarchie e i simboli del potere che ha distrutto, quelli nuovi del denaro, dell’eterna giovinezza e dell’efficienza che ha lasciato suo malgrado affermarsi nella sua quotidianità, e la necessità di un nuovo totale cambio di prospettive, per aiutare sé stessa e la nuova generazione, con cui si trova accidentalmente a fare i conti, a guardarsi dentro e a dare il meglio di sé.

La seconda ospite è Cristina Battocletti, nata ad Udine e cresciuta a Cividale del Friuli, che ha dedicato la sua giovinezza e la sua tenacia alla scrittura e alla narrazione dell’altro e dell’altrove, che per lei vogliono dire i Balcani, del cui cinema e della cui letteratura è appassionatissima. E’ autrice delle pagine di Cultura, Spettacoli e Cinema della Domenica del Sole 24 Ore, e romanziera di successo, con all’attivo libri come Figlio di Nessuno, con cui ha vinto il Premio Manzoni nel 2012, La Mantella del Diavolo, e Bobi Bazlen. L’ombra di Trieste.

Quest’ultimo è proprio il romanzo biografico tramite cui vuole raccontare la sua visione di ordine simbolico; Bobi, il famoso critico letterario e fondatore di Adelphi, è un uomo che non si lascia facilmente ingabbiare in definizioni, animo libero e curioso, ha sempre rifiutato gerarchie politico-sociali e codici di comportamento e vestiario, sempre alla ricerca dell’essenza della libertà (direbbe Luisa Muraro, in fondo alla ricerca dell’amore per la madre), del suono giusto di un romanzo e della comprensione dell’animo dei propri tempi. Amato e stimato da Montale e Saba, odiato e insultato da Moravia e Pasolini, non ha mai nascosto la propria personalità, la propria cultura e la propria libertà, insegnando al mondo che l’ordine simbolico del padre può essere anche il resto di niente, se si sa accettare la semplice connessione tra il nostro mondo reale e il suo senso pieno del viverci dentro.

La direttrice artistica, Oriana Salvucci , così commenta l’epilogo della fortunata Rassegna:

” Non a Voce Sola è per me il viaggio della viandante, della cercatrice di senso. Ogni anno affronto questa peregrinatio in terra marchigiana con l’entusiasmo della desiderantes. Un degno epilogo per una edizione gloriosa dedicata ad un fil rouge impegnativo: l’ordine simbolico. Il mondo non è coniugato al femminile è questa una verità lapalissiana, tuttavia, le donne hanno la forza del coraggio e nonostante le circostanze avverse sono sopravvissute. Sono sopravvissute all’oppressione, alla dimenticanza, all’oblio, alla schiavitù, alla penuria, alla mancanza di un ordine simbolico che rendesse conto della loro presenza, della loro esistenza. Mi auguro una nuova consapevolezza, mi auguro un grande cambiamento, mi auguro che le donne si prendano il diritto di esistere e di partire da se stesse fuori dallo sguardo dell’altro.”

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